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Saluto del Sindaco alla presentazione del quaderno monografico su Edoardo Detti

20 maggio 1986

 

 

 

È con vivo piacere che porto il saluto dell’Amministrazione comunale di Firenze a questa presentazione del quaderno monografico sulla figura di Edoardo Detti, urbanista, architetto e politico di primo piano nella storia civile e culturale della Firenze del dopoguerra.

Un plauso convinto desidero rivolgerlo ai curatori di questo quaderno, Mariella zoppi e Augusto Boggiano, che hanno saputo riunire un materiale ricco di stimolo per chi voglia ripercorrere la poliedrica vicenda professionale e culturale di Detti.

Mi sembra condivisibile, a questo riguardo, l’opinione espressa dal direttore di “Quaderni di Urbanistica Informazioni” Edoardo Salzano, nel suo intervento di presentazione, che individua in Detti una “profonda unità che legava tutte le espressioni, tutti i momenti, tutte le dimensioni del suo essere”.

Questa unità io la ritrovo puntuale dell’articolazione che i curatori hanno voluto dare a questo fascicolo. Ma di Edoardo Detti, a me sindaco di Firenze, spetta ricordare non solo il suo contributo urbanistico, che fu grande se ancora oggi il piano urbanistico da lui elaborato e fatto approvare continua a rappresentare un sicura punto di riferimento, anche nei dibattiti teorici, ma anche la forte ispirazione morale, che sempre caratterizzò il suo impegno di politico e di amministratore.

Il suo esordio civile, come per molti della sua generazione, avvenne nella guerra di Liberazione di Firenze, che egli visse con un atteggiamento antieroico: il suo impegno resistenziale lo avvertì come un dovere, al quale un buon cittadino e patriota non poteva sottrarsi.

Questo tratto sobrio, quasi schivo, del suo impegno civile lo accompagnò lungo tutto il corso della sua milizia politica.

In questo, credo che Detti possedesse  una visione quasi “ateniese” dell’impegno civile, concepito come un atto dovuto nei confronti della “polis”, della città.

La politica quindi come dovere verso la collettività e non come asfittico gioco di potere: questa fu la visione di Detti e questa fu l’ispirazione profonda del suo impegno urbanistico e amministrativo.

Di Detti amministratore vorrei sottolineare la sua competenza e il suo grande amore per Firenze.

È stato osservato come il suo piano regolatore fosse moderno all’avanguardia: in esso Detti rifletté una certa idea di Firenze, cioè di una città che dovesse conservare armonia e bellezza e che, pur adeguandosi alle esigenze dei tempi nuovi, non dissipasse l’immenso patrimonio di cultura e di arte dei tempi passati.

È stato scritto che se le colline di Firenze sono ancora quelle raffigurate dai grandi maestri del Rinascimento, questo è un merito che va ascritto all’opera urbanistica di Detti.

“Va ricordato che quasi per un secolo, e cioè dal periodo di Firenze capitale, la città si è sviluppata sulle vecchie strutture ottocentesche, senza realizzare – scriveva Detti alla fine del ’63 – quegli elementi di un più grande disegno urbano che ad essa erano necessari e che avrebbero reso oggi i problemi della città meno drammatici, meno preoccupanti e meno onerosi:”

E gli elementi di questo disegno venivano individuati, a giudizio di Detti, nello spostamento della linea e delle attrezzature ferroviarie, nella formazione dell’asse di scorrimento attrezzato Est-Ovest, nello spostamento dell’aeroporto nella creazione del centro direzionale, nella formazione di parchi territoriali esterni.

Questioni tutte con le quali dobbiamo ancora oggi misurarci per rendere la città più vivibile e più moderna.

Le soluzioni potranno ovviamente anche divergere da quelle a suo tempo suggerite da Detti.

Resta tuttavia a noi, come patrimonio da salvaguardare, la sua visione urbanistica di fondo della “grande Firenze”, che legava la città al suo territorio e la faceva uscire dalla cerchia ristretta delle sue mura, dandole una dimensione anche culturale di grande e moderna città europea in opposizione a una certa visione riduttiva e provinciale di Firenze.