Il Partito Socialista Unitario pu� definirsi il Partito Socialista
che, dopo successive differenziazioni e separazioni da altre
correnti, si richiam� alle origini e volle restare fedele alle basi
fondamentali del Congresso di Genova del 1892 (nel quale il P. S.
era sorto, distinguendosi e staccandosi cos� dalla Democrazia come
dall'Anarchismo) con tutte le naturali e necessarie revisioni e
integrazioni che 30 anni di vita e di vicende insegnarono. Il
programma di Genova era il seguente:
�Considerando che nel presente ordinamento della societ� umana gli:
uomini sono costretti a vivere in due classi: da un lato i
lavoratori sfruttati, dall�altro i capitalisti detentori e
monopolizzatori delle ricchezze sociali;
che i salariati d'ambo i sessi, di ogni parte e condizione, formano
per la loro dipendenza economica il proletariato, costretto ad uno
stato di miseria d'inferiorit� e di oppressione;
che tutti gli uomini, purch� concorrano secondo le loro forse a
creare e mantenere i benefici della vita sociale hanno comune il
diritto a fruire di codesti benefici, primo dei quali la sicurezza
sociale dell�esistenza;
Riconoscendo che gli attuali organismi economico-sociali, difesi
dall'odierno sistema politico, rappresentano il dominio dei
monopolizzatovi delle ricchezze sociali e naturali sulla classe
lavoratrice;
che i lavoratori non potranno conseguire la loro emancipazione se
non merc� la socializzazione dei mezzi di lavoro (terre, miniere,
fabbriche, mezzi di trasporto, ecc.), e la gestione sociale della
produzione;
Ritenuto che tale scopo finale non pu� raggiungersi che mediante
l�azione e la forza del proletariato organizzato in PARTITO DI
CLASSE indipendente da tutti, gli altri partiti, esplicantesi sotto
il doppio aspetto:
1) della LOTTA DI MESTIERI per i miglioramenti immediati della vita
operaia (orari, salari, regolamenti di lavoro, ecc.), lotta devoluta
alle Camere del Lavoro ed alle altre Associazioni di arti e
mestieri;
2) di una lotta pi� ampia intesa a CONQUISTARE I POTERI PUBBLICI
(Stato, Comuni, Amministrazioni pubbliche, ecc.) per trasformarli da
strumenti che oggi sono di oppressione e di sfruttamento, in
strumenti per l�espropriazione economica e politica della classe
dominante,
I lavoratori italiani, che si propongono la emancipazione della
propria classe, deliberano : di costituirsi in PARTITO informato ai
principi suesposti�.
Dopo la guerra, al Congresso di Bologna, ottobre 1919, questo
programma fondamentale fu modificato[1]. Noi rimanemmo tuttavia nel
Partito, per non dividere la classe lavoratrice, per prospettare e
propagandare i nostri principii fra il proletariato momentaneamente
acceso di tutte le passioni e i miraggi diffusi dalla guerra e
dall�esempio di Ungheria e di Russia, e conia certezza che ben
presto esso si sarebbe ricreduto. Infatti, mentre a Reggio Emilia
nel 1920 in una mozione riaffermavamo tutti i nostri principii, a
Livorno nel gennaio 1921 uscivano dal Partito gli estremi seguaci
del verbo di Mosca, Rimaneva per� il massimalismo, con tutte le sue
incertezze tra le parole e la pratica, tra la adesione ai metodi di
Mosca e l�aperto ripudio; fino al Congresso di Roma, ottobre 1922,
quando (con voti 32 mila contro 29 mila unitari, oltre 3 mila
astenuti e 8 mila non votanti!) furono espulsi i socialisti
colpevoli di avere tenuto fede alle nostre origini, e di non aver
volato cedere alle illusioni della violenza e della dittatura.
Formammo allora il Partito Socialista Unitario, che si chiam� con
questo nome anche per significare che vi avevano diritto di
cittadinanza non solamente i socialisti di destra, ma tutti i
socialisti che avevano votato contro la scissione del Partito, e che
non avevano voluto sottoporsi alla dittatura della cosidetta
Internazionale di Mosca; mentre rimasero dall�altra parte i fautori
della divisione, che volevano deviare il socialismo italiano nelle
nuove illusioni del comunismo.
Cos� non vi pu� essere pi� alcuna confu�sione: - tutti i socialisti
sono e possono essere con noi nel nostro Partito - fuori di esso
sono tutti i comunisti, siano essi comunisti di fatto e di nome;
oppure continuino nell�equivoco di prima.
