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DOCUMENTI

Lettere di Pertini 
alla madre

Stabilimenti penali di Pianosa, 26 febbraio 1933


Mamma,
       con quale animo hai potuto fare questo? Non ho pi� pace da quando mi hanno comunicato che tu hai presentato domanda di grazia per me. Se tu potessi immaginare tutto il male che mi hai fatto, ti pentiresti amaramente di aver scritto una simile domanda. Debbo frenare lo sdegno del mio animo, perch� sei mia madre e questo non debbo mai dimenticarlo. Dimmi mamma, perch� hai voluto offendere la mia fede? Lo sai bene, che � tutto per me, questa fede, che ho sempre amata tanto. Tutto me stesso ho offerto ad essa e per essa con animo lieto ho accettato la condanna e serenamente ho sempre sopportato la prigionia. E' l'unica cosa di veramente grande e puro, che io porti in me e tu, proprio tu, hai voluto offenderla cos�? Perch� mamma, perch�? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna - quale smarrimento ti ha sorpresa, perch� tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libert�. Tu che mi hai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente cos� allontanata da me, da non intendere pi� l'amore, che io sento per la mia idea?

Come si pu� pensare che io, pur di tornare libero, sarei pronto a rinnegare la mia fede? E provo della mia fede, cosa pu� importarmene della libert�? La libert�, questo bene prezioso tanto caro agli uomini, diventa un sudicio straccio da getter via, acquistato al prezzo di questo tradimento, che si � osato proporre a me. Nulla pu� giustificare questo tuo imperdonabile atto. Lo so, pi� di te sono colpevoli coloro, che ti hanno consigliata di compierlo. Vi sono stati spinti dall'amicizia che per me sentono e dalla piet� che provano per le mia condizioni di salute? Ma piet� ed amicizia diventano sentimenti falsi e disprezzabili, quando sanno compiere simili azioni. Mi si lasci in pace, con la mia condanna, che � il mio orgoglio e con la mia fede, che � tutta la mia vita. Non ho chiesto mai piet� a nessuno e non ne voglio. Mai mi sono lagnato di essere in carcere e perch�, dunque, propormi un cos� vergognoso mercato?

E tu povera mamma ti sei lasciata persuadere, perch� troppo ti tormenta il pensiero che io non ti trovi pi� al mio ritorno. Ma dimmi, mamma, come potresti riabbracciare tuo figlio, se a te tornasse macchiato di un cos� basso tradimento? Come potrei viverti vicino, dopo aver venduto la mia fede, che tu hai sempre tanto ammirata? No, mamma, meglio che tu continui a pensarlo qui, in carcere, ma puro d'ogni macchia, questo tuo figliulo, che vedertelo vicino colpevole per� d'una vergognosa vilt�. Che male ho fatto per meritare questa offesa? Forse ho peccato di orgoglio, quando andavo superbo di te, che con fiera rassegnazione sopportavi il dolore di sapermi in carcere. E ne parlavo con orgoglio ai miei compagni. E adesso non posso pi� pensarti, come sempre ti ho pensata: qualche cosa hai distrutto in me, mamma, e per sempre.

E' bene che tu conosca la dichiarazione da me scritta, all'invito se mi associavo alla domanda da te presentata. Eccola.

"La comunicazione, che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi umilia profondamente.
   Non mi associo dunque a simile domanda, perch� sento che macchierei la mia fede politica, che pi� d'ogni cosa , della mia stessa vita, mi preme".

Per questo mio reciso rifiuto la tua domanda sar� respinta. E adesso non mi rimane che chiudermi in questo amore, che porto alla mia fede e vivere di esso. Lo sento pi� forte in me, dopo questo tuo atto. E mi auguro di soffrire pene maggiori di quelle sofferte fino ad oggi, di fare altri sacrifici, per scontare io questo male che tu hai fatto. Solo cos� riparata sar� l'offesa, che � stata recata alla mia fede ed il mio spirito ritrover� finalmente la pace. Ti bacio

tuo Sandro

P.S. Non ti preoccupare della mia salute, se starai molto priva delle mie lettere.


Reclusorio di Pianosa, 2 luglio 1933


Mia mamma buona,
       tu sola puoi intendere il mio presente dolore. Non riesco a persuadermi che Claudio (Treves) sia morto. Vorrei essere solo con questo mio dolore, che qui nessuno sa e pu� comprendere, per raccogliermi nel pensiero di lui, che mi ha sempre considerato come un suo figliolo e che io tanto sentivo di amare.

Lo amavo, mamma, per il suo ingegno e per la sua bont�, che i pi� hanno sempre ignorata, perch� non sapevano andare oltre le apparenze del suo carattere piuttosto chiuso. Animo freddo e calcolatore gli attribuivano alcuni, ma io, che a lui seppi avvicinarmi con cuore di figlio, riuscii a scoprire la molta bont� e la profonda sensibilit�, che nascondeva in s�. Questa sua nascosta bont� a me l'ha prodigata paternamente. Lui, pi� di tutti, ha saputo intendermi. E' stato sempre buono con me e non potr� mai dimenticare le sue affettuose parole che mi fece giungere in momenti per me dolorosi. Qui, in carcere, spesso ho ricordato queste sue parole e in esse ho sempre trovato un grande compenso al poco che io vado soffrendo.

Vorrei avere qui con me le lettere, che mi scrisse, per sentirlo ancora vivere ed illudermi che non sia morto. Mi pare assurda la dolorosa notizia, mamma, e vorrei che qualcuno mi dicesse che non � vera. Neppur lui, dunque, ritrover� al mio ritorno? Quante persone a me care se ne sono andate da quando sono in carcere. E potremo noi colmare il vuoto da loro lasciato? Non ho volont� di parlare con alcuno, tanto il mio animo � colmo di tristezza. Solo con i nostri morti, mamma, vivr� pi� sereno e tranquillo. Ogni parola ed ogni loro atto and� ricordando a me stesso. E questo ricordo, che sempre serber� come cosa sacra nel mio cuore, sar� luce al mio difficile cammino. Ti abbraccio, mamma 

        tuo Sandro

Fondo Pertini


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