Venni
a Roma nel 1944, nell'estate, agosto, settembre. E' stato un viaggio
molto avventuroso. Per�, nonostante mi fossi indispettito con Nenni
perch� mi aveva chiamato qui a Roma distogliendomi dalla lotta che
sostenevo a Milano, ecco che da un male � venuto un bene, perch�
ho potuto partecipare all'insurrezione di Firenze, nell'agosto del
1944. Arrivato a Roma capii presto che la mia presenza era inutile,
che quindi dovevo andare su nel Nord perch� a Roma si stavano
dividendo le poltrone ministeriali: io non ho mai avuto una poltrona
ministeriale, tra me e le poltrone ministeriali c'� sempre stata
una antipatia profonda e solenne. Allora decisi di tornare su nel
Nord, dove io ero il segretario del partito socialista per tutta
l'Italia occupata dai nazisti e dai repubblichini e facevo parte del
Comitato di Liberazione Alta Italia in rappresentanza del PSI.
... Si pens� subito di mandarmi con un sottomarino verso l'Istria,
ma questa proposta cadde; poi si pens� di paracadutarmi e
finalmente si accett� una mia proposta. Allora venni portato in
aereo da Napoli a Lione, da Lione a Digione, poi da Digione andammo
gi� in macchina a Chamonix. L� presi contatto con il maquis
francese, comandato da un colonnello...
...Decidemmo di attraversare il Monte Bianco. Rassicuro il
colonnello dei maquis dicendo che ho fatto tante volte i 4000
metri, e invece non era vero. Ci portarono su al Corn du Midi. Io e
Cerilo Spinelli, il fratello di Altiero, salimmo su una teleferica
portamerci. "Non muovetevi", ci dissero. "Se fate un
dondolio, poi l'oscillazione aumenta e finite per cadere". Era
una teleferica a fondo piatto con un leggero rilievo laterale. Poi
camminammo sulla neve alta. Faceva freddo. La pattuglia dei maquis
aveva contatti radio continui con i partigiani della Valle d'Aosta.
Tra questi c'era Emile All�e, un campione del mondo di sci, che
dopo la guerra accender� la fiaccola olimpica. Mi misero ai piedi
delle racchette mai viste prima. Abbiamo fatto anche delle
fotografie. Io provo le racchette e cado a testa in gi�. Un maquis
mi porta in una baracca dove posso asciugarmi.
Il tenente Frank venne con me fino al Monte Bianco, poi mi lasci� e
diede alla guida delle sterline d'oro. "Le altre le avr� al di
l� dal monte". Rimasti soli, dissi alla guida che non ero mai
stato in montagna, ma ugualmente volevo attraversare la Mer de Glace
e il Monte Bianco. Lui dice: "faremo due cordate".
"Non vi dar� fastidio" risposi. Avevo calcolato, da
genovese, che ormai mi avrebbero portato in Italia, se non altro per
le sterline. Le due cordate procedevano. Diceva Leger: "Ma
siete stanco o no?". "Io no. Siete stanco voi!". Un
napoletano aveva freddo e diceva: "San Gennaro mio, o sole e'
Posillipo!". Ci fanno salire e scendere varie volte, allora
dico: "Basta! Voi avete perduto la strada! Sono io il capo
della cordata. Fate il giro della montagna. Non possiamo essere
lontani dal Rifugio Torino. Fate il grido della montagna". Loro
gridano e io dico "Hanno risposto". Infatti ecco lo
sciatore Emile All�e che mi prende in braccio. Gli dico:
"Vengo con voi". Di notte saltiamo un crepaccio: lui con
gli sci, io legato a lui. Portavo uno zaino pesante come un sasso.
Mi d� uno strattone e sono di l�. Il villaggio � stato bruciato
dai nazisti di Courmayeur. Io sto nudo nel sacco a pelo per fare
asciugare i vestiti davanti al fuoco. Poi di giorno mi fanno vedere
un crepaccio senza fondo. Era quello che abbiamo saltato di notte.
