Filippo Turati nacque a Canzo (Como) il 26 novembre
1857 da Pietro e da Adele Di Giovanni. Ricevette dal padre, alto
funzionario dell�amministrazione austriaca poi passato a quella
italiana, un�educazione conservatrice, alla cui influenza si
sottrasse definitivamente negli anni del liceo a Cremona e
soprattutto dell�universit� a Pavia e a Bologna, dove si laure� in
Giurisprudenza nel 1877. Stabilitosi a Milano, frequent� gli
ambienti della Scapigliatura e della sinistra democratica e laica,
guardando con particolare favore all�affermazione delle scienze
sociali, che gli sembravano offrire strumenti analitici nuovi ed
essenziali all�agire pratico in una societ� che acquistava caratteri
di massa sempre pi� marcati. Si inser� nel dibattito allora di
attualit� sul positivismo giuridico pubblicando nel 1882 su �La
Plebe�, rivista aperta allo sperimentalismo socialista, il saggio
Appunti sulla questione penale, con cui pose l�accento sulle cause
sociali del delinquere in polemica con le teorie di Cesare Lombroso
sull��atavismo� e sul �delinquente nato�. Nel 1885 collabor�
all�inchiesta promossa da Agostino Bertani sulle condizioni
sanitarie delle popolazioni agricole.
Del positivismo coltiv� quelle componenti che si prestavano ad una
lettura democratica e antimetafisica, come quella accreditata da
Roberto Ardig� contro Terenzio Mamiani, e al recupero della
tradizione �liberale� del pensiero nazionale che identificava in
Domenico Romagnosi, Gaetano Filangieri, Giambattista Vico, Galileo
Galilei e Giordano Bruno. In questo contesto prese netta distanza
dalle teorie di Darwin e dall�individualismo a tinte antisocialiste
di Spencer. Si interess� di antropologia e di psicologia, come
scienze del rapporto tra uomo, societ� e natura, cio� tra
condizionamento ambientale e progresso, tra ereditariet� e atti, tra
moltitudine e individuo, tra irrazionalit� e razionalit�. Di tali
interessi rimase sedimentata in lui la convinzione che la
rivoluzione sociale non fosse un atto determinato nel tempo, ma
l�esito di un�evoluzione tale �da riempire di s� tutta un�epoca�, e
che il politico dovesse sempre confrontarsi con le istanze
collettive pi� profonde e di lungo periodo, ricavandone nella
distinzione tra �politica quotidiana, romana�, attenta agli
equilibri di governo, e �politica delle masse�, consapevole dei
grandi flussi storici nazionali nei quali �molto pi� � l�inconscio,
il subcosciente, l�inevitabile�.
Nel 1885 conobbe a Napoli Anna Kuliscioff, con cui era stato in
corrispondenza l�anno precedente in occasione di una campagna
solidale con le vittime dello zarismo. La Kuliscioff, che divenne la
compagna della vita, ebbe una grande influenza sulla sua formazione
culturale e politica, allargandone gli interessi sul versante del
movimento operaio internazionale, costituendone l�interlocutrice
attenta e talvolta severa, e poi il filtro intelligente per le
relazioni personali e politiche. Si costitu� allora un vero e
proprio sodalizio umano e politico-culturale, straordinario per
intensit� e durata, particolarmente efficace nelle assenze da Milano
di Turati a seguito del mandato parlamentare ricoperto dal 1896.
Segu� con partecipazione la nascita del Partito operaio, nato in
Lombardia in analogia con quanto avveniva in molti paesi europei, e
ne prese le difese nel processo a carico dei suoi dirigenti nel
1887. Pur rilevandone il limite nel riferimento esclusivo al lavoro
manuale, Turati riconobbe all�operaismo il merito di fare leva
sull�organizzazione autonoma - in leghe e in societ� di mestieri,
con finalit� mutualistiche, di resistenza e politico-culturali - di
quel proletariato nel cui sviluppo materiale e morale riponeva le
condizioni stesse del progresso della societ�. Allora acquis� una
diffidenza sostanziale verso tutte le forme di �riformismo
dall�alto� o �di Stato� nelle quali il mutamento prescindesse dalla
partecipazione attiva e consapevole dei lavoratori.
