Cheap NFL Jerseys China Cheap NFL Jerseys Free Shipping Wholesale NHL Jerseys China Wholesale Jerseys From China Cheap NFL Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys For Sale Cheap Jerseys Free Shipping Wholesale NFL Jerseys From China Cheap NFL Jerseys Sale Cheap Nike NFL Jerseys China Wholesale Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys Wholesale Wholesale NFL Jerseys Online Cheap NFL Jerseys Wholesale Cheap Jerseys Free Shipping Cheap NFL Jerseys China
Coach Outlet Coach Factory Outlet Coach Outlet Store Coach Handbags Outlet Coach Outlet Coach Factory Outlet Coach Outlet Coach Handbags Coach Site Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors Michael Kors Outlet Michael Kors Handbags Outlet Cheap Michael Kors

 



 






 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

In questo opuscolo sono riassunti e tradotti in piano linguaggio i principii e i metodi del Partito Socialista Unitario.
Se qualcuno non � stato ancora fissato dai nostri Congressi, o pu� essere soggetto a revisione e ad ulteriori sviluppi, bene � che frattanto possa essere liberamente studiato e discusso nelle riunioni. Rivedere la propria dottrina, saggiarla e aggiornarla al confronto della esperienza � cosa degna di un partito d'avvenire che vuole essere al tempo stesso un partito di realt�.
Ricordiamo qual'era la condizione delle plebi italiane trenta o quarant�anni sono. Ricordiamo la feconda opera di redenzione svolta dal Partito Socialista, e i magnifici risultati, in tutti i campi, dell�associazione, della cooperazione, della civilt� del lavoro. Possiamo esserne orgogliosi! L�ascesa e lo sviluppo dell'Italia nel concerto civile delle nazioni, coincidono perfettamente con l'ascesa e lo sviluppo del Partito Socialista e delle libere organizzazioni operaie.
La guerra prima, poi le conseguenti illusioni estremiste di ieri, la reazione e la violenza fascista di oggi, hanno interrotta e distrutta molta parte del nostro lavoro.
Ebbene, lo rifaremo!
Il socialismo � un'idea che non muore!
Come la libert�!
Anche nell�ora delle avversit� � rivendichiamo la nostra fede � riaffermiamo i nostri principi � correggiamo i nostri errori � riportiamo tra i lavoratori la luce e la speranza della redenzione � prepariamo le nuove coscienze pi� salde e pi� pure � per il trionfo de! lavoro, nella grande solidariet� umana.

 

 

Il Partito Socialista Unitario.


Il Partito Socialista Unitario pu� definirsi il Partito Socialista che, dopo successive differenziazioni e separazioni da altre correnti, si richiam� alle origini e volle restare fedele alle basi fondamentali del Congresso di Genova del 1892 (nel quale il P. S. era sorto, distinguendosi e staccandosi cos� dalla Democrazia come dall'Anarchismo) con tutte le naturali e necessarie revisioni e integrazioni che 30 anni di vita e di vicende insegnarono. Il programma di Genova era il seguente:
�Considerando che nel presente ordinamento della societ� umana gli: uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i lavoratori sfruttati, dall�altro i capitalisti detentori e monopolizzatori delle ricchezze sociali;
che i salariati d'ambo i sessi, di ogni parte e condizione, formano per la loro dipendenza economica il proletariato, costretto ad uno stato di miseria d'inferiorit� e di oppressione;
che tutti gli uomini, purch� concorrano secondo le loro forse a creare e mantenere i benefici della vita sociale hanno comune il diritto a fruire di codesti benefici, primo dei quali la sicurezza sociale dell�esistenza;
Riconoscendo che gli attuali organismi economico-sociali, difesi dall'odierno sistema politico, rappresentano il dominio dei monopolizzatovi delle ricchezze sociali e naturali sulla classe lavoratrice;
che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se non merc� la socializzazione dei mezzi di lavoro (terre, miniere, fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.), e la gestione sociale della produzione;
Ritenuto che tale scopo finale non pu� raggiungersi che mediante l�azione e la forza del proletariato organizzato in PARTITO DI CLASSE indipendente da tutti, gli altri partiti, esplicantesi sotto il doppio aspetto:
1) della LOTTA DI MESTIERI per i miglioramenti immediati della vita operaia (orari, salari, regolamenti di lavoro, ecc.), lotta devoluta alle Camere del Lavoro ed alle altre Associazioni di arti e mestieri;
2) di una lotta pi� ampia intesa a CONQUISTARE I POTERI PUBBLICI (Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche, ecc.) per trasformarli da strumenti che oggi sono di oppressione e di sfruttamento, in strumenti per l�espropriazione economica e politica della classe dominante,
I lavoratori italiani, che si propongono la emancipazione della propria classe, deliberano : di costituirsi in PARTITO informato ai principi suesposti�.
Dopo la guerra, al Congresso di Bologna, ottobre 1919, questo programma fondamentale fu modificato[1]. Noi rimanemmo tuttavia nel Partito, per non dividere la classe lavoratrice, per prospettare e propagandare i nostri principii fra il proletariato momentaneamente acceso di tutte le passioni e i miraggi diffusi dalla guerra e dall�esempio di Ungheria e di Russia, e conia certezza che ben presto esso si sarebbe ricreduto. Infatti, mentre a Reggio Emilia nel 1920 in una mozione riaffermavamo tutti i nostri principii, a Livorno nel gennaio 1921 uscivano dal Partito gli estremi seguaci del verbo di Mosca, Rimaneva per� il massimalismo, con tutte le sue incertezze tra le parole e la pratica, tra la adesione ai metodi di Mosca e l�aperto ripudio; fino al Congresso di Roma, ottobre 1922, quando (con voti 32 mila contro 29 mila unitari, oltre 3 mila astenuti e 8 mila non votanti!) furono espulsi i socialisti colpevoli di avere tenuto fede alle nostre origini, e di non aver volato cedere alle illusioni della violenza e della dittatura.
Formammo allora il Partito Socialista Unitario, che si chiam� con questo nome anche per significare che vi avevano diritto di cittadinanza non solamente i socialisti di destra, ma tutti i socialisti che avevano votato contro la scissione del Partito, e che non avevano voluto sottoporsi alla dittatura della cosidetta Internazionale di Mosca; mentre rimasero dall�altra parte i fautori della divisione, che volevano deviare il socialismo italiano nelle nuove illusioni del comunismo.
Cos� non vi pu� essere pi� alcuna confu�sione: - tutti i socialisti sono e possono essere con noi nel nostro Partito - fuori di esso sono tutti i comunisti, siano essi comunisti di fatto e di nome; oppure continuino nell�equivoco di prima.

