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PER SANDRO PERTINI
di
Giovanni Spadolini
Giacomo Leopardi. Tutte
le poesie�. � l�edizione in sessantaquattresimo della vecchia e
gloriosa casa editrice Barbera, un�edizione che rimonta al 1926 e porta
ancora quella data. Era uno dei libri prediletti da Sandro Pertini che
lo portava ancora negli ultimi anni della presidenza nel taschino della
giacca, per riaprirlo nei momenti di amarezza o di tristezza � e tanti
ce ne furono nella presidenza della Repubblica � per ritemprarsi a
quella poesia di Leopardi che egli amava e prediligeva fra tutti i
grandi poeti della nostra Italia e degli ultimi secoli.
Donna Carla � stata cos� gentile da
regalarmi questa copia preziosa che considero come una specie di sacra
reliquia. Leopardi, Barbera, la generazione di chi aveva trent�anni
quando il volume apparve come �vademecum� dell�editore fiorentino, nella
citt� dove Sandro si era laureato poco prima al �Cesare Alfieri�, e di
chi � stato ramingo in Europa o nelle carceri italiane nel periodo
centrale della sua vita e quindi in particolarissima difficolt� nella
lettura e pi� ancora nella conservazione dei propri libri.
Dobbiamo dare un carattere solenne a
questa cerimonia dell�Universit� di Siena, solenne nella sua discrezione
e nella sua semplicit�. Una specie di memento del valore che
hanno le collezioni degli uomini grandi che durante il periodo centrale
della loro vita e della loro maturit� non hanno potuto certo pensare a
costituirle, ma hanno vissuto di poche letture spesso obbligate
nell�ambito di una prigione o di una cella, di una cella o di un confino
e hanno dispiegato nella battaglia politica e pi� tardi nella guerra di
Liberazione tutte le loro energie, tutte le loro passioni, il loro
disperato e strenuo impegno per la libert�.
Per la verit� questa sezione che viene
donata oggi alla biblioteca della Facolt� di Lettere e Filosofia
dell�Universit� di Siena comprende i volumi, quasi seicento, 599 per
l�esattezza, appartenuti al periodo della presidenza della Repubblica di
Sandro Pertini, una presidenza straordinaria e indimenticabile che io ho
avuto la fortuna di vivere accanto a lui in un comune idem sentire de
repubblica, di questa Repubblica, che appare tanto osteggiata e
tanto dileggiata e tanto schiaffeggiata, ma che egli sentiva come il
prodotto migliore della doppia lotta risorgimentale, vicino al
presidente per i compiti pubblici che per la sua volont� fui destinato a
ricoprire, soprattutto nel periodo della presidenza del Consiglio fra il
giugno 1981 e il dicembre 1982.
Sappiamo bene che tutti i volumi di
carattere politico, gli stessi opuscoli e materiali relativi alla lunga
militanza politica di Sandro sono conservati presso la Fondazione di
Studi Storici Filippo Turati a Firenze. Ma il dono generoso di Carla
Voltolina, cui mi lega una lunga, fraterna amicizia, e cui mi legano le
tante memorie della nostra comune Facolt�, il fiorentino �Cesare
Alfieri�, non � per questo meno significativa ed importante.
Debbo essere particolarmente grato �
intendo dirlo subito � per avere concluso la donazione (ultimo titolo in
ordine di tempo) con la bibliografia dei miei scritti storici e
politici, intitolata Spadolini storico e uomo politico, raccolta
con intelletto d�amore dai miei allievi di vecchia e nuova generazione,
appunto del �Cesare Alfieri�, in occasione dei quarant�anni di
titolarit� della prima cattedra di Storia contemporanea del nostro paese
(e saluto con affetto, tra gli amici presenti, Stefano Caretti, studioso
attento del socialismo e in particolare di Giacomo Matteotti, che tante
energie dedica alla Fondazione Turati, nello spirito di quell�insegnamento
avviato proprio dall�istituto del �Cesare Alfieri�). Quasi un simbolo,
una scheggia di quel nostro sodalizio, di quel legame particolare che mi
un� a Sandro in quegli anni cos� difficili per le sorti della democrazia
del nostro paese, per molti aspetti non meno carichi di minacce di
questi nostri giorni, immalinconiti e appannati: minacce che vincemmo
allora � ricordo il terrorismo, ricordo la P2, ricordo l�inflazione
galoppante � facendo appello al rigore morale, al senso di unit�
dell�intera nazione.