Nell�acquisizione graduale di una visione classista dei rapporti
sociali matur� l�adesione al socialismo inteso innanzi tutto come
�un fatto� connesso al �divenire sociale�, cio� �un indirizzo frutto
di osservazioni, di adattamenti continui all�ambiente storico�, il
quale si sarebbe realizzato attraverso �tutta una lenta e graduale
trasformazione, anzitutto dell�ossatura industriale [...], poi e
coerentemente, una trasformazione e un elevamento, non meno lenti e
graduali, del pensiero, delle abitudini, delle capacit�, delle
stesse masse proletarie�. Turati si convinse che alla prospettiva
del socialismo, in quanto �fatto intimo e fatale� della storia,
attribuisse un carattere di scientificit� il marxismo, conosciuto
nella versione tardo-engelsiana e inteso, in quanto sistema aperto e
suscettibile di successive integrazioni e correzioni, non in maniera
conflittuale o alternativa, bens� come integrazione e
perfezionamento dei confronti delle �nuove� scienze sociali, di
matrice positivista. Dal marxismo ricav� i fondamenti dell�azione
politica, affinando il concetto della lotta di classe e l�obiettivo
della conquista del potere attraverso l�organizzazione politica
della classe operaia, autonoma a distinta, in una prospettiva finale
vagamente collettivista. Negli anni �90 fu il principale attore
della sua volgarizzazione in Italia, non con finalit� speculative,
ma prevalentemente politiche volte alla definizione dell�identit�
del movimento socialista e soprattutto alla costruzione del Partito
nazionale dei lavoratori, secondo le procedure tipiche della II
Internazionale fondata nel 1889.
Nel 1889 fond� la Lega socialista milanese, con l'obiettivo di
superare tanto l�operaismo, ormai in una situazione di stallo quanto
la subalternit� alla democrazia borghese. Nel 1890, insieme ad
Antonio Labriola, con il quale mantenne rapporti epistolari
difficili, invi� a nome dei gruppi socialisti italiani un messaggio
di saluto al congresso di Halle della socialdemocrazia tedesca. Dal
febbraio 1891 prese a corrispondere con Friedrich Engels, e tale
corrispondenza mantenne fino alla morte di questi nel 1895.
Nell�agosto 1891 tramite la Lega socialista indisse a Milano un
congresso nazionale dal quale usc� l�impegno per la costituzione del
Partito dei lavoratori italiani, poi varata nel 1892 al congresso di
Genova, con l�esclusione degli anarchici e degli operaisti
esclusivisti, ma con l�adesione di tutte le altre correnti
socialiste e operaiste. Turati comprese tra i primi la funzione
essenziale del partito nazionale in una societ� tendenzialmente di
massa, nella quale faceva il suo prepotente ingresso il proletariato
di fabbrica a seguito dello sviluppo del settore secondario e
dell�urbanesimo, si andavano sindacalizzando strati consistenti di
lavoratori dei campi, si �facevano popolo� gli impiegati e i
dipendenti pubblici dando vita a forme associative analoghe a quelle
degli operai, l�allargamento dell�elettorato poneva nuove esigenze
di mobilitazione del consenso, in generale gli interessi di
categoria si diversificavano e si strutturavano. E non a caso alla
prospettiva partitica rimase sostanzialmente sempre fedele, anche in
posizione talvolta defilata e minoritaria. Ne deriv� l�interesse
verso talune categorie di lavoratori, di cui assunse il patrocinio
in Parlamento e nei corpi consultivi dello Stato, come nel caso dei
postelegrafonici e dei ferrovieri. Al fondo, tese a identificare la
funzione sociale dell�operaio colto e organizzato con lo stesso
progresso e a riconoscere un fondamento etico al lavoro stesso.
Per Turati il Partito socialista era nato sulla preesistente trama
di gruppi di matrice democratica, ma non meno in funzione alle
divisioni e alle debolezze di essa, palesi nella tendenza al
verbalismo e al formalismo, e soprattutto nella incapacit� di
rafforzarsi su basi di massa. E proprio dal confronto con la realt�
�gelatinosa�, velleitaria e perfino elitaria della democrazia
italiana, manifest� l�ammirazione verso la socialdemocrazia tedesca,
capace, a suo avviso, di coniugare pensiero e azione per disciplina
e proselitismo.