 

Quello che intendiamo per metodo democratico.

 

Il Partito Socialista Unitario repugna dal metodo della Dittatura e della violenza. Esso riconosce che in fatto la violenza non pu� essere cancellata dalla storia, e che occorre anche prevederla per difendersene; ma non pu� e non deve accettarla come metodo. Esso subisce in questo momento la dittatura di una fazione favorita della classe capitalista; ma a tanto maggiore ragione non pu� indicarla come propria aspirazione ideale. La guerra, che noi detestiamo fra le nazioni, neppure la desideriamo fra le classi, perch� non risolve definitivamente nessuna quistione, ma tutte le perpetua in un�alterna vicenda di oppressioni e di distruzione dei migliori prodotti della civilt� e del lavoro.
I socialisti credono invece condizione necessaria per lo sviluppo e l�emancipazione della classe lavoratrice, il metodo democratico e una atmosfera di libert� politica.
Ci� non vuol dire, come alcuni temono; che noi vogliamo resuscitare gruppi e situazioni parlamentari di una certa democrazia che diede tanta prova della sua incapacit� e mancanza di dignit�. Ma riteniamo che lo stesso interesse che hanno gli operai, i contadini e i lavoratori intellettuali a un regime politicamente libero e civile, abbiano tutti i ceti medi, e possono averlo anche l'industria, il commercio, l'agricoltura, intesi come produzione e non come parassitismo.
Poich� libert� non significa licenza, n� democrazia dovrebbe significare disordine o incapacit�.
Noi. riconosciamo alle maggioranze liberamente associate il diritto di dirigere la cosa pubblica, e il diritto di difendersi contro i tentativi di sopraffazione di minoranze e di gruppi che pretendono di conquistare il potere con la violenza. Ma contemporaneamente deve essere riconosciuto e difeso ad ogni costo, per ogni minoranza, per ogni gruppo e per ogni persona, il diritto di propagandare il proprio pensiero e la propria dottrina, il diritto di vita, di riunione, di associazione, di stampa, per cercare di conquistare liberi consensi e di divenire maggioranza, influendo frattanto sulla cosa pubblica in ragione della forza di interessi e di idee rappresentati.
Non sempre � vero, le maggioranze hanno ragione, e non sempre i liberi regimi rappresentativi sono stati i migliori; ma, in confronto delle oligarchie e delle dittature, hanno almeno il vantaggio della libera critica e quindi della capacit� di correggere i propri errori, attraverso una consapevole rivalutazione della realt�.
L�aperto e libero contrasto dei partiti permette alle masse di formarsi una coscienza pi� sicura dei propri diritti e doveri ; e permette anche quella reciproca influenza e trasfusione di forze e di idee, in che si sostanzia il vantaggio della graduale trasformazione e del progresso in contrasto col metodo distruttivo, che � poi il pi� dannoso di tutti.
La libert� politica del cittadino non � veramente sufficiente, fino a quando manca la libert� economica del lavoratore, che per vivere pu� essere costretto a rinnegare o nascondere le proprie idee. Ma l�uno � fondamento indispensabile per raggiungere l'altra.
La classe che forma la grande maggioranza di coloro che lavorano e producono, � certa di conseguire e mantenere il governo della cosa pubblica, Via via che essa conquista coscienza dei suoi diritti e capacit� di adempiere al proprio dovere di solidariet� con i compagni di lavoro e di sofferenze.

