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Saluto del sindaco agli ospiti stranieri

Firenze 17 dicembre 1985

 

 

È una piacevole consuetudine, che ha radici lontane, quella che stasera qui si rinnova. L’Amministrazione Comunale si incontra per gli auguri di fine anno con il Corpo consolare e gli ospiti stranieri, che considera parte integrante della vita e dei valori di Firenze, per rinsaldare e arricchire legami e amicizia con tutti i popoli, come è vocazione e tradizione di questa città, che si considera e ritiene di assolvere al ruolo di crocevia di pace e di cultura.

A Firenze in realtà non esistono stranieri. Voi sapete che questo vocabolo deriva da ex-tera, fuori della propria terra. Ma nella nostra città voi non dovete sentirvi “senza terra”. Firenze infatti ambisce ad essere anche la vostra terra, di “fiorentini” che non sono nati a Firenze ma che la nostra comunità cittadina si onora di considerarvi come figli propri.

Aldilà di ogni segno retorico, Firenze rinnova ogni anno, in questo incontro solenne, la sua vocazione di città aperta al mondo.

Questa vocazione ha oggi il suggello di un prestigioso riconoscimento: quello di aver assegnato alla nostra città l’ambita funzione di capitale europea della cultura per il 1986.

Firenze vive con gioia e trepidazione questo evento. Di questa città troppo spesso si parla con i verbi all’imperfetto o al passato prossimo o remoto. Firenze ha invece una sua contemporaneità che deve saldarsi con il suo passato.

L’anno europeo della cultura lo sentiamo come un’occasione forse irripetibile per dimostrare che questa nostra convinzione non è illusoria.

Abbiamo contro di noi l’incertezza grave del tempo e del denaro.

Ma noi contiamo di vincere la sfida che ci siamo dati; e in quest’ottimismo della nostra volontà sentiamo di avervi accanto e solidali.

Ma dietro gli auguri per l’anno a venire, che per Firenze è nel segno  della sfida che vi ho detto, c’è il bilancio di un anno che si chiude. Un bilancio, come sempre forse, fatto di  luci e di ombre. Firenze si è data una nuova amministrazione, ma i suoi problemi restano vecchi: la disoccupazione, il traffico caotico, il dramma degli sfrattati, il turismo in crisi, la necessità di interventi importanti nel settore della viabilità. L’inventario è lungo e complesso.

L’amministrazione comunale intende mettere mano ai problemi di Firenze con una consapevolezza che vuole essere anche un atto di realismo e di onestà: non tutto sarà possibile risolvere, di certo totale sarà il nostro impegno.

Vorrei dire che il futuro di questa città non è più soltanto nelle nostre mani di amministratori. È ormai un0illusione che il pubblico da solo possa far fronte ai problemi immensi delle nostre città. Si impone l’impegno e la fattiva collaborazione anche del privato, come strutture, enti e singoli individui.

Anche il suo piano internazionale l’anno che si conclude è contraddistinto da luci e ombre; i focolai di guerra, i continui atti di terrorismo, il terrore sempre incombente di un conflitto mondiale, i diritti politici calpestati, le dittature ancora imperanti in molti paesi.

Ma l’85 è stato anche l’anno della grande luce ginevrina, dove Regan e Gorbaciov, Stati Uniti e Urss h[anno] scritto una pagina distensiva, che promette orizzonti di disgelo e di pace.

La pace si consolida in un rapporto di solidarietà, di cooperazione internazionale che consenta di affrontare i drammi della fame, della sete, della occupazione, che affliggono larghe aree del mondo,  attraverso un uso diverso delle risorse.

Firenze guarda con attenzione a tutti i segni che vanno nella direzione segnata dall’incontro di Ginevra.

E è in tale spirito che, per la prima volta tra voi come Sindaco di Firenze, Vi porgo gli auguri più fervidi della città.