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Anno della cultura

1986

 

 

Dopo          Atene, la Comunità Europea ha designato

Firenze Capitale Europea della Cultura per il 1986; la seguiranno negli anni successivi Amsterdam, Berlino, Parigi.

L’iniziativa di nominare ogni anno una Capitale europea della Cultura ha un significato che non è solamente celebrativo; è giusto che nell'opinione pubblica la Comunità Europea non sia legata solamente alle crisi siderurgiche o alle contese agroalimentari o alle tariffe doganali o all'unificazione delle tariffe postali e a tanti problemi mercantili e industriali, certamente importanti,         ma che da soli

non sono sufficienti a qualificare l'idea dell'Europa, a precisarne la sua identità, a chiarirne la sua funzione. La creazione artistica, il pensiero, la cultura oltre ad essere una esigenza umana fondamentale e insopprimibile, sono oltretutto un eccellente investimento patrimoniale, come dimostrano le città ricche di arte e di attività culturali. Perché allora la Comunità Europea non dedica alla cultura che attenzione e risorse limitatissime?

La storia ci insegna che l'arte e la cultura hanno sempre avuto bisogno di aiuto e sostegno; dal mecenatismo si è passati, nella maggior parte dei paesi europei, ad un sistema di contributo della

 Mano pubblica per promuoverle e salvaguardarle. Oggi, è vero, riemerge in maniera sempre più evidente la disponibilità dei privati - ma di solito si tratta di banche, o grandi complessi finanziari e industriali - a "sponsorizzare" iniziative culturali. E' un sintomo in più di quanto

dicevo prima: che cioè l'arte è un buon investimento sotto diversi e molteplici punti di vista; tanto più dunque queste nuove risorse devono essere coniugate con equilibrio in un quadro di interessi generali. Il timore che il potere politico possa interferire con il mondo culturale e togliere ad esso la sua autonomia strumentalizzandola ai propri fini non è un pericolo effettivo in un sistema politico pluralistico.

Io non credo che esista una astratta identità europea; credo però ad una sinergia tra le tante diverse identità che compongono il volto dell'Europa. Oggi la cultura non è più appannaggio di una cerchia ristretta di persone; le classi popolari si sono appropriate di espressioni d'arte che erano state commissionate e create da e per una classe aristocratica e borghese; tanto più dunque la cultura può diffondersi. La cultura" non è superflua, non è evasione dalla realtà, ne è invece componente essenziale.

 

 

 

 

Senza cultura non può esistere libertà e quindi sviluppo del pensiero, come provano i funesti roghi di libri e di opere d'arte e l'esilio di pensatori e scienziati che a varie epoche si sono prodotti quando si è tentato di conculcare i diritti dell'uomo.

li - a "sponsorizzare" iniziative culturali. E' un sintomo in più di quanto dicevo prima: che cioè l'arte è un buon investimento sotto diversi e molteplici punti di vista; tanto più dunque queste nuove risorse devono essere coniugate con equilibrio in un quadro di interessi generali.

Il timore che il potere politico possa interferire con il         mondo culturale e togliere ad esso la sua autonomia

strumentalizzandola ai propri fini non è un pericolo effettivo in un sistema politico pluralistico.

Io non credo che esista una astratta identità europea; credo però ad una sinergia tra le tante diverse identità che compongono il volto dell'Europa. Oggi la cultura non è più appannaggio di una cerchia ristretta di persone; le classi popolari si sono appropriate di espressioni d'arte che erano state commissionate e create da e per una classe aristocratica e borghese; tanto più dunque la cultura può diffondersi. La cultura" non è superflua, non è evasione dalla realtà, ne è invece componente essenziale.

Senza cultura non può esistere libertà e quindi sviluppo del pensiero, come provano i funesti roghi di libri e di opere d'arte e l'esilio di pensatori e scienziati che a varie epoche si sono prodotti quando si è tentato di conculcare i diritti dell'uomo.

L'Europa di oggi è un continente diviso e lacerato, ma non è detto che gli scismi debbano durare per sempre e la cultura può costituire un efficace ponte sopra il valico politico che si è prodotto in Europa e contribuire al ravvicinamento delle due parti, molto più di tante conferenze internazionali.

Se le radici della civiltà europea sono nell'Atene

dell’età classica, il mondo moderno con la restituzione dell'uomo al centro del significato della vicenda umana nasce a Firenze con l'Umanesimo e poi con il Rinascimento e proprio con

la riscoperta e con la conoscenza della civiltà greca; una ragione di più per raccogliere con soddisfazione la staffetta da Atene.

Il grande passato di Firenze nasceva su un terreno ricco di occasioni e di benessere, di attività mercantili e finanziarie. Abbiamo di fronte a noi il compito di creare quanto più possibile nuove favorevoli condizioni, salvaguardando il patrimonio che ci è stato legato ma accettando le mutazioni del     nostro mondo. Perché un più efficace     rapporto possa

stabilirsi fra Firenze e la contemporaneità non bisogna emettere continuamente sospiri di rimpianto e limitarsi all'esaltazione del passato

Nonostante i fiorentini siano talmente insofferenti quando vedono alterarsi quel rapporto così   prezioso che si era stabilito nel passato, recenti indagini effettuate all'interno della         Comunità Europea mostrano che Firenze        è al sesto posto per condizioni di vita tra le circa ottanta città dell'occidente europeo con più di 300.000 abitanti. Nuovi programmi urbanistici di grande respiro che possono decongestionare il centro della città e dare ad essa anche una nuova dimensione architettonica si stanno delineando, mentre più favorevoli possibilità di collegamento si stanno stabilendo nel campo ferroviario, autostradale ed aereo; questo è essenziale non solo per alimentare e ravvivare le attività commerciali, industriali e quelle connesse ai servizi, cioè alle esigenze di oggi, ma anche perché        Firenze, a parte

le sue proprie potenzialità nei vari campi, deve continuare ad essere un centro di scambi, di incontri e di confronti. Le attività promosse da Firenze in questo anno di particolare impegno culturale sono circa 200, ad esse si aggiungono quelle normali che pur sono ogni anno particolarmente numerose perché Firenze è sempre una città ricca di attivissime istituzioni culturali e sede, oltretutto, di una Università Europea e di moltissime sezioni di università straniere.

Non è perciò un caso che essa sia sede di convegni letterari       e scientifici di altissimo livello, quest'anno ancora più frequenti. In questi ultimi mesi abbiamo avuto visite illustri quali, in primo luogo, il Sommo Pontefice Giovanni

Paolo II, il presidente Mitterand e il nostro Presidente Cossiga e, per incontri politici od economici, la       signora Thatcher ed il Presidente del Consiglio Craxi e personalità quali Raymond Barre, Chaban Delmas, Pierre Mauroy, i ministri, degli esteri taliano austriaco, Andreotti, Jankovisch, il segretario di stato americano alla difesa Wiemberger, quasi tutti i

ministri del governo italiano. Il primo luglio tutti i ministri della cultura dei paesi della CEE sono venuti a celebrare in Palazzo Vecchio Firenze Capitale Europea della Cultura. Procedendo nella convinzione che il sistema politico internazionale debba essere vivificato dalla voci delle grandi città, sono poi qui stati accolti vari sindaci da tutto il mondo e, con particolare impegno, quelli delle città gemellate. Tutti hanno portato o porteranno testimonianze dell'arte e della vita culturale dei loro paesi. A confermare che la   cultura supera

ogni barriera, città lontane dall'assetto politico dell'Europa occidentale hanno accettato di partecipare a questa iniziativa che è patrocinata dalla CEE; fra queste: Cracovia, Kiew, Nanchino, Fez. II visitatore che giunge a Firenze trova quindi una presenza internazionale         particolarmente vivace;         tutti

i paesi della CEE si succedono       nelle attività espositive e

saranno simultaneamente presenti nella esposizione Europalia 1986 dedicata alla scultura. Già abbiamo avuto, per citare solo alcuni esempi, l'arte di Picasso dal Museo di Barcellona, tutte le sculture di Degan inviate da S. Paolo del Brasile

e mentre scrivo queste note a        Palazzo Vecchio sono esposti capolavori del Prado, a Palazzo Strozzi tre mostre intitolate Atene e Firenze e dedicate ad antiche sculture a icone e affreschi bizantini, e a libri greci stampati in Italia nel XVI secolo, a Palazzo Medici capolavori dell'espressionismo provenienti da vari musei della Germania; e altre         ancora si annunciano.

Firenze, troppo spesso racchiusa entro il culto della Fiorentinità, conferma insomma la sua vocazione internazionale