Quello che intendiamo per metodo democratico.
Il Partito Socialista Unitario repugna dal metodo
della Dittatura e della violenza. Esso riconosce che in fatto la
violenza non pu� essere cancellata dalla storia, e che occorre anche
prevederla per difendersene; ma non pu� e non deve accettarla come
metodo. Esso subisce in questo momento la dittatura di una fazione
favorita della classe capitalista; ma a tanto maggiore ragione non
pu� indicarla come propria aspirazione ideale. La guerra, che noi
detestiamo fra le nazioni, neppure la desideriamo fra le classi,
perch� non risolve definitivamente nessuna quistione, ma tutte le
perpetua in un�alterna vicenda di oppressioni e di distruzione dei
migliori prodotti della civilt� e del lavoro.
I socialisti credono invece condizione necessaria per lo sviluppo e
l�emancipazione della classe lavoratrice, il metodo democratico e
una atmosfera di libert� politica.
Ci� non vuol dire, come alcuni temono; che noi vogliamo resuscitare
gruppi e situazioni parlamentari di una certa democrazia che diede
tanta prova della sua incapacit� e mancanza di dignit�. Ma riteniamo
che lo stesso interesse che hanno gli operai, i contadini e i
lavoratori intellettuali a un regime politicamente libero e civile,
abbiano tutti i ceti medi, e possono averlo anche l'industria, il
commercio, l'agricoltura, intesi come produzione e non come
parassitismo.
Poich� libert� non significa licenza, n� democrazia dovrebbe
significare disordine o incapacit�.
Noi. riconosciamo alle maggioranze liberamente associate il diritto
di dirigere la cosa pubblica, e il diritto di difendersi contro i
tentativi di sopraffazione di minoranze e di gruppi che pretendono
di conquistare il potere con la violenza. Ma contemporaneamente deve
essere riconosciuto e difeso ad ogni costo, per ogni minoranza, per
ogni gruppo e per ogni persona, il diritto di propagandare il
proprio pensiero e la propria dottrina, il diritto di vita, di
riunione, di associazione, di stampa, per cercare di conquistare
liberi consensi e di divenire maggioranza, influendo frattanto sulla
cosa pubblica in ragione della forza di interessi e di idee
rappresentati.
Non sempre � vero, le maggioranze hanno ragione, e non sempre i
liberi regimi rappresentativi sono stati i migliori; ma, in
confronto delle oligarchie e delle dittature, hanno almeno il
vantaggio della libera critica e quindi della capacit� di correggere
i propri errori, attraverso una consapevole rivalutazione della
realt�.
L�aperto e libero contrasto dei partiti permette alle masse di
formarsi una coscienza pi� sicura dei propri diritti e doveri ; e
permette anche quella reciproca influenza e trasfusione di forze e
di idee, in che si sostanzia il vantaggio della graduale
trasformazione e del progresso in contrasto col metodo distruttivo,
che � poi il pi� dannoso di tutti.
La libert� politica del cittadino non � veramente sufficiente, fino
a quando manca la libert� economica del lavoratore, che per vivere
pu� essere costretto a rinnegare o nascondere le proprie idee. Ma
l�uno � fondamento indispensabile per raggiungere l'altra.
La classe che forma la grande maggioranza di coloro che lavorano e
producono, � certa di conseguire e mantenere il governo della cosa
pubblica, Via via che essa conquista coscienza dei suoi diritti e
capacit� di adempiere al proprio dovere di solidariet� con i
compagni di lavoro e di sofferenze.
Lotta di classe.
Siamo quindi anche per la lotta di classe e non per
la guerra di classe.
Lotta di classe, cio� difesa del lavoro sul terreno economico, per
l� ascensione continua della forza, e della capacit� dei lavoratori,
che devono tutelare i loro salari e limitare sempre pi� il
parassitismo capitalista. Lotta di classe, cio� difesa del lavoro
sul terreno politico, per rivendicare ai lavoratori, che sono la
grandissima maggioranza, il diritto di influire e di governare anche
la cosa pubblica.
Lotta di classe, non per distruggere in un'eterna contesa le fonti
della produzione; ma per aumentare la produzione regolandola
nell�interesse della, collettivit� operosa e non di una oligarchia
sfruttatrice dei lavoratori e dei consumatori. Lotta di classe, non
per emancipare una classe e opprimerne un�altra; ma perch� tutti i
privilegi di classe siano aboliti, e tutti i cittadini siano eguali
di fronte all�obbligo di cooperare alla produzione della ricchezza e
al maggior benessere economico.