 

Lotta di classe.

 

Siamo quindi anche per la lotta di classe e non per la guerra di classe.
Lotta di classe, cio� difesa del lavoro sul terreno economico, per l� ascensione continua della forza, e della capacit� dei lavoratori, che devono tutelare i loro salari e limitare sempre pi� il parassitismo capitalista. Lotta di classe, cio� difesa del lavoro sul terreno politico, per rivendicare ai lavoratori, che sono la grandissima maggioranza, il diritto di influire e di governare anche la cosa pubblica.
Lotta di classe, non per distruggere in un'eterna contesa le fonti della produzione; ma per aumentare la produzione regolandola nell�interesse della, collettivit� operosa e non di una oligarchia sfruttatrice dei lavoratori e dei consumatori. Lotta di classe, non per emancipare una classe e opprimerne un�altra; ma perch� tutti i privilegi di classe siano aboliti, e tutti i cittadini siano eguali di fronte all�obbligo di cooperare alla produzione della ricchezza e al maggior benessere economico.
Lotta di classe, non per mantenere l'odio del pezzente contro chi � ben vestito: ma per suscitare in ognuno la dignit� di uomo e l'aspirazione o la capacit� di elevarsi : non contro i propri simili, ma nella coordinata armonia di tutti per la comune ascensione. Lotta di classe, non per raggiungere una impossibile uguaglianza meccanica di tutti gli uomini; ma per dare a ogni nato di donna la possibilit� massima di sviluppare le sue capacit� e attitudini al lavoro a vantaggio della collettivit�.

 

Collaborazione.

 

La lotta per la redenzione della classo lavoratrice esclude indubbiamente quella pretesa armonia delle classi, che si fonda ipocritamente sulla conservazione del privilegio della classe dominante.
Ma non esclude la eventualit� e la possibilit� di collaborazione di classi e dipartiti diversi.
Gi� ogni forma di convivenza civile importa necessit� pi� o meno manifesta di cooperazione e crea coincidenze obbiettive, automatiche, involontarie di interessi. Tanto pi� strette e frequenti esse sono nella societ� moderna in cui i legami e le interdipendenze tra individui, tra ceti, tra popoli, tra continenti, si vanno ogni giorno moltiplicando e intrecciando.
Nel campo stesso dei rapporti tra capitale e lavoro, mentre vi � lotta per la divisione del profitto, vi pu� essere coincidenza d�interesse nello sviluppo dell�azienda e nell�aumento o miglioramento della produzione. La lotta in ogni caso deve colpire il parassitismo, non la produzione; altrimenti i colpi rimbalzerebbero sul lavoro medesimo e sui consumatori.
D�altra parte pu� essere anche utile e opportuna, agli stessi fini di redenzione della classe lavoratrice, una collaborazione con gruppi o partiti di classe diversa. Se un gruppo borghese, per esempio, all�intento di ottenere una migliore produzione, vuole favorita la istruzione popolare, conviene a noi di appoggiarlo contro gli altri che preferiscono la ignoranza del popolo. Se una parte della borghesia � con noi concorde nel volere ri�stabilita la libert� dell�organizzazione operaia, la libert� del voto, la pace internazionale ecc., sarebbe delittuoso lasciarla in minoranza di fronte alla dominazione di altri gruppi pi� reazionari, invece di aiutarla a formare contro questi urna maggioranza vittoriosa.
Il contratto eventuale con altri gruppi non diminuisce per nulla, nelle sicure coscienze, gli ideali pi� vasti e lontani, n� la volont� di attuarli integralmente ; e pu� permettere intanto di. raggiungere le tappe pi� vicine, comuni anche ad altri, nelle quali sia pi� facile rinsaldare le capacit� dei lavoratori per ulteriori sviluppi. Praticamente, � tutta una questione di dignit� e di misura, di accortezza e di saldezza, affinch� il contatto non devii, non snaturi, non corrompa, e da esso derivi il massimo di vantaggio e il minimo di danno.

