...Mi
rivedo qui in Roma, libero finalmente dopo alcuni anni di soggiorno
nelle galere fasciste. Ebbene, la mia pi� gradita sorpresa fu
quella di trovare fra i nostri giovani, ansiosi di lotta, numerose
donne. Non ne nomino alcuna, perch� inevitabili dimenticanze
potrebbero assumere l'apparenza di antipatiche discriminazioni.
Foste allora, giovani compagne di Roma, al mio fianco in quella
lotta che fu dura e difficile. A Porta S. Paolo prima e poi ovunque
vi fosse da lavorare per il nostro Partito, contro i nazi-fascisti.
Le donne erano le animatrici di quella nostra lotta; pronte ad
accettare i compiti pi� umili, ma anche i pi� rischiosi:
affissione di manifesti durante il coprifuoco, di notte; portare
ordini e munizioni. E questo facevano, pur sapendo che, qualora
fossero state sorprese, per loro sarebbe stata la fine. Quando si
decise di fare, in piena dominazione nazista, i comizi volanti, le
nostre compagne accettarono con entusiasmo l'idea e l'attuarono con
i nostri giovani.
Durante la mia carcerazione a Regina Coeli fu una nostra compagna
che, rischiando la sua vita e quella delle sue creature, faceva da
quotidiano tramite tra me e i compagni rimasti fuori, i quali
trepidavano per la mia sorte. L'esito della nostra evasione da
Regina Coeli lo si deve soprattutto a questa nostra compagna. Poi il
mio destino, a compenso forse di quello che avevo dato alla nostra
causa, volle darmi il privilegio di partecipare alla lotta
partigiana nel Nord dell'Italia, all'insurrezione di Firenze, l'8
agosto 1944, all'insurrezione d'aprile 1945.
Anche a Firenze, ove mi portai da Milano nel giugno 1944, trovai
giovani compagne alla testa della nostra organizzazione clandestina.
Erano esse a tenere i contatti con i diversi nuclei di compagni e
tra costoro e il CLN durante il drammatico periodo dello stato di
emergenza, quando solo alle donne era consentito uscire di casa.
Furono ancora compagne nostre ad assolvere al compito di staffette
tra noi e gli alleati, i quali, con le armi al piede, se ne stavano
sulla sinistra dell'Arno in attesa che liberassimo Firenze dai
tedeschi e dai resti del fascismo per farvi, quindi, la loro entrata
trionfante. Di notte, nostre compagne passavano l'Arno; e lascio a
voi immaginare il pericolo che esse correvano. E quando al mattino
dell'8 agosto, alle prime luci dell'alba, la martinella di Palazzo
Vecchio, come ai tempi della gloriosa era comunale, chiam� a
raccolta il popolo di Firenze, annunciando, cos�, che i tedeschi
stavano ritirandosi, le prime donne scesero senza esitare in piazza,
con i bracciali tricolori e con il mitra alla mano. Con i giovani
partigiani affrontavano i franchi tiratori e deponevano l'arma solo
per soccorrere un compagno ferito. E quando, presi dalla febbre
dell'azione, volemmo che il nostro Partito fosse il primo a venir
fuori con il proprio giornale e con un manifesto alla cittadinanza
di Firenze, finalmente libera, furono ancora compagne nostre ad
assecondare con entusiasmo.
Furono sempre donne a pensare, dopo ore di aspra battaglia, agli
alloggi e al sostentamento per i partigiani scesi in citt� dalla
montagna. Durante il giorno erano state intrepide combattenti, al
tramonto diventavano madri premurose. Quindi il mio ritorno a
Milano, dopo una breve sosta a Roma, ove avevo potuto constatare lo
svilupparsi di questa vostra organizzazione oggi cos� forte e
matura. Vi sono qui alcune compagne che, credo, ricorderanno il
giorno nel quale in via Gregoriana mi staccai da esse per tornare a
riprendere il posto nel Nord. Fu un distacco per me un po' doloroso,
tanto era l'affetto che a queste brave compagne mi legava. Il
distacco del fratello maggiore dalle sue sorelle. Ed il ricordo
visse, e vive ancora, come vedete, nel mio animo. E adesso, dopo
tanti anni, posso dirvi che il sentirvi quel giorno trepidare con
cuore di sorelle per la mia sorte, fu per me il dono pi� caro, il
viatico pi� prezioso che potessi desiderare per la mia avventurosa
partenza.
Ed a Milano trovai altre compagne. Quanto ci fu necessaria, utile,
indispensabile la loro attivit�! Sempre compagne nostre svolgevano
il compito di tenere i contatti fra noi ed i compagni che erano in
Svizzera; esse, ogni giorno, eludendo la sorveglianza dei tedeschi e
sfuggendo alla delazione delle spie, si davano alla propaganda fra
le operaie della CGE, della Pirelli, della De Angeli Frua, della
Borletti. Rammento quando comunicai alle nostre compagne che
l'Esecutivo del Partito aveva deciso di dar loro un giornale
"La Compagna" (tenete presente che il nostro partito nel
Nord fin� per avere ben 6 giornali clandestini:
"Avanti!", "La Rivoluzione socialista", "Il
Partigiano", "L'Edificazione socialista", "La
Terra", "La Compagna"). Le compagne nostre fecero di
questo giornale la loro voce. Se avete la ventura di scorrerne
qualche numero, constaterete, non solo la fede, ma anche la maturit�
e l'intelligenza di quelle brave compagne, le quali nella lotta
s'andavano politicamente formando.