Lotta di classe, non per mantenere l'odio del pezzente contro chi �
ben vestito: ma per suscitare in ognuno la dignit� di uomo e
l'aspirazione o la capacit� di elevarsi : non contro i propri
simili, ma nella coordinata armonia di tutti per la comune
ascensione. Lotta di classe, non per raggiungere una impossibile
uguaglianza meccanica di tutti gli uomini; ma per dare a ogni nato
di donna la possibilit� massima di sviluppare le sue capacit� e
attitudini al lavoro a vantaggio della collettivit�.
Collaborazione.
La lotta per la redenzione della classo lavoratrice
esclude indubbiamente quella pretesa armonia delle classi, che si
fonda ipocritamente sulla conservazione del privilegio della classe
dominante.
Ma non esclude la eventualit� e la possibilit� di collaborazione di
classi e dipartiti diversi.
Gi� ogni forma di convivenza civile importa necessit� pi� o meno
manifesta di cooperazione e crea coincidenze obbiettive,
automatiche, involontarie di interessi. Tanto pi� strette e
frequenti esse sono nella societ� moderna in cui i legami e le
interdipendenze tra individui, tra ceti, tra popoli, tra continenti,
si vanno ogni giorno moltiplicando e intrecciando.
Nel campo stesso dei rapporti tra capitale e lavoro, mentre vi �
lotta per la divisione del profitto, vi pu� essere coincidenza
d�interesse nello sviluppo dell�azienda e nell�aumento o
miglioramento della produzione. La lotta in ogni caso deve colpire
il parassitismo, non la produzione; altrimenti i colpi
rimbalzerebbero sul lavoro medesimo e sui consumatori.
D�altra parte pu� essere anche utile e opportuna, agli stessi fini
di redenzione della classe lavoratrice, una collaborazione con
gruppi o partiti di classe diversa. Se un gruppo borghese, per
esempio, all�intento di ottenere una migliore produzione, vuole
favorita la istruzione popolare, conviene a noi di appoggiarlo
contro gli altri che preferiscono la ignoranza del popolo. Se una
parte della borghesia � con noi concorde nel volere ri�stabilita la
libert� dell�organizzazione operaia, la libert� del voto, la pace
internazionale ecc., sarebbe delittuoso lasciarla in minoranza di
fronte alla dominazione di altri gruppi pi� reazionari, invece di
aiutarla a formare contro questi urna maggioranza vittoriosa.
Il contratto eventuale con altri gruppi non diminuisce per nulla,
nelle sicure coscienze, gli ideali pi� vasti e lontani, n� la
volont� di attuarli integralmente ; e pu� permettere intanto di.
raggiungere le tappe pi� vicine, comuni anche ad altri, nelle quali
sia pi� facile rinsaldare le capacit� dei lavoratori per ulteriori
sviluppi. Praticamente, � tutta una questione di dignit� e di
misura, di accortezza e di saldezza, affinch� il contatto non devii,
non snaturi, non corrompa, e da esso derivi il massimo di vantaggio
e il minimo di danno.
La Nazione.
Ci accusano di essere contro La Patria. Da un lato la
aspirazione internazionale del proletariato per la propria
emancipazione di classe, dall'altro la avversione che spesso
concepisce il lavoratore, l�emigrante verso la �Patria� che gli
appare avara ed ingrata, perch� egli la confonde col regime sociale
che vi domina, hanno diffusa l�opinione di una indifferenza o di una
avversione socialista alla nazione. Codesta opinione si � accentuata
per l�atteggiamento da noi tenuto verso la guerra: perch�, eravamo
stati avversi alla guerra, si diede ad intendere che noi fossimo
nemici della Patria e volessimo la sconfitta dell�Italia.
La verit� � che la nazione � una realt� geografica e storica,
economica e politica, entro cui tutti viviamo e cresciamo. Fingere
di ignorarla o di essere indifferenti alle sue sorti, sarebbe come
dire che ci � indifferente che il proletariato italiano viva in un
paese a sviluppo capitalistico o nel centro dell�Africa; abbia cio�
o non abbia le condizioni prime del suo dimani socialista.
Il socialismo, anche rispetto alla nazione, vive in una situazione
analoga in certo modo a quella in cui si trova rispetto al capitale.
Deve nello stesso tempo operare a trasformare il regime, per
trasferire sempre pi�.�il potere da una oligarchia di classe alla
collettivit� lavoratrice; e deve operare e cooperare a mantenere e
aumentare il patrimonio di prosperit�, di sviluppo di progresso
della nazione, perch� ci� risponde non solo all�istinto di
cittadini, ma anche all�interesse di socialisti.