Ai fini del suo disegno politico Turati si avvalse, a partire dal 15
gennaio 1891, della rivista �Critica sociale�, rilevata e
trasformata dalla precedente �Cuore e critica� di Arcangelo Ghisleri.
Nel panorama assai ampio delle pubblicazioni consimili, essa si
caratterizz� per vitalit� e durata, tanto da considerarsi fino
all�avvento del fascismo �il centro intellettuale� del movimento
socialista italiano nella versione riformista e gradualista. Turati
la utilizz� per recuperare l�impegno civico in un confronto
costruttivo con il mondo del lavoro; per tessere una fitta rete di
relazioni con esponenti del socialismo europeo, accreditandosi,
anche cos�, come leader autorevole, certamente il pi� conosciuto e
apprezzato all�estero; per dare respiro e risonanza all�attivit� del
gruppo parlamentare socialista di cui fu solerte e costante
ispiratore; per attuare una vera e propria �guida socialista alla
politica�. La rivista bimensile non solo diffondeva tempestivamente
un messaggio politico ripreso e dilatato dalla stampa locale, ma era
centro di un�intensa attivit� editoriale, raccogliendo in opuscolo
gli articoli pi� significativi o i discorsi parlamentari, svolgendo
opera di distribuzione anche di saggi non propri, in particolare con
la �Biblioteca di propaganda�, che nel 1894 contava gi�
ottantaquattro titoli. La rivista trascur� volutamente la tematica
pi� propriamente scientifica e filosofica, e si indirizz� verso la
cultura che �pi� si accostas�se alla vita e all�esperienza comune�,
cio� si rivolse alla �media della gente colta� piuttosto che a
ristretti cenacoli di specialisti e di intellettuali. Nel perseguire
tale obiettivo riallacciandosi al �pensiero nazionale� laico e
liberale filtrato per �le vie nuove� del positivismo e attraverso la
lettura marxista, Turati pose il problema, allora centrale,
dell�accesso democratico alla scienza e alla cultura e
dell�accostamento di queste alle �grandi correnti della vita
popolare� il cui centro unificante e vivificatore vide �nella
immensa folla proletaria�. In ci� mantenne un impegno costante, pur
passando dall�iniziale prevalente obiettivo della volgarizzazione
del marxismo a quello successivo della socializzazione della cultura
elementare e tecnico-scientifica, e del patrimonio storico-artistico
nazionale, anche mediante l�iniziativa della diffusione del libro
attraverso il circuito delle biblioteche popolari. Nell�attribuire
un ruolo importante all�intellettuale nel mutamento della societ�,
Turati si adoper� per rompere la tradizionale osmosi risorgimentale
tra la ristretta e omogenea classe dirigente, il vertice degli
apparati burocratici e il mondo accademico, e per superare al tempo
stesso la figura dell�intellettuale giacobino.
Una volta risolto il problema prioritario della costituzione e
dell�insediamento del partito nell�autonomia e nella distinzione,
Turati rifugg� ben presto da posizioni di isolamento intransigente e
dogmatico, che gli sembrarono condannare all�impotenza, ricacciando
le forze di democrazia borghese su posizioni conservatrici o dando
pretesto a quelle pi� reazionarie per atti illiberali. Secondo una
prassi ammessa e teorizzata dalla socialdemocrazia europea per i
paesi pi� arretrati, respinse la tesi della borghesia come unica
massa reazionaria e ricerc� costante- mente un dialogo con quella
parte che consider� �vera e propria; giovane intraprendente,
moderna�, perch� pur curando il proprio interesse, anzi per
attendervi meglio, avrebbe riconosciuto i diritti di tutte �le
classi operose�, ivi compresi quelli del proletariato contrastando
�il superstite medioevo economico e morale, delle vecchie baronie�,
cio� dei ceti agrari e della grande propriet� assenteista del
Mezzogiorno, degli ambienti aristocratici e militaristi. Richiamando
l�attenzione sull�antagonismo della rendita fondiaria non solo verso
il salario, ma anche nei confronti del profitto, di fatto la indic�
a nemico prioritario e irriducibile.