 

La Nazione.

 

Ci accusano di essere contro La Patria. Da un lato la aspirazione internazionale del proletariato per la propria emancipazione di classe, dall'altro la avversione che spesso concepisce il lavoratore, l�emigrante verso la �Patria� che gli appare avara ed ingrata, perch� egli la confonde col regime sociale che vi domina, hanno diffusa l�opinione di una indifferenza o di una avversione socialista alla nazione. Codesta opinione si � accentuata per l�atteggiamento da noi tenuto verso la guerra: perch�, eravamo stati avversi alla guerra, si diede ad intendere che noi fossimo nemici della Patria e volessimo la sconfitta dell�Italia.
La verit� � che la nazione � una realt� geografica e storica, economica e politica, entro cui tutti viviamo e cresciamo. Fingere di ignorarla o di essere indifferenti alle sue sorti, sarebbe come dire che ci � indifferente che il proletariato italiano viva in un paese a sviluppo capitalistico o nel centro dell�Africa; abbia cio� o non abbia le condizioni prime del suo dimani socialista.
Il socialismo, anche rispetto alla nazione, vive in una situazione analoga in certo modo a quella in cui si trova rispetto al capitale. Deve nello stesso tempo operare a trasformare il regime, per trasferire sempre pi�.�il potere da una oligarchia di classe alla collettivit� lavoratrice; e deve operare e cooperare a mantenere e aumentare il patrimonio di prosperit�, di sviluppo di progresso della nazione, perch� ci� risponde non solo all�istinto di cittadini, ma anche all�interesse di socialisti.
Anche in una guerra, in una crisi conseguente a una politica di cui non � nostra la responsabilit�, noi siamo legati alla sorte della nazione. N� vale il dire che poich� d�altri � la colpa, altri pensi a risolvere la crisi: la colpa �! di altri, ma le conseguenze sono di tutti, sono anche nostre, e ricadono pi� spesso sulle spalle del proletariato.
Quindi noi intendiamo operare per una pacifica convivenza tra le nazioni, anzi per ottenere che la solidariet� e la forza dei lavoratori organizzati di tutto il mondo facciano cessare o impediscano definitivamente conflitti e guerre. Ma, se frattanto un esercito di rapinatori volesse valersi, delle armi per togliere ai cittadini di una nazione il frutto sudato del loro lavoro, o per sottoporli a un regime di schiavit� politica e economica, � indubitabile la necessit� della resistenza di tutti i lavoratori, per non cadere nella doppia schiavit� del capitalismo nazionale e del capitalismo dello Stato invasore. Il caso della Germania e della invasione della Ruhr � ancora davanti ai nostri occhi.

 

L�Internazionale socialista.

 

Ma ci� non importa, anzi esclude ogni complicit� con gli opposti nazionalismi, e ogni adesione alle lotte tra i diversi capitalismi.
Il nazionalismo infatti non si limita a promuovere lo sviluppo di una nazione nella propria capacit� di produzione o di coltura; ma assai pi� si .fonda sulla forza materiale e sulla capacit� di dominare altri popoli e di sfruttarli. Esso vuole arrecare ad altri un male di cui pur vuole difendere se stesso ; e dal conseguente contrasto dei nazionalismi nemici, sorge una continua cagione di armamenti offensivi e di guerre, le quali non hanno mai altro risultato che di creare una nazione di oppressori e una di oppressi, e di distruggere periodicamente enormi ricchezze e vite umane.
II socialismo, al contrario, vuole la libert� di tutti i popoli e non pu� ammettere che la libert� e il benessere di una nazione si fondino su la schiavit� e lo sfruttamento di un�altra. Se esso lotta contro lo sfruttamento tra cittadini di uno stesso Stato, tanto meno potrebbe consentire a quello esercitato da uno Stato contro i lavoratori di un�altro. Anzi, dal rilievo sperimentale e costante, che le cause vere dei conflitti tre le nazioni sono quasi sempre le esagerazioni del nazionalismo, la degenerazione dello spirito di difesa in quello dell�aggressione, e il contrasto oscuro dei capitalismi; e le conseguenze sono un aumento di sofferenza e di impoverimento dei lavoratori vincitori e vinti, la, perduta libert� dei vinti, la dittatura o la reazione nei vincitori, e la seminagione di nuove cause di conflitto - il partito socialista trae motivo per una assidua azione internazionale avversa ai conflitti e alle guerre.
L�azione internazionale � in perfetta relazione con l�amore dei socialisti italiani per il loro paese, in quanto l�Italia ha tutto da guadagnare gialla pace e dal ristabilimento dei rapporti economici; mentre assai pericolose e dannose alla nazione sono certe unioni o alleanze pi� o meno manifeste tra Governi borghesi contro altri Governi, per costituire monopolii economici', preparare guerre, o togliere comunque la libert� ad altri popoli. Il capitalismo, che pi� si. vanta di essere paladino della patria, in realt� � stato il pi� sollecito a tessere rapporti con capitalismi esteri, quando gli parve utile, e talvolta raggiunse il risultato di promuovere il lavoro con i capitali delle nazioni pi� ricche, tal�altra invece, assecondando scopi politici di asservimento e di odio nazionale, ebbe a sacrificare il lavoro anche alla, speculazione straniera.
L�Internazionale socialista mira invece a difendere e sostenere sempre la comune causa del lavoro, contro il parassitismo e la speculazione sfruttatrice dei diversi capitalismi. Dovr� quindi tentare o favorire ogni iniziativa che dirima i conflitti tra i popoli, li associ con vincoli pacifici, eviti o faccia cessare le opposte violenze e minacce. Dovr� favorire il formarsi di una vera Lega della nazioni, e pi� immediatamente degli Stati Uniti d�Europa, che si sostituiscano alla frammentazione nazionalista in infiniti piccoli stati turbolenti e rivali. Dovr� rafforzare i sentimenti di solidariet� tra i lavoratori di tutto il mondo, per modo che si aiutino scambievolmente nella, comune opero, di redenzione sociale; dovr� sopratutto sospingere in ogni nazione la classe lavoratrice al potere politico, per assicurare il suo massimo interesse alla pace universale e alla prosperit� di tutti coloro che lavorano, e per preparare in un pi� lontano avvenire il regno universale del lavoro[2].