Anche in una guerra, in una crisi conseguente a una politica di cui
non � nostra la responsabilit�, noi siamo legati alla sorte della
nazione. N� vale il dire che poich� d�altri � la colpa, altri pensi
a risolvere la crisi: la colpa �! di altri, ma le conseguenze sono
di tutti, sono anche nostre, e ricadono pi� spesso sulle spalle del
proletariato.
Quindi noi intendiamo operare per una pacifica convivenza tra le
nazioni, anzi per ottenere che la solidariet� e la forza dei
lavoratori organizzati di tutto il mondo facciano cessare o
impediscano definitivamente conflitti e guerre. Ma, se frattanto un
esercito di rapinatori volesse valersi, delle armi per togliere ai
cittadini di una nazione il frutto sudato del loro lavoro, o per
sottoporli a un regime di schiavit� politica e economica, �
indubitabile la necessit� della resistenza di tutti i lavoratori,
per non cadere nella doppia schiavit� del capitalismo nazionale e
del capitalismo dello Stato invasore. Il caso della Germania e della
invasione della Ruhr � ancora davanti ai nostri occhi.
L�Internazionale socialista.
Ma ci� non importa, anzi esclude ogni complicit� con
gli opposti nazionalismi, e ogni adesione alle lotte tra i diversi
capitalismi.
Il nazionalismo infatti non si limita a promuovere lo sviluppo di
una nazione nella propria capacit� di produzione o di coltura; ma
assai pi� si .fonda sulla forza materiale e sulla capacit� di
dominare altri popoli e di sfruttarli. Esso vuole arrecare ad altri
un male di cui pur vuole difendere se stesso ; e dal conseguente
contrasto dei nazionalismi nemici, sorge una continua cagione di
armamenti offensivi e di guerre, le quali non hanno mai altro
risultato che di creare una nazione di oppressori e una di oppressi,
e di distruggere periodicamente enormi ricchezze e vite umane.
II socialismo, al contrario, vuole la libert� di tutti i popoli e
non pu� ammettere che la libert� e il benessere di una nazione si
fondino su la schiavit� e lo sfruttamento di un�altra. Se esso lotta
contro lo sfruttamento tra cittadini di uno stesso Stato, tanto meno
potrebbe consentire a quello esercitato da uno Stato contro i
lavoratori di un�altro. Anzi, dal rilievo sperimentale e costante,
che le cause vere dei conflitti tre le nazioni sono quasi sempre le
esagerazioni del nazionalismo, la degenerazione dello spirito di
difesa in quello dell�aggressione, e il contrasto oscuro dei
capitalismi; e le conseguenze sono un aumento di sofferenza e di
impoverimento dei lavoratori vincitori e vinti, la, perduta libert�
dei vinti, la dittatura o la reazione nei vincitori, e la
seminagione di nuove cause di conflitto - il partito socialista trae
motivo per una assidua azione internazionale avversa ai conflitti e
alle guerre.
L�azione internazionale � in perfetta relazione con l�amore dei
socialisti italiani per il loro paese, in quanto l�Italia ha tutto
da guadagnare gialla pace e dal ristabilimento dei rapporti
economici; mentre assai pericolose e dannose alla nazione sono certe
unioni o alleanze pi� o meno manifeste tra Governi borghesi contro
altri Governi, per costituire monopolii economici', preparare
guerre, o togliere comunque la libert� ad altri popoli. Il
capitalismo, che pi� si. vanta di essere paladino della patria, in
realt� � stato il pi� sollecito a tessere rapporti con capitalismi
esteri, quando gli parve utile, e talvolta raggiunse il risultato di
promuovere il lavoro con i capitali delle nazioni pi� ricche,
tal�altra invece, assecondando scopi politici di asservimento e di
odio nazionale, ebbe a sacrificare il lavoro anche alla,
speculazione straniera.