L�impegno di Turati, per lo pi� in minoranza, perch� il partito
superasse il �semplicismo� della posizione ufficiale di assoluta
chiusura con le forze affini e di sconfessione dei moti che non si
proponessero il trionfo immediato degli ideali socialisti, si defin�
in occasione delle convulsioni autoritarie della classe dirigente
negli anni �90. Di fronte alle misure repressive assunte dal governo
crispino il 3 gennaio 1894 contro i fasci siciliani, ai quali
riconobbe almeno l�anima se non la forma della lotta di classe,
Turati utilizz� la corrispondenza con Engels sui tempi e sulle
modalit� della ibrida �rivoluzione italiana� nel richiamo al
Manifesto (�il Vangelo del socialismo moderno�) per accreditare la
tattica transigente e l�ipotesi che nelle condizioni arretrate
dell�Italia l�appoggio dei socialisti ad un eventuale moto
rivoluzionario dovesse avere almeno un obiettivo concreto: la difesa
della libert�, considerata un valore in s�, premessa di qualsiasi
programma, anzi condizione stessa del confronto politico. In questo
ambito, anche per contrastare la legge sul domicilio coatto e le
disposizioni di Crispi contro il partito, nell�ottobre 1894 fond�
insieme a repubblicani e radicali la Lega per la difesa della
libert�. Qualche anno pi� tardi, il 9 maggio 1898, in occasione
dello stato d�assedio proclamato a Milano a seguito dei moti per il
pane e contro il carovita Turati fu arrestato e privato
dell�immunit� parlamentare, e il Io agosto venne condannato a dodici
anni di prigione dal tribunale militare. In carcere Turati rest�
quattordici mesi, beneficiando dell�indulto nel giugno 1899. Da tale
dura prova, aggravata dal ritorno della nevrosi di giovent� e dalle
preoccupazioni per la salute della Kuliscioff, anch�essa arrestata e
condannata, Turati usc� definitivamente confermato nella convinzione
dell�indissolubilit� della lotta per la democrazia da quella per il
socialismo, nonch� della necessit� di una partecipazione pi� intensa
e matura alla vita pubblica. Sulle colonne di �Critica sociale�
aveva gi� sollecitato la discussione per �un programma pratico�: fin
dal 1892 a favore dei contadini prendendo occasione dalle polemiche
sul rapporto tra socialismo e popolazione; poi sull�interventismo
statale e sul liberismo, nei confronti del quale si dichiar� �di
regola� favorevole, e comunque sempre ai fini dell�abolizione dei
dazi sul grano, ma con l�ammissibilit� di eccezioni nel settore
industriale e militare; infine su obiettivi di democratizzazione e
di ammodernamento della societ� che costituirono la piattaforma
rivendicativa �minima� prospettata ai congressi nazionale del
partito dal 1893 al 1897, e infine definitivamente varata al
congresso di Roma del 1900.
Nel dibattito sul revisionismo Turati assunse una posizione
apparentemente defilata, attento a non compromettere le relazioni
personali e politiche costruite negli anni precedenti nell�ambito
del socialismo internazionale, dove ufficialmente prevalse la linea
ortodossa, e soprattutto per non offrire argomenti ai suoi nemici
interni, a cominciare da Enrico Ferri, leader della corrente
intransigente rivoluzionaria, che dal 1901 condusse contro di lui
un�acre polemica. Present� tuttavia la Bernstein-Debatte come �la
benefica scossa recata nel seno del socialismo teorico e pratico�
nella rinuncia al dogmatismo e per la valorizzazione data del
�nuovo� rappresentato dalla impetuosa crescita del movimento
sindacale e associativo. Non segu� Bernstein nella considerazione
della �moltitudine di gradazioni intermedie� e della �scarsa
omogeneit� della classe operaia� per accreditare l�alleanza
strategica con le forze di democrazia borghese; ma ancor pi�
respinse la prospettiva del rifugio della classe operaia nella
�integrit� del suo isolamento�, attribuita a Kautsky. Si riconobbe
piuttosto nella posizione di Jaur�s, definita �riformista� o
�dell�azione�, e torn� ad auspicare il superamento delle discussioni
astratte e oziose sull��ora del paradiso� per lavorare invece
�sempre, ogni ora, ogni minuto, all�aumento del socialismo� (�vivere
sempre in stato di grazia socialista�). Di Jaur�s condivise la tesi
che i partiti socialisti, nati da �un forte contrasto� per
diffondere la coscienza dei nuovi bisogni, si adattassero
gradualmente alle pieghe della societ�, passando
dall�internazionalismo alla nazionalizzazione, dal catastrofismo
allo �sviluppo di germi nel passato gi� contenuti�, assumendo le
caratteristiche infine di �partiti governanti� (e poi, semmai, �di
governo�). L�orientamento antidogmatico e antiretorico indussero
Turati ad assumere dopo il 1903-4 un atteggiamento critico verso
l�Internazionale socialista, che defin� �un Sinai internazionale da
cui si proclamavano generalit� vacue e sonore�, impegnato nelle
dispute sulla definizione del socialismo pi� che a operare in quanto
�vivo parlamento mondiale dei lavoratori�. Egli indic� di contro �il
terreno delle singole nazioni [...] in nesso alla realt� vivente e
multiforme, limitata nello spazio e nel tempo�, come l�unico che
consentisse di svolgere l��opera positiva�, cio� di accumulare
�larga massa di esperienze� e di risultati partendo dai quali fosse
possibile �fare rifiorire� la stessa Internazionale, finalmente �in
carne ed ossa�.