 

Lo Stato e il Comune.

 

La nostra posizione ideale e pratica rispetto alla nazione, si ripete in certo modo anche rispetto allo Stato che � la struttura storico-politica con cui. la classe dominante ha congegnato e consolidato il suo potere. Anche qui si ripete il contrasto tra la concezione catastrofica e la gradualista: abbattere lo Stato o trasformarlo? negarlo o penetrarlo?
Idealmente lo Stato, dovrebbe rappresentare la generalit� di tutti i cittadini su un determinato territorio; spetta ad esso emanare e custodire le leggi che regolano i rapporti civili; senza uno Stato e senza leggi, sarebbe il disordine, la sopraffazione brutale di un individuo contro l�altro o di gruppi di cittadini contro altri.
Se lo Stato � governato dalla classe capitalista, nostro compito non � quello di abbattere senz�altro lo Stato, ma di rafforzare la nostra propaganda e la lotta civile, affinch� i lavoratori che costituiscono la maggioranza, acquistino sempre maggior peso nello Stato, fino ad avere il potere politico, per trasformarlo ed amministrare la cosa pubblica a beneficio di tutti coloro che lavorano e producono in modo socialmente utile.
Se le norme che regolano attualmente le funzioni e la costituzione dello Stato, non tengono sufficiente conto degli interessi e delle aspirazioni della classe lavoratrice, i socialisti devono dare opera affinch� siano modificate, e trasformate.
Se dello Stato s�impadroniscono minoranze faziose le quali pretendono, con la violenza, di negare alla maggioranza il diritto di scegliersi i suoi governanti, e alle minoranze il diritto di propaganda, la prima necessit� � di riconquistare ai cittadini gli elementari diritti civili di libert�.
Ma dello Stato, civilmente governato dai rappresentanti della libera maggioranza, conviene riconoscere in un certo senso l�autorit� e il diritto di difesa. Vi � anche un interesse dei lavoratori a una custodia severa delle leggi, a una giustizia imparziale e indipendente, a una finanza rigorosa che stabilisca il pareggio tra le entrate e le spese e non diminuisca mai il patrimonio collettivo. Non � contro di queste che lotta il proletariato ; ma contro poliziotti o giudici che, invece di rendere giustizia., si mettono al servizio della fazione dominante, e contro la finanza fatta nel solo interesse della classe che cerca di rovesciare i pesi della guerra sulla classe lavoratrice o che abbandona il patrimonio collettivo a privati e ingordi speculatori. Non � dalle distruzioni e dal disordine, ma dallo sviluppo economico e morale che il socialismo attende il proprio avvenire.
Come lo Stato, cos� il Comune rappresenta in pi� piccolo territorio la collettivit�. Determinato il suo campo d�azione, gli deve essere lasciata autonomia sufficiente a raggiungere i fini proposti. Non pu� essere consentito alla prepotenza di un Governo, n� a un gruppo di facinorosi, di sostituirsi alla rappresentanza della libera volont� popolare o di ostacolarne l�azione contenuta dentro i limiti della legge. Ricordiamo l�opera svolta dai Comuni socialisti, specialmente avanti la guerra, in fatto di igiene, istruzione, viabilit�, edilizia ecc. Purtroppo in non poche parti d�Italia, di fronte a una borghesia arretrata e feudale, e nella assenza di vere e ardite correnti democratiche, tocc� al nostro Partito, e a. lavoratori anche meno esperti, di. adempiere anche al compito di un generale rinnovamento civile, che potrebbe chiamarsi presocialista. Una tale opera noi riprenderemo con incrollabile fede, con la convinzione che nel Comune noi possiamo anticipare quei modi di convivenza, quella prova di famiglia umana solidalmente unita in mutui scambi di forza, di opere, di servizi, che risponde alla nostra ideale speranza.