Un�eccezione, quel volume su Spadolini
storico. Nel senso che i numerosi miei libri donati e dedicati al
presidente, di carattere storico e politico e quindi di larga
consultazione per i giovani studiosi, sono conservati presso la
Fondazione. Ma sfogliando il catalogo, preceduto dall�accorta
introduzione di Ugo Rozzo, mi sono imbattuto in altri due libri dedicati
alle memorie familiari: il volumetto dedicato a mio padre, Pian dei
Giullari 1909-1914, comprendente venti dipinti ispirati a quella
collina tipicamente toscana, popolata di olivi e di cipressi, che il
presidente ha salito due volte per onorare la mia Fondazione con la sua
presenza. E quel fascicolino curato da Giovanni Errera Quei Giorni
della Liberazione di Firenze, destinato a rievocare i giorni della
Liberazione della citt� dell�Arno, che videro Sandro Pertini fra i
protagonisti combattenti. E come sempre sprezzanti di ogni pericolo. Un
volumetto che ha raggiunto tanti giovani in tante scuole, recando
l�esempio di una certa idea d�Italia e di un conforme spirito di
sacrificio che certo non si trova nei comuni libri di scuola, ma solo
nelle pagine di una vera vita vissuta.
599 titoli. Opere rare, argomenti
variegati e compositi. Difficili trovare un filo conduttore, muovendoci
fra opere generali e di storia dell�arte, fra edizioni rare e pregiate,
italiane e straniere: a parte quello cronologico, e cio� i doni del
settennio. Caratteristiche e curiosit�, tentativi di sintesi, effettuati
da Ugo Rozzo nelle pagine di �Leggendo il catalogo�. Con una
osservazione che mi sento in modo particolare di riprendere e
sottolineare.
Molte opere pregevolissime sono state
pubblicate solo perch� sostenute dall�impegno di una banca, o di un
altro istituto. La sponsorizzazione, se destinata a fine culturalmente
elevato, � da sostenere e incoraggiare, specie in tempi in cui gli
editori sono sempre pi� tipografi e meno editori, in cui il rischio �
sempre meno gradito e praticato. Vedo che, nella introduzione di Rozzo,
� ricordato il Catalogo delle edizioni delle Casse di Risparmio,
uscito a Roma nel 1985, forte dei suoi 1514 titoli di opere uscite
grazie al contributo finanziario della Cassa di Risparmio.
E anche io sono interessato a quel
catalogo, e vorrei ricordare il libro che fu caro a Sandro Pertini,
Fra Carducci e Garibaldi, uscito nel 1982 in occasione del
centenario garibaldino, che rievocammo insieme a Caprera il 2 giugno, il
presidente ed io in quelle profonda religione risorgimentale che ci
univa.
Un fondo che anche attraverso le dediche
rievoca l�ultima significativa parte di una grande vita. Lasciatemi
concludere questa mia testimonianza con un ricordo personale, legato a
quei sette anni che i libri affidati da Carla alla Biblioteca della
Facolt� di Lettere dell�Universit� di Siena rievocano in modo cos�
leggendario e struggente.
E dopo aver citato Garibaldi, vorrei
concludere con Mazzini.
Fine settembre 1981.
Insieme col presidente della Repubblica,
che � di casa, partecipo a Savona, in qualit� di presidente del
Consiglio, alle feste per il centocinquantesimo anniversario della
�ideazione� della Giovine Italia. Non della �fondazione�, collocata
sugli scenari dell�esilio di Marsiglia, qualche mese dopo. No: la citt�
ligure rende omaggio al momento in cui, prigioniero sabaudo nel forte di
Priamar, il giovane e inquieto avvocato genovese formul� l�idea
dell�associazione destinata a liquidare le sette carbonare e massoniche,
nucleo del primo grande partito laico e unitario dell�Italia moderna.
Quasi il �concepimento�, in senso cattolico.
Savona � una citt� discreta, che ha
conservato il culto della discrezione ottocentesca. Le glorie mazziniane
sono sentite con uguale intensit� da repubblicani e socialisti, da
comunisti e democristiani. Non ci sono le spaccature dispettose che
accompagnano quasi ogni commemorazione patriottico-risorgimentale in
Italia, residuo di antichi rancori, frammento di contrapposizioni
secolari e di odi mai spenti. Il senso corale della citt�, che si
riunisce intorno al primo cittadino della Repubblica, savonese,
repubblicano e socialista da sempre, riflette una cadenza quasi
mazziniana.