L�Internazionale socialista mira invece a difendere e sostenere
sempre la comune causa del lavoro, contro il parassitismo e la
speculazione sfruttatrice dei diversi capitalismi. Dovr� quindi
tentare o favorire ogni iniziativa che dirima i conflitti tra i
popoli, li associ con vincoli pacifici, eviti o faccia cessare le
opposte violenze e minacce. Dovr� favorire il formarsi di una vera
Lega della nazioni, e pi� immediatamente degli Stati Uniti d�Europa,
che si sostituiscano alla frammentazione nazionalista in infiniti
piccoli stati turbolenti e rivali. Dovr� rafforzare i sentimenti di
solidariet� tra i lavoratori di tutto il mondo, per modo che si
aiutino scambievolmente nella, comune opero, di redenzione sociale;
dovr� sopratutto sospingere in ogni nazione la classe lavoratrice al
potere politico, per assicurare il suo massimo interesse alla pace
universale e alla prosperit� di tutti coloro che lavorano, e per
preparare in un pi� lontano avvenire il regno universale del
lavoro[2].
Lo Stato e il Comune.
La nostra posizione ideale e pratica rispetto alla
nazione, si ripete in certo modo anche rispetto allo Stato che � la
struttura storico-politica con cui. la classe dominante ha
congegnato e consolidato il suo potere. Anche qui si ripete il
contrasto tra la concezione catastrofica e la gradualista: abbattere
lo Stato o trasformarlo? negarlo o penetrarlo?
Idealmente lo Stato, dovrebbe rappresentare la generalit� di tutti i
cittadini su un determinato territorio; spetta ad esso emanare e
custodire le leggi che regolano i rapporti civili; senza uno Stato e
senza leggi, sarebbe il disordine, la sopraffazione brutale di un
individuo contro l�altro o di gruppi di cittadini contro altri.
Se lo Stato � governato dalla classe capitalista, nostro compito non
� quello di abbattere senz�altro lo Stato, ma di rafforzare la
nostra propaganda e la lotta civile, affinch� i lavoratori che
costituiscono la maggioranza, acquistino sempre maggior peso nello
Stato, fino ad avere il potere politico, per trasformarlo ed
amministrare la cosa pubblica a beneficio di tutti coloro che
lavorano e producono in modo socialmente utile.
Se le norme che regolano attualmente le funzioni e la costituzione
dello Stato, non tengono sufficiente conto degli interessi e delle
aspirazioni della classe lavoratrice, i socialisti devono dare opera
affinch� siano modificate, e trasformate.
Se dello Stato s�impadroniscono minoranze faziose le quali
pretendono, con la violenza, di negare alla maggioranza il diritto
di scegliersi i suoi governanti, e alle minoranze il diritto di
propaganda, la prima necessit� � di riconquistare ai cittadini gli
elementari diritti civili di libert�.
Ma dello Stato, civilmente governato dai rappresentanti della libera
maggioranza, conviene riconoscere in un certo senso l�autorit� e il
diritto di difesa. Vi � anche un interesse dei lavoratori a una
custodia severa delle leggi, a una giustizia imparziale e
indipendente, a una finanza rigorosa che stabilisca il pareggio tra
le entrate e le spese e non diminuisca mai il patrimonio collettivo.
Non � contro di queste che lotta il proletariato ; ma contro
poliziotti o giudici che, invece di rendere giustizia., si mettono
al servizio della fazione dominante, e contro la finanza fatta nel
solo interesse della classe che cerca di rovesciare i pesi della
guerra sulla classe lavoratrice o che abbandona il patrimonio
collettivo a privati e ingordi speculatori. Non � dalle distruzioni
e dal disordine, ma dallo sviluppo economico e morale che il
socialismo attende il proprio avvenire.
Come lo Stato, cos� il Comune rappresenta in pi� piccolo territorio
la collettivit�. Determinato il suo campo d�azione, gli deve essere
lasciata autonomia sufficiente a raggiungere i fini proposti. Non
pu� essere consentito alla prepotenza di un Governo, n� a un gruppo
di facinorosi, di sostituirsi alla rappresentanza della libera
volont� popolare o di ostacolarne l�azione contenuta dentro i limiti
della legge. Ricordiamo l�opera svolta dai Comuni socialisti,
specialmente avanti la guerra, in fatto di igiene, istruzione,
viabilit�, edilizia ecc. Purtroppo in non poche parti d�Italia, di
fronte a una borghesia arretrata e feudale, e nella assenza di vere
e ardite correnti democratiche, tocc� al nostro Partito, e a.
lavoratori anche meno esperti, di. adempiere anche al compito di un
generale rinnovamento civile, che potrebbe chiamarsi presocialista.
Una tale opera noi riprenderemo con incrollabile fede, con la
convinzione che nel Comune noi possiamo anticipare quei modi di
convivenza, quella prova di famiglia umana solidalmente unita in
mutui scambi di forza, di opere, di servizi, che risponde alla
nostra ideale speranza.
L�organizzazione economica.