 

L�organizzazione economica.

 

In materia economica il Partito socialista intende esplicare una duplice azione: per l'organizzazione dei lavoratori e per la trasformazione dell�economia privata capitalista in economia collettiva.
L�organizzazione dei lavoratori in leghe di miglioramento e resistenza � lo strumento pi� semplice e pi� pronto alla lotta di classe. L�interesse immediato dei lavoratori, siano essi contadini, operai, impiegati, maestri, ecc., li porta a riunirsi in associazioni, che sostituiscano il contratto collettivo a quello individuale, che regolino i turni di lavoro in confronto della disoccupazione, che conquistino o difendano un migliore trattamento, anche diminuendo di altrettanto il profitto capitalistico, ecc.
I socialisti devono quindi dare opera assidua per promuovere, estendere, migliorare le organizzazioni dei lavoratori, federarle secondo i mestieri e le professioni, confederarle nella unione di tutta la classe lavoratrice. Non vi � bisogno di chiedere alle organizzazioni economiche di assumere una marca politica, poich� la loro azione spontanea � gi�. per se stessa indirizzata nel senso della lotta di classe e delle finalit� socialiste. Conviene soltanto illuminarne l�indirizzo e il fine, e quindi non sacrificare l'avvenire agli utili immediati, commisurare l�azione alla capacit�, rilevare sopratutto la solidariet� fra tutti i lavoratori per non cadere nei facili egoismi di categoria, e non confondere la buona lotta contro il profitto capitalista con i monopolii e gli eccessi, che si riperquotono poi a danno di tutti i consumatori, o che ostacolano uno sviluppo della produzione, o che causano distruzione di ricchezze a danno di tutti i. cittadini.
Essenziale a questi scopi � la liberta dell�organizzazione, l�indipendenza da Governi o da partiti o da gruppi che servono interessi opposti, e un ordinamento interno che dia alla massa lavoratrice coscienza e capacit� di diri�gersi democraticamente e secondo l�interesse sociale, contemperando le necessit� della realt� pratica con le aspirazioni finali.

 

Movimento cooperativo.

 

Accanto alla resistenza, l�azione cooperativa, nel campo dei consumi, del lavoro, della produzione, del credito costituisce la migliore preparazione dei lavoratori per abilitarsi a sostituire gradualmente la gestione collettiva nell�interesse generale, alla gestione e alla speculazione privata, eliminando il parassitismo degli intermediari.
I socialisti non si limitano quindi alla creazione e alla diffusione di Cooperazione, ma vi debbono portare dentro tutto lo spirito della loro dottrina, affinch� esse non degenerino in nuovi strumenti di speculazione, non si chiudano a vantaggio di pochi individui, non moltiplichino organi inutili e costosi, non dimentichino la coordinazione tra produzione e consumo, e non disperdano gli utili ma li adoperino a. costituire i primi nuclei di patrimoni collettivi, capaci di aiutare nuove istituzioni per la classe lavoratrice.
Le Cooperative non chiedono privilegi agli Enti pubblici, ma quelle provvidenze che le mentano almeno a parit� di condizioni di fronte , alle imprese capitalistiche private, e quelle agevolazioni che sono dovute a chi dimostra di operare non per interesse particolare ma della collettivit�.

 

La gestione collettiva della ricchezza e della produzione.

