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IL SECONDO DOPOGUERRA
Segretario del PSI nel 1945, eletto alla Costituente e quindi
deputato, direttore dell'Avanti! nel 1945-1946 e nel 1950-1951
Pertini fu uno degli esponenti di spicco del partito socialista
dell'immediato secondo dopoguerra.
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Comizio
a Milano (1945)
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Pur favorevole all'alleanza
politica con il PCI, egli difese sempre l'autonomia della tradizione
socialista, intesa come esaltazione della democrazia e della libert�,
della tutela degli interessi delle classi pi� disagiate e in
particolare della classe operaia. In questa ottica, il ruolo del PSI
sarebbe stato quello di "coscienza democratica in mezzo alle
masse lavoratrici"
Fautore della pace e della distensione tra i blocchi, nel clima della
guerra fredda condivise l'orientamento prevalente nella sinistra
italiana secondo il quale l'URSS, vincitrice contro il nazismo e il
fascismo, era la paladina degli equilibri seguiti alla fine del
secondo conflitto mondiale. |
Tuttavia, questa posizione era pi� il
frutto della ricerca di un dialogo tra est e ovest che una
pregiudiziale adesione all'universo sovietico. D'altro canto, dopo gli
avvenimenti del 1956, pur non venendo meno la fiducia all'esperienza
scaturita dalla Rivoluzione di Ottobre, Pertini riafferm� le
pregiudiziali della legalit� democratica, del diritto
all'autodeterminazione dei popoli e della sovranit� nazionale,
principi palesemente violati dai carri armati sovietici. Rientrano in
questo orientamento la costante denuncia contro ogni tipo di
colonialismo, aperto come quello francese in Indocina o mascherato
come il mandato fiduciario per l'Italia in Somalia.
All'interno del partito mantenne sempre una posizione al di fuori
delle varie correnti, richiamandosi sempre all'unit�.
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