Piero
Farulli a Massimo Bogianckino, Fiesole, 15 novembre 1986
Caro
Massimo,
sono
rimasto molto turbato l’altra sera al pranzo dell’Università Europea, quando ti
ho visto ed ho scambiato due chiacchiere con te. Se mi sono permesso di
indicarti ancora una volta la strada della musica è perché credo profondamente
in quella grande medicina dell’anima. Nel tuo attuale travaglio, una cura
mattutina di Beethoven, un’ora di quella compagnia, può essere un controveleno,
una via di salvezza.
Tu
dici che quando mi vedi non sai se abbracciarmi o leticare. Allora accetta ora
questo mio abbraccio davvero profondamente affettuoso.