Giacomo
Matteotti
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All'indomani del delitto Matteotti, Pertini inizi� un'intensa attivit� di lotta contro il
fascismo. Il suo studio di avvocato a Savona venne pi� volte
distrutto, egli stesso fu bastonato in pi� occasioni dagli squadristi.
Il 22 maggio 1925, Pertini venne arrestato a Stella per aver
distribuito il foglio clandestino Sotto il barbaro dominio fascista.
Negli articoli pubblicati in quell'opuscolo e rivendicati da Pertini
come propri venivano posti in rilevo le responsabilit� della monarchia
verso il perdurare del regime fascista e delle sue illegalit� e
violenze. |
Inoltre, si esprimeva sfiducia nell'operato del Senato del
Regno, composto in maggioranza da filofascisti, chiamato a giudicare in
Alta Corte di Giustizia le eventuale complicit� del generale Emilio De
Bono nel delitto Matteotti.
Accusato di "istigazione all'odio tra le classi sociali" (art.
120 del Codice Zanardelli), oltre che dei reati di stampa clandestina,
oltraggio al Senato e lesa prerogativa della irresponsabilit� del re
per gli atti di governo, Pertini, sia nell'interrogatorio dopo l'arresto
sia di fronte al procuratore del re, sia durante l'udienza pubblica
davanti al Tribunale di Savona, rivendic� il proprio operato
assumendosi ogni responsabilit� e si disse disposto, qualunque fosse la
condanna inflittagli, a proseguire nella lotta antifascista e per il
socialismo e la libert�.
Il 3 giugno di quello stesso anno fu condannato a otto mesi di
detenzione e al pagamento di una ammenda per i reati di stampa
clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia ma fu invece
assolto per l'accusa di istigazione all'odio di classe.
Liberato dopo il vittorioso appello del suo difensore, G.B. Pera,
Pertini prosegu� nella sua lotta.
Il 9 giugno 1925, alla vigilia dell'anniversario del delitto Matteotti,
con l'aiuto di alcuni operai, Pertini riusc� ad appendere sotto la
lapide che alla fortezza di Savona ricordava la progionia di Giuseppe
Mazzini una corona con un nastro rosso e la scritta "Gloria a
Giacomo Matteotti".
Le violenze e le bastonature fasciste proseguirono con maggiore
violenza. La pi� grave, nell'estate del 1926, lo costrinse al ricovero
all'ospedale.
Nel novembre 1926, dopo il fallito attentato a Mussolini di Zamboni,
Pertini, come molti altri antifascisti in tutta Italia, fu oggetto di
nuove violenze da parte dei fascisti e fu quindi costretto ad
abbandonare Savona e a rifiugiarsi a Milano. Il 4 dicembre 1926, con la
proclamazione delle leggi eccezionali antifasciste, Pertini venne
assegnato al confino per la durata di cinque anni (il massimo previsto
dalla legge). |