In materia economica il Partito socialista intende
esplicare una duplice azione: per l'organizzazione dei lavoratori e
per la trasformazione dell�economia privata capitalista in economia
collettiva.
L�organizzazione dei lavoratori in leghe di miglioramento e
resistenza � lo strumento pi� semplice e pi� pronto alla lotta di
classe. L�interesse immediato dei lavoratori, siano essi contadini,
operai, impiegati, maestri, ecc., li porta a riunirsi in
associazioni, che sostituiscano il contratto collettivo a quello
individuale, che regolino i turni di lavoro in confronto della
disoccupazione, che conquistino o difendano un migliore trattamento,
anche diminuendo di altrettanto il profitto capitalistico, ecc.
I socialisti devono quindi dare opera assidua per promuovere,
estendere, migliorare le organizzazioni dei lavoratori, federarle
secondo i mestieri e le professioni, confederarle nella unione di
tutta la classe lavoratrice. Non vi � bisogno di chiedere alle
organizzazioni economiche di assumere una marca politica, poich� la
loro azione spontanea � gi�. per se stessa indirizzata nel senso
della lotta di classe e delle finalit� socialiste. Conviene soltanto
illuminarne l�indirizzo e il fine, e quindi non sacrificare
l'avvenire agli utili immediati, commisurare l�azione alla capacit�,
rilevare sopratutto la solidariet� fra tutti i lavoratori per non
cadere nei facili egoismi di categoria, e non confondere la buona
lotta contro il profitto capitalista con i monopolii e gli eccessi,
che si riperquotono poi a danno di tutti i consumatori, o che
ostacolano uno sviluppo della produzione, o che causano distruzione
di ricchezze a danno di tutti i. cittadini.
Essenziale a questi scopi � la liberta dell�organizzazione,
l�indipendenza da Governi o da partiti o da gruppi che servono
interessi opposti, e un ordinamento interno che dia alla massa
lavoratrice coscienza e capacit� di diri�gersi democraticamente e
secondo l�interesse sociale, contemperando le necessit� della realt�
pratica con le aspirazioni finali.
Movimento cooperativo.
Accanto alla resistenza, l�azione cooperativa, nel
campo dei consumi, del lavoro, della produzione, del credito
costituisce la migliore preparazione dei lavoratori per abilitarsi a
sostituire gradualmente la gestione collettiva nell�interesse
generale, alla gestione e alla speculazione privata, eliminando il
parassitismo degli intermediari.
I socialisti non si limitano quindi alla creazione e alla diffusione
di Cooperazione, ma vi debbono portare dentro tutto lo spirito della
loro dottrina, affinch� esse non degenerino in nuovi strumenti di
speculazione, non si chiudano a vantaggio di pochi individui, non
moltiplichino organi inutili e costosi, non dimentichino la
coordinazione tra produzione e consumo, e non disperdano gli utili
ma li adoperino a. costituire i primi nuclei di patrimoni
collettivi, capaci di aiutare nuove istituzioni per la classe
lavoratrice.
Le Cooperative non chiedono privilegi agli Enti pubblici, ma quelle
provvidenze che le mentano almeno a parit� di condizioni di fronte ,
alle imprese capitalistiche private, e quelle agevolazioni che sono
dovute a chi dimostra di operare non per interesse particolare ma
della collettivit�.
La gestione collettiva della ricchezza e della
produzione.
Alcuni esperimenti mal riusciti dei periodo di
guerra, e le deficenze di alcune aziende industriali dello Stato o
dei Comuni nel dopo-guerra, hanno dato pretesto a una nuova campagna
contro l�intervento degli Enti pubblici nell�economia dei cittadini,
e contro ogni forma di gestione collettiva.
Quegli stessi industriali o agrari che, coi dazi di dogana
protettori dei loro prodotti, mettono dalla loro lo Stato contro i
consumatori quegli stessi partecipanti ad imprese bancarie e
speculative che hanno richiesto l�intervento dello Stato per sanare
i loro fallimenti nel dopoguerra, si sono dati a predicare la pi�
assoluta indipendenza dell�economia privata dallo Stato, non appena
l�intervento dello Stato accennava a mettersi dalla parte della
classe lavoratrice.