Regalo una borraccia di argento massiccio a Emile All�e. Lui va
via. Noi scendiamo verso Entr�ves. La neve smette di cadere e
quelli della cordata ci conducono in un capanno. Le pattuglie
tedesche venivano l� spesso. Dicono: "Vi lasciamo qui,
Sandro". "Voi ci lasciate al nostro destino", dico
io. Dovevo dare loro la parola d'ordine da ripetere in Francia per
Frank: se va cos� cos� "Londra", se va bene "New
York", se va male "Roma". Dico a Leger: "Ditegli
Londra". Poi li vedo partire. Restiamo io, Spinelli e i due
telegrafisti. Nascondiamo i teli, le due trasmittenti e andiamo
sulla cresta della neve.
Arriviamo al rifugio. C'erano brande accatastate, viveri, nutrimento
inglese in pillole e cognac. Il radiotelegrafista napoletano:
"Mo mangio gli spaghetti 'e vongole da Zi' Teresa". Prendo
il comando: la mattina vedo orme di stivali fuori dal rifugio, tutte
le sere una pattuglia nazista veniva su, pernottava e tornava. I
tedeschi avevano due contadine gi� alla cascina che erano le loro
amanti. Avevano fatto il giro del rifugio ed erano scesi alla
cascina dalle due donne. I sacchi a pelo li lasciai ai partigiani di
Entr�ves, di cui All�e mi aveva dato l'indirizzo. Mi tolsi di
dosso le carte pericolose. Chiesi indicazioni a una donna che mi
disse: "Sono scappati tutti, qui c'� stato un rastrellamento
l'altra sera". Le guide ci avevano abbandonato. Contiuare era
troppo pericoloso. Dicevano: "I tedeschi ci stanno osservando
coi binocoli...". Io, Spinelli e i marconisti passiamo la notte
in un casolare abbandonato. All'alba decido di partire in
avanscoperta e, per strada, incontro un giovane. E' un partigiano.
Dice che la zona � ancora nelle mani dei partigiani, ma l'attacco
tedesco � imminente. Gli Alpenj�ger avanzano in fila indiana,
protetti dal fuoco dei mortai e delle mitragliatrici. Dal bosco
sovrastante noi tiriamo radi colpi insieme ai partigiani, scegliendo
accuratamente il bersaglio, perch� le munizioni sono agli
sgoccioli. La colonna tedesca avanza sempre, incurante delle
perdite. Giunge per i partigiani l'ordine di ritirarsi.
Sempre con Spinelli, mentre i due marconisti si dirigono verso la
Svizzera, scendo su Aosta e poi mi dirigo verso Ivrea, schivando
pattuglie e posti di blocco. Dai rapporti ricevuti a Milano sapevo
che tutti i parroci della Valle d'Aosta erano antifascisti. Dico che
voglio confessarmi. Due giovanotti mi portano dal parroco, ma poi
tirano fuori gli "Sten" e chiedono: "Chi
siete?". "Dovrei chiedervi la stessa cosa. Gli
"Sten" non mi fanno paura!" rispondo io. Per fortuna
Frank li aveva informati via radio che "Sandro � in
arrivo". Dissi: "Sono Sandro. Sono partigiano". Mi
abbracciarono e dissero: "Sei stato intelligente a cercare il
parroco. E' giusto un partigiano fino ai capelli". Era notte e
ci mettemmo a dormire nei sacchi a pelo. La neve ci copr� come
mummie. Poi scendemmo a Valsavarange, a Cogne e a Torino, dove
conobbi Carl Voltolina. Carla fu al mio fianco a Milano, valorosa
partigiana, dopo essere stata nelle formazioni partigiane a Visso,
nelle Marche. E adesso � mia moglie. Da Torino, dopo un
rastrellamento condotto dai russi bianchi, andammo a Milano ed era
il dicembre del '44, prima di Natale: l'ultimo Natale di guerra.
Intervista del presidente Pertini alla Radio Televisione Aosta
Roma, 18 gennaio 1979
G. BISIACH
Pertini racconta,
Milano, Mondadori
1983, pp. 146-149

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