 

Alcuni esperimenti mal riusciti dei periodo di guerra, e le deficenze di alcune aziende industriali dello Stato o dei Comuni nel dopo-guerra, hanno dato pretesto a una nuova campagna contro l�intervento degli Enti pubblici nell�economia dei cittadini, e contro ogni forma di gestione collettiva.
Quegli stessi industriali o agrari che, coi dazi di dogana protettori dei loro prodotti, mettono dalla loro lo Stato contro i consumatori quegli stessi partecipanti ad imprese bancarie e speculative che hanno richiesto l�intervento dello Stato per sanare i loro fallimenti nel dopoguerra, si sono dati a predicare la pi� assoluta indipendenza dell�economia privata dallo Stato, non appena l�intervento dello Stato accennava a mettersi dalla parte della classe lavoratrice.
Ebbene, noi siamo invece per la libert� economica l� dove il protezionismo doganale serve non allo sviluppo di nuove industrie adatte al clima locale, � necessarie per difendersi dal monopolio altrui, ma soltanto al mantenimento del parassitismo di una categoria di cui tutti i consumatori pagano il prezzo, e ad elevare barriere tra popolo e popolo, che favoriscono nuovi conflitti; e siamo contrari agli interventi statali che servono all�incremento non della ricchezza nazionale, ma soltanto di quella di alcuni ceti plutocratici privilegiati. Affermiamo invece la utilit� dell�intervento pubblico in favore delle classi lavoratrici, che sono le sole le quali abbisognano realmente di avere integrata la deficienza economica individuale con provvidenze collettive.
Noi socialisti rivendichiamo anzi l�ideale della socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio, attuata progressivamente secondo le convenienze pratiche e l�utilit� economica; cos� che i mezzi e strumenti di produzione non siano il monopolio di una minoranza, ma di tutti attraverso la Societ�.
Noi non siamo socialisti di Stato e quindi non ci toccano i falliti esperimenti di una mal diretta burocrazia statale. Ma pi� praticamente e generalmente possiamo constatare che i fallimenti dipesero piuttosto dall�improvvisazione, dalla cattiva organizzazione, dalla mancata coordinazione e dalle circostanze speciali degli ultimi anni; e che d'altra parte, la collettivit� ha sopportato spesso maggiori aggravi per analoghi o peggiori esperimenti del l'iniziativa privata.
Se lo Stato si � dimostrato inferiore in alcune gestioni economiche, ci� non significa che essenzialmente non possa e non debba fare altro che il soldato il poliziotto e l�esattore; ma pu� significare soltanto che una organizzazione statale costituita e indirizzata a prevalenti scopi di tutela dei privilegi di istituzioni, caste e gruppi ristretti, non � addetta alle nuove funzioni che la partecipazione della classe lavoratrice alla vita pubblica esige. Se un ordinamento burocratico-amministrativo si � dimostrato inadatto a un�azienda industriale, ci� significa soltanto che l�ordinamento deve essere trasformato o migliorato, ma non tocca il principio dell�economia collettiva. Occorre in ogni caso alla gestione pubblica un contributo di volenterosa e operosa coscienza da parte degli addetti e dipendenti, la quale si acquista e si forma attraverso le dure esperienze pi� che con prediche astratte o con minacce di violenza.

 

L�interesse alla produzione.

 

Consci di tutte le difficolt� che rappresenta una trasformazione sociale quale noi auspichiamo e del tempo che essa richiede, noi non chiediamo improvvisazioni che, fallendo, debiliterebbero il nostro principio. Dobbiamo dedicare Ogni nostro sforzo alla preparazione tecnica delle nuove esperienze, e difendere frattanto vigorosamente il patrimonio collettivo e degli Enti pubblici dall'assalto della speculazione dei mediatori e degli assuntori., che possono chiudere i loro bilanci privati all�attivo ma a danno della collettivit�, per mezzo di sussidi statali, di differenze nelle consegne patrimoniali, di ,elevati prezzi per i consumatori, ecc.
Lo sviluppo della produzione in tutti i campi � in cima ai nostri pensieri; ma appunto perch� diventi coscienza e volont� di tutto un popolo lavoratore, occorre che sia sentito come un interesse collettivo; occorre liberarlo dalla speculazione dei ceti plutocratici che ne sequestrano l�utile a proprio esclusivo vantaggio.
Solo promuovendo e regolando la produzione nell�interesse detta collettivit�, si potr� sanare il contrasto attuale di grandi emporii di merci invendute, accanto a grandi masse di cittadini che ne abbisognano ma non le possono comprare: di grandi estensioni di terreni incolti e mal coltivate o di fabbriche abbandonate, accanto a folle di disoccupati che chiedono invano lavoro. Solo con l�intervento di forze, collettive si sono potuti e si potranno ancora meglio compiere grandi lavori di. bonifica, di irrigazione, di colonizzazione, di comunicazione, che attendono di essere compiuti, specialmente nel mezzogiorno d�Italia, e ai quali il diritto assoluto di propriet� privata oppone l�inerzia e gli ostacoli maggiori.

 

La cultura del popolo.