Chiedo al presidente Pertini, in aereo,
prima di atterrare all�aeroporto di Genova, un giudizio su Mazzini,
sull�influenza che Mazzini ha avuto sulla sua generazione nella lotta
antifascista. �I due filoni della democrazia post-risorgimentale,
repubblicanesimo e socialismo � ecco la risposta di Pertini � trovano
una loro sintesi nella lezione di Carlo Rosselli, il quale dando alla
lotta antifascista un contenuto etico, non poteva non accettare
l�insegnamento di Mazzini, come non potevo non accettarlo io�.
Sullo sfondo di quella Savona partecipe
ed entusiasta, il discorso cade sulle testimonianze del passato, sulle
origini stesse delle lotte operaie. Difficile in Liguria come in
Piemonte segnare i confini fra movimento repubblicano e movimento
socialista, definire gli spazi, collocare palizzate rigide. I primi
nuclei associazionisti nascono repubblicani e mazziniani, si colorano
poi di anarchismo o di operaismo, solo in un terzo tempo diventano
socialisti. Savona � lo sottolineo nel mio discorso in municipio � offre
l�esempio pi� calzante di questo intreccio di destini fra movimento
repubblicano e movimento socialista: � la parabola di Critica sociale,
la rivista del pensiero turatiano,di quel Filippo Turati che anche
Sandro Pertini considera suo maestro, maestro indiscusso.
Chi ricorda che proprio a Savona la
rivista tanto cara a Turati e alla Kuliscioff nacque, agli albori del
1887, con una testata emblematica e caratteristica dei due mondi
confinanti e spesso confusi della democrazia e del socialismo. Cuore
e critica?
Gennaio 1887, ottobre 1888: quasi due
anni del periodico tutti incentrati sullo sfondo di Savona. A Savona
insegnava infatti in quegli anni, nel locale liceo, un professore
�rivoluzionario�, sovversivo rispetto alle istituzioni del tempo, un
repubblicano che preferiva Cattaneo a Mazzini, un repubblicano intriso
di motivi e di fermenti socialisti e protosocialisti: Arcangelo Ghisleri.
Il futuro grande geografo, il futuro animatore dell�Istituto di arti
grafiche di Bergamo, il futuro oppositore silenzioso della dittatura.
Ghisleri � il fondatore della Rivista
repubblicana, dove Filippo Turati ha pubblicato la sua Morale dei
positivisti, un saggio pi� che autobiografico. � ancora prima
l�animatore del quindicinale Il preludio, che avrebbe riunito
intorno a s� Alberto Mario e Leonida Bissolati, Gabriele Rosa e Giosu�
Carducci (s�intende il Carducci anteriore alla conversione alla
monarchia, anteriore all��Eterno femminino regale�, che non sar� mai
perdonato da quella generazione).
Dopo la cerimonia ufficiale mi reco in
via Pia n. 13 al piano secondo per rivedere il luogo, la tipografia
Miralta, dove � nata la rivista leggendaria e dove � stata stampata per
i primi due anni o quasi di vita. Esiste ancora, nella memoria dei
savonesi, l�ombra di quella tipografia, il culto di quella tradizione.
Con Filippo Turati entriamo nella via
regia di quel socialismo, di ceppo repubblicano, che consacrer� la sua
nascita, un secolo fa a Genova alla sala Sivori nel 1892, attraverso il
partito socialista dei lavoratori italiani. Tre anni pi� tardi nel 1895
nascer� in modo formale e ufficiale il partito repubblicano italiano,
uscendo dalle catacombe dell�opposizione istituzionale alla monarchia,
dal voto di castit� politico, dal non possumus verso il regime
liberale e borghese, scaturito dal compromesso monarchico del
Risorgimento (rispetto al quale Mazzini, di passaggio a Roma dopo il 20
settembre, si era �vestito l�anima a bruno�, cio� a lutto).
Destini diversi, storie diverse, ma
accomunate da un filo interiore. Ci volle la lotta alla dittatura
fascista per riportare tutti gli uomini, non importa se di estrazione
repubblicana o socialista, al culto dei valori di libert�. Negli ultimi
anni della sua solitudine parigina, Filippo Turati ripensava con
nostalgia non solo ad Arcangelo Ghisleri ma dietro di lui a Giuseppe
Garibaldi e a Giuseppe Mazzini.
IL TESTO DELL'INTERVENTO IN FORMATO
ACROBAT READER
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