Furono sempre nostre compagne a partecipare agli atti di sabotaggio
nelle fabbriche ed agli scioperi. A Torino, nel novembre 1944 e nel
marzo 1945, quando con i compagni comunisti decidemmo d'iniziare gli
scioperi alla Fiat, trovammo alcune resistenze in taluni nostri
vecchi sindacalisti, i quali avevano sempre inteso lo sciopero come
manifestazione sindacale. A loro sfuggiva, in quel grave momento, la
ragione politica dello sciopero. Ebbene in quelle notti di lunghe
discussioni furono compagne nostre a sostenere la nostra tesi. Esse
avevano intuito la necessit� ed il valore dello sciopero politico.
Furono compagne, che, appena giunto il mio ordine di insorgere, di
scendere in piazza, balzarono su una macchina e tenendo alta la
nostra bandiera attraversarono Milano, dando cos� l'annuncio ai
milanesi che il giorno della libert� stava risorgendo. Poi,
asserragliate nelle officine con gli operai, furono le animatrici in
quella fase decisiva della nostra lotta.
Adesso alcune cifre stanno a provare il contributo della donna alla
guerra di Liberazione:
35.000 partigiane, staffette, sappiste, gappiste;
512 comandanti e commissarie di guerra;
4.633 donne arrestate, torturate, condannate dai tribunali fascisti;
2.750 deportate in Germania;
1.750 ferite;
70.000 organizzate nei gruppi di difesa.
Non ho voluto di proposito fare alcun nome, sino adesso. Ma giunto a
questo punto, uno solo voglio farne, il nome di una nostra compagna,
che nella sua breve ma intensa vita, spesa con tanta generosit� per
la nostra lotta, nel suo supremo sacrificio affrontato con tanta
fierezza, sintetizza mirabilmente la lotta sostenuta delle nostre
compagne socialiste: Irma Marchiani, conosciuta con il nome di
battaglia Anty. E' una giovane donna del popolo, nata a Firenze il 6
febbraio 1911. Modesta, ma quanta ricchezza spirituale racchiude il
suo animo. Si getta subito nella lotta. Nei primi mesi del 1944 �
informatrice e staffetta di gruppi partigiani formatisi
sull'Appennino modenese; nella primavera dello stesso anno entra a
far parte del Battaglione "Matteotti". Partecipa ai
combattimenti di Montefiorino. Catturata, mentre tenta di far
ricoverare in ospedale un partigiano ferito, � seviziata. Tradotta
nel campo di concentramento di Corticella (Bologna), condannata a
morte, poi alla deportazione in Germania, riesce a fuggire. Rientra
nella sua formazione, di cui � nominata commissario, quindi
vice-comandante. Infermiera, propagandista e combattente � fra i
protagonisti di numerose azioni nel Modenese, fra cui quelle di
Monte Penna, Bertoccelli e Benedello. L'11 novembre 1944, mentre con
formazione ridotta, senza munizioni, tenta di attraversare le linee,
� catturata da una pattuglia tedesca. Processata il 26 novembre
1944 a Pavullo da ufficiali tedeschi del comando di Bologna.
Fucilata alle ore 17 dello stesso 26 novembre 1944 da plotone
tedesco. Medaglia d'oro al Valor Miliare. Questa nostra meravigliosa
compagna � stata tolta dall'ingeneroso obl�o da chi compil�
l'opera: Lettere della Resistenza Europea. In questo libro,
per noi sacro, si legge l'ultima lettera che la compagna Irma
Marchiani scrisse qualche istante prima di essere fucilata. Lettera
breve, semplice, ma che ci rivela un animo nobile e forte.
Profondamente commuove, leggendola. Ascoltatela, compagne:
Prigione di Pavullo 26.11.1944
Mia adorata Pally,
sono gli ultimi istanti della mia vita. Pally adorata, ti dico a te
saluta e bacia tutti quelli che mi ricorderanno. Credimi, non ho mai
fatto nessuna cosa che potesse offendere il nostro nome. Ho sentito
il richiamo della Patria per la quale ho combattuto, ora sono qui...
fra poco non sar� pi�; muoio sicura di aver fatto quanto mi era
possibile affinch� la libert� trionfasse. Vorrei essere sepolta
qui a Sertola. Baci e baci dal tuo e vostro
Paggetto
Non dimenticheremo pi� questo sacrificio compiuto con tanta serenit�
e queste parole di fierezza scritte con tanta semplicit�...
S.
PERTINI
Siate fiere, compagne, di militare sotto la bandiera del
socialismo
"Politica del Partito"
1954, 5, pp. 5-14

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