 

Ma il primo elemento necessario per una migliore produzione, � senza dubbio la istruzione, la cultura del popolo; cio� non quella istruzione che serve a pochi per spostarli dal lavoro produttivo o per farne degli sfruttatori del lavoro altrui; ma quella diffusa in tutta la massa, per farla divenire tutta capace di una pi� intensa e migliore produzione, nella grande gara fra i paesi civili del mondo.
Riaffermiamo e rivendichiamo tutto il nostro interesse alla istruzione e alla educazione dei lavoratori. Strumento primo e validissimo della loro emancipazione, condizione prima dell�albeggiare della loro coscienza di classe; requisito e mezzo indispensabile per dare vita durevole alle loro organizzazioni, alla loro convivenza. e per offrire ai dubitosi e agli avversari la prova della possibilit� di un mondo pi� consapevolmente e liberamente umano e civile: l'istruzione e la elevazione morale dei lavoratori � il primo e l'ultimo anello della catena dei nostri principii e dei nostri atti.
Se il determinismo ci insegna che tale elevamento non pu� essere, inizialmente, se non conseguenza di un minimo di pane e di benessere materiale; noi sappiamo altres� che esso diventa ben tosto a sua volta coeff�cente ed impulso di ulteriori conquiste economiche e sociali per la classe lavoratrice ; ed ogni conquista deve accompagnarsi alla aspirazione e alla volont� di vivere una esistenza pi�. alta e pi� degna, per i diletti dello spirito, per la finezza dei sentimenti, per una pi� elevata coscienza di s� e del diritto e del dovere e della vita morale.
Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in pi� alto salario; bench� anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni altro elevamento, bench� quelli che affettano di spregiarlo come materialismo, non abbiano alcuna intenzione di digiuno. Il Socialismo parte dalla realt� dolorosa del lavoratore che giace nella abiezione e della servit� materiale e morale, e intende e opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e intellettuali, a Libert� Sociale e a Libert� Spirituale, sempre pi� alte. Vuole cio� formare e realizzare in lui l�Uomo che vive, fratello e non lupo, con gli Uomini, in una umanit� migliore, per solidariet�, e per giustizia.


[1] La mozione dei massimalisti � la seguente:
�Considerando che la guerra, accelerando in Europa e specialmente in Italia per la inflessibilit� dell�opposizione socialista, i processi di decomposizione borghese, ha aperto il periodo in cui il proletariato � organizzandosi per il predominio politico ed economico � deve pervenire alla propria emancipazione merc� la socializzazione dei mezzi di lavoro e la gestione sociale della produzione:
�che la conquista dei poteri pubblici, affermata come mezzo all�uopo necessario nel programma del 1892, non pu� essere nella sua fase definitiva il risultato di una graduale penetrazione legalitaria, ma � ove non si verifichi la volontaria e non prevedibile resa della borghesia � essa non pu� essere se non il risultato del cozzo finale pi� o meno violento, delle classi in lotta;
�che il proletariato, pervenuto alla conquista del potere politico, deve procedere nel regime di dittatura di classe alla ricostruzione economica sulle basi socialiste fino all�abolizione delle classi che sopprimer� lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo;
�che ci�, pi� che da una vera e propria revisione del programma del 189�2, discende dalla sua interpretazione rivoluzionaria ormai acquisita e dal potere sovrano che il Congresso ha di svilupparla in armonia col dinamismo storico e colle necessit� finalistiche della lotta di classe;

����
�delibera di����
instituire: �a) un Consiglio socialista con rappresentanze di lavoratori presso ogni seziono per lo studio di questioni politiche ed economiche, con particolare riguardo ai problemi che incomberanno localmente alla Dittatura Proletaria per la trasformazione sociale;
b) un Consiglio socialista centrale, presso la Direzione del Partito.... per indirizzare i Consigli locali... e per approntare impalcatura all�azione della dittatura classista del proletariato...�.
 
[2] Tutti i partiti socialisti del mondo si sono riuniti ad Amburgo nel maggio 1923 per la ricostituzione della Internazionale dei lavoratori socialisti, che era stata purtroppo spezzata dalla guerra Europea. Ad Amsterdam continua ad avere sede la Internazionale dei Sindacati operai.
L�Internazionale di Mosca, che assunse arbitrariamente il nome di III Internazionale, � in realt� una Internazionale esclusivamente'comunista, e ha subito dimostrato di rappresentare, pi� che una unione dei lavoratori delle varie Nazioni, uno strumento dell�attuale Dittatura russa.
 

 

 

 

clicca qui per andare alla                                       

PAGINA PRECEDENTE                                                

 

 

clicca qui per tornare a

INDICE DELLA SEZIONE