Ebbene, noi siamo invece per la libert� economica l� dove il
protezionismo doganale serve non allo sviluppo di nuove industrie
adatte al clima locale, � necessarie per difendersi dal monopolio
altrui, ma soltanto al mantenimento del parassitismo di una
categoria di cui tutti i consumatori pagano il prezzo, e ad elevare
barriere tra popolo e popolo, che favoriscono nuovi conflitti; e
siamo contrari agli interventi statali che servono all�incremento
non della ricchezza nazionale, ma soltanto di quella di alcuni ceti
plutocratici privilegiati. Affermiamo invece la utilit�
dell�intervento pubblico in favore delle classi lavoratrici, che
sono le sole le quali abbisognano realmente di avere integrata la
deficienza economica individuale con provvidenze collettive.
Noi socialisti rivendichiamo anzi l�ideale della socializzazione dei
mezzi di produzione e di scambio, attuata progressivamente secondo
le convenienze pratiche e l�utilit� economica; cos� che i mezzi e
strumenti di produzione non siano il monopolio di una minoranza, ma
di tutti attraverso la Societ�.
Noi non siamo socialisti di Stato e quindi non ci toccano i falliti
esperimenti di una mal diretta burocrazia statale. Ma pi�
praticamente e generalmente possiamo constatare che i fallimenti
dipesero piuttosto dall�improvvisazione, dalla cattiva
organizzazione, dalla mancata coordinazione e dalle circostanze
speciali degli ultimi anni; e che d'altra parte, la collettivit� ha
sopportato spesso maggiori aggravi per analoghi o peggiori
esperimenti del l'iniziativa privata.
Se lo Stato si � dimostrato inferiore in alcune gestioni economiche,
ci� non significa che essenzialmente non possa e non debba fare
altro che il soldato il poliziotto e l�esattore; ma pu� significare
soltanto che una organizzazione statale costituita e indirizzata a
prevalenti scopi di tutela dei privilegi di istituzioni, caste e
gruppi ristretti, non � addetta alle nuove funzioni che la
partecipazione della classe lavoratrice alla vita pubblica esige. Se
un ordinamento burocratico-amministrativo si � dimostrato inadatto a
un�azienda industriale, ci� significa soltanto che l�ordinamento
deve essere trasformato o migliorato, ma non tocca il principio
dell�economia collettiva. Occorre in ogni caso alla gestione
pubblica un contributo di volenterosa e operosa coscienza da parte
degli addetti e dipendenti, la quale si acquista e si forma
attraverso le dure esperienze pi� che con prediche astratte o con
minacce di violenza.
L�interesse alla produzione.
Consci di tutte le difficolt� che rappresenta una
trasformazione sociale quale noi auspichiamo e del tempo che essa
richiede, noi non chiediamo improvvisazioni che, fallendo,
debiliterebbero il nostro principio. Dobbiamo dedicare Ogni nostro
sforzo alla preparazione tecnica delle nuove esperienze, e difendere
frattanto vigorosamente il patrimonio collettivo e degli Enti
pubblici dall'assalto della speculazione dei mediatori e degli
assuntori., che possono chiudere i loro bilanci privati all�attivo
ma a danno della collettivit�, per mezzo di sussidi statali, di
differenze nelle consegne patrimoniali, di ,elevati prezzi per i
consumatori, ecc.
Lo sviluppo della produzione in tutti i campi � in cima ai nostri
pensieri; ma appunto perch� diventi coscienza e volont� di tutto un
popolo lavoratore, occorre che sia sentito come un interesse
collettivo; occorre liberarlo dalla speculazione dei ceti
plutocratici che ne sequestrano l�utile a proprio esclusivo
vantaggio.
Solo promuovendo e regolando la produzione nell�interesse detta
collettivit�, si potr� sanare il contrasto attuale di grandi emporii
di merci invendute, accanto a grandi masse di cittadini che ne
abbisognano ma non le possono comprare: di grandi estensioni di
terreni incolti e mal coltivate o di fabbriche abbandonate, accanto
a folle di disoccupati che chiedono invano lavoro. Solo con
l�intervento di forze, collettive si sono potuti e si potranno
ancora meglio compiere grandi lavori di. bonifica, di irrigazione,
di colonizzazione, di comunicazione, che attendono di essere
compiuti, specialmente nel mezzogiorno d�Italia, e ai quali il
diritto assoluto di propriet� privata oppone l�inerzia e gli
ostacoli maggiori.
La cultura del popolo.
Ma il primo elemento necessario per una migliore
produzione, � senza dubbio la istruzione, la cultura del popolo;
cio� non quella istruzione che serve a pochi per spostarli dal
lavoro produttivo o per farne degli sfruttatori del lavoro altrui;
ma quella diffusa in tutta la massa, per farla divenire tutta capace
di una pi� intensa e migliore produzione, nella grande gara fra i
paesi civili del mondo.
Riaffermiamo e rivendichiamo tutto il nostro interesse alla
istruzione e alla educazione dei lavoratori. Strumento primo e
validissimo della loro emancipazione, condizione prima
dell�albeggiare della loro coscienza di classe; requisito e mezzo
indispensabile per dare vita durevole alle loro organizzazioni, alla
loro convivenza. e per offrire ai dubitosi e agli avversari la prova
della possibilit� di un mondo pi� consapevolmente e liberamente
umano e civile: l'istruzione e la elevazione morale dei lavoratori �
il primo e l'ultimo anello della catena dei nostri principii e dei
nostri atti.
Se il determinismo ci insegna che tale elevamento non pu� essere,
inizialmente, se non conseguenza di un minimo di pane e di benessere
materiale; noi sappiamo altres� che esso diventa ben tosto a sua
volta coeff�cente ed impulso di ulteriori conquiste economiche e
sociali per la classe lavoratrice ; ed ogni conquista deve
accompagnarsi alla aspirazione e alla volont� di vivere una
esistenza pi�. alta e pi� degna, per i diletti dello spirito, per la
finezza dei sentimenti, per una pi� elevata coscienza di s� e del
diritto e del dovere e della vita morale.
Il socialismo non sta per noi in un aumento di pane e in pi� alto
salario; bench� anche questo sia sacrosanto e indispensabile a ogni
altro elevamento, bench� quelli che affettano di spregiarlo come
materialismo, non abbiano alcuna intenzione di digiuno. Il
Socialismo parte dalla realt� dolorosa del lavoratore che giace
nella abiezione e della servit� materiale e morale, e intende e
opera a sollevarlo e a condurlo a miglioramenti economici e
intellettuali, a Libert� Sociale e a Libert� Spirituale, sempre pi�
alte. Vuole cio� formare e realizzare in lui l�Uomo che vive,
fratello e non lupo, con gli Uomini, in una umanit� migliore, per
solidariet�, e per giustizia.
[1] La mozione dei massimalisti � la seguente:
�Considerando che la guerra, accelerando in Europa e specialmente in
Italia per la inflessibilit� dell�opposizione socialista, i processi
di decomposizione borghese, ha aperto il periodo in cui il
proletariato � organizzandosi per il predominio politico ed
economico � deve pervenire alla propria emancipazione merc� la
socializzazione dei mezzi di lavoro e la gestione sociale della
produzione:
�che la conquista dei poteri pubblici, affermata come mezzo all�uopo
necessario nel programma del 1892, non pu� essere nella sua fase
definitiva il risultato di una graduale penetrazione legalitaria, ma
� ove non si verifichi la volontaria e non prevedibile resa della
borghesia � essa non pu� essere se non il risultato del cozzo finale
pi� o meno violento, delle classi in lotta;
�che il proletariato, pervenuto alla conquista del potere politico,
deve procedere nel regime di dittatura di classe alla ricostruzione
economica sulle basi socialiste fino all�abolizione delle classi che
sopprimer� lo sfruttamento dell�uomo sull�uomo;
�che ci�, pi� che da una vera e propria revisione del programma del
189�2, discende dalla sua interpretazione rivoluzionaria ormai
acquisita e dal potere sovrano che il Congresso ha di svilupparla in
armonia col dinamismo storico e colle necessit� finalistiche della
lotta di classe;
����
�delibera di����
instituire: �a) un Consiglio socialista con rappresentanze di
lavoratori presso ogni seziono per lo studio di questioni politiche
ed economiche, con particolare riguardo ai problemi che incomberanno
localmente alla Dittatura Proletaria per la trasformazione sociale;
b) un Consiglio socialista centrale, presso la Direzione del
Partito.... per indirizzare i Consigli locali... e per approntare
impalcatura all�azione della dittatura classista del
proletariato...�.
[2] Tutti i partiti socialisti del mondo si sono riuniti ad Amburgo
nel maggio 1923 per la ricostituzione della Internazionale dei
lavoratori socialisti, che era stata purtroppo spezzata dalla guerra
Europea. Ad Amsterdam continua ad avere sede la Internazionale dei
Sindacati operai.
L�Internazionale di Mosca, che assunse arbitrariamente il nome di
III Internazionale, � in realt� una Internazionale
esclusivamente'comunista, e ha subito dimostrato di rappresentare,
pi� che una unione dei lavoratori delle varie Nazioni, uno strumento
dell�attuale Dittatura russa.
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