Turati, che aveva preso parte ai congressi socialisti internazionali
di Bruxelles e di Zurigo nel 1891 e 1893, e che fece parte del
Bureau dell�Internazionale dalla sua costituzione nel 1900 fino al
1908, and� progressivamente disertando le riunioni dei socialisti
europei, polemizzando ora apertamente contro la socialdemocrazia
tedesca, accusata di �impotenza� politica, ma prendendo pure le
distanze tanto da Bernstein quanto da Millerand e dallo stesso
Jaur�s, i quali tutti, a suo avviso, avevano mancato nell�obiettivo
di condurre a fondo il rinnovamento programmatico e il radicamento
nazionale del socialismo riformista non evitando il rischio
dell�isolamento e dei compromessi, e non riuscendo a portare con s�
la gran parte delle organizzazioni dei lavoratori. I tempi di tali
polemiche erano dettati anche dall�evolversi della cosiddetta lotta
di tendenza all�interno del socialismo italiano, dove Turati, leader
riconosciuto della corrente riformista e gradualista, si confront�
prima contro la coalizione intransigente rivoluzionaria di Enrico
Ferri, Costantino Lazzari e Arturo Labriola, eterogenea ma
risultante temporaneamente vittoriosa al congresso di Bologna del
1904, la quale godeva delle simpatie degli ambienti
dell�Internazionale, a cominciare da Kautsky; poi si impegn� nella
dura lotta ai sindacalisti rivoluzionari, risoltasi positivamente
con la fondazione della Confederazione generale del lavoro nel 1906
e il loro abbandono del partito; infine nei confronti degli
integralisti di Oddino Morgari. Uno dei motivi centrali della lotta
di tendenza in Italia fu la diversa valutazione della natura della
svolta liberale che, in coincidenza con una fase di alta congiuntura
economica e di sviluppo industriale, agli inizi del secolo si
concretizz� nella formazione del governo Zanardelli-Giolitti, al
quale guard� con favore. Con Giovanni Giolitti, dominatore della
scena parlamentare fino al 1914, Turati non ricerc� mai un�alleanza
stabile e vincolante quanto la convergenza su alcuni obiettivi
essenziali: la lotta alla rendita; il superamento dei conati
autoritari con la riaffermata neutralit� dello Stato nei conflitti
di lavoro e in generale l�interpretazione liberale dello Statuto
albertino in cambio dell�accantonamento della questione monarchica,
nonch� il progressivo ma decisivo allargamento del consenso
popolare; il sostegno alla organizzazione degli interessi, che sul
versante del mondo del lavoro avrebbe significato la piena e
definitiva legittimazione della rappresentanza politica e sindacale;
la introduzione di un�avanzata legislazione di tutela del lavoro e
l�avvio di quello che si sarebbe chiamato lo Stato sociale,
chiamandone alla definizione le rappresentanze dei lavoratori e dei
datori di lavoro in appositi organi consultivi dello Stato; la
politica estera di raccoglimento o del piede di casa. Nell�ambito di
tali premesse il socialismo riformista di Turati contribu� in
maniera decisiva a fissare alcuni dei caratteri fondamentali e a
radicare nