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Consiglio comunale 29 giugno 1989 (crisi il giorno seguente, 30 giugno 1989)

 

Serie: scritti , interventi, interviste B. 2  f,. 3, cc. 142-151

 

Sono, siamo sconcertati di fronte ad un capovolgimento così repentino. Non mi permetterei un’interpretazione di dimensione nazionale e nel campo di un altro partito se non fosse che Firenze non è una città della Tracia, della Bitinia e dalla Cappadocia. Un console invece invia due proconsoli con un ordine alle sue legioni: cambiate tutto, gettate i vostri vessilli, inalberatene degli altri. Tanto peggio per i vostri centurioni.

Ma qui, fuor di metafora, c’era un governo del quale il Pci locale faceva saldamente parte.

C’era un presidente dell’Amministrazione - non sleale - ed io vengo ignorato e dal Console e dai proconsoli e, in larga parte, dai centurioni. Questo mi riempie di sdegno; non è il mio sdegno, ma quello delle città. Levo alta la mia voce, convinto di non essere solo. Non è questione astratta di prestigio (lo difende chi non lo ha), è questione degli interessi della città.

Dicevo sconcertati: aggiungo “sorpresi”, delusi. È questo il segno della discussione? Della concertazione? Della ricerca di comuni denominatori? È questo il  nuovo corso? È questo il ripensamento della ferrea logica del centralismo democratico? Grazie: era meglio con Natta, era meglio prima, almeno il colloquio, era più aperto. Tutte queste riflessioni e metafore potrebbero continuare per un pezzo. Me ne astengo dal verbo “astenersi” non di Campos Venuti[1]. Potrebbero essere irrilevanti; e che la mia lealtà non sia mai venuta meno né verso i componenti della coalizione né verso l’opposizione (e perfino verso coloro che hanno affidato i loro ragionamenti, o meglio i loro umori, al turpiloquio), credo possano essere testimoniate da chi è stato finora con me e anche da chi è stato contro di me.

 

Io dico: è un atto irragionevole perché è contro la città.

Non predico, ma ritengo che gli autori di questo ribaltamento e di chi li segue qui a Firenze lo pagheranno, si formerà – io penso – un grande vuoto intorno a loro. 

Nella vicenda a tutti ben nota non mi interessano gli interessi di Romiti o di Gardini, con loro, con i loro responsabili ho colloquiato senza complessi di inferiorità.

Penso, ritengo fermamente, che tali interessi non siano rilevanti, ma i calcoli – per chi come me non è del mestiere – sono come i pensieri: difficili a leggerli.

Mi hanno interessato sempre, invece, i fatti della città.

Debbo ora fare una sommaria, rapida e incompleta, [elencazione] dei fatti, dei dolorosi fatti, ed una  enumerazione di quel che Firenze perde.

Firenze si assicura, con questa perdita, un futuro come oggi, anzi molto peggio. Il turismo aumenta quanto più aumenta l’età media della vita e al tempo stesso diminuisce il numero delle ore-lavoro (da 40 a 80, da 90.000 a 40.000). Intanto cresciamo al ritmo di 80 auto al giorno (se solo 40 sono 15.000 macchine in più l’anno). Il decongestionamento del centro storico si avvia a divenire endemico e in fase di peggioramento progressivo.

è un no al dislocamento del Palazzo di Giustizia e  quel che vi ruota introno. Teniamoci S. Firenze, il Bunker, palazzo Buontalenti affidato alla procura generale e alla Corte d’Appello, la pretura a Piazza S. Martino.

Rinuncino gli abitanti di Novoli (ed i loro comitati ambientalisti), non dirò ad un’area verde, ma anche a un giardinetto di qualche metro quadro. I bambini giocheranno a sottomuro intorno al muro Fiat.

Rinuncino gli stessi abitanti a una riqualificazione del viale di Novoli, a vasti parcheggi pubblici , all’avvio di una metropolitana.

Partecipo all’ansia che pervade – ce lo hanno già detto – i dipendenti dallo stabilimento della Fiat, che non ritengo abbia possibilità di sviluppo a Novoli. E tanto se si potrà difendere l’esistente.

Resti la piana di Castello fruibile come essa è oggi, delizia dei circonvicini.

Abbiano gli abitanti di Sesto un polo universitario raggiungibile agevolmente solo dai soccopelisti.

Dimentichi Firenze, per lungo tempo almeno, di  essere centro, d’elezione, di congressi e di esposizioni – ci recheremo a Bologna

Sia rinviata una mobilità veloce verso Sesto, Prato ecc. a tempi migliori. (Il ritmo storico si misura in decenni).

Rinunci Firenze ed il suo bacino, dall’alto della sua ricchezza, a oltre 3 mila miliardi di investimento.

Resti la Ztl un conato destinato ad isterilirsi (d’altra parte gia non si parla più del feroce inquinamento di Viale Lavagnini. Ma ci sono altre considerazioni su cose non legate  all’operazione N. W. Ma che sarebbero state possibilità se avesse retto l’amministrazione comunale.

 

Essa certo non parteciperà a pieno ai benefici previsti per i mondiali di calcio del ’90; temo che esso non veda forse neanche l’avvio del parcheggio della Stazione e neanche di quello di altri, che hanno già i loro progetti esecutivi, ma che attendeva l’annuncio del Comune oggi dimissionario, l’avvio del parcheggio della Stazione, “adiuvante” l’indifferenza totale di Selimberni. Né forse in tempi utili potrà accedere al finanziamento dello Stato – ammesso che esso esista – per il partito politico. Ci resta, è vero, la speranza, forse facilitata, del progredire di un piccolo aeroporto, se non si eserciterei ancora – come è probabile, anzi come si preannuncia – il sabotaggio della Regione.

Altre cose potrei aggiungere.

Mi limiterò a dire, per quel che concerne lo sfortunato Bassi, che ha dovuto attendere per circa 3 anni i suoi compagni della Regione, che la sua persona voleva ma non poteva misurasi, con le carte in regola, in una trattativa, che è cosa diversa di una tavola rotonda nell’ambito di una sezione. Ha avuto in più la sfortuna, dopo tanti ritardi regionali e dopo la Fronda congressuale, di trovarsi tra i piedi la bomba degli esperti del  Palazzo della Regione; di avere intorno una serie di esperti che avevano teste diverse: “tot capiti, tot tribunalia”

Ma nemmeno uno di questi tribunali la pensava come lui o era disposto ad assolverlo; come è emerso in una riunione che, un po’ grezzamente (ma rientrava nelle mie prerogative) io ho convocato.

Il mio intromettermi nelle cose dell’urbanistica era un sintomo che il Sindaco ben si era reso conto dello stato di disagio che si andavano creando.

Debbo dire che ho incontrato, da parte di Bassi allora, gentilezza e desiderio di collaborazione, ostacolato, come prevedibile, delle contraddizioni del suo schieramento. Ma non sono purtroppo bastati; erano fuori tempo massimo. Non credo che sia possibile un nuovo capovolgimento di posizioni, in senso inverso – sia pur parziale.

È più probabile un commiato: con il rammarico, per me, di 4 anni in gran parte perduti. Per altri il periodo perduto è assai più lungo: auguro loro e a tutti i consiglieri che possano rifarsi in tempi sopportabili per la città.

Fin d’ora possono dire che la delegazione comunista mi ha annunciato le sue dimissioni nelle riunione di giunta che ha preceduto questo consiglio.

 



[1] Giovanni Astengo e Giovanni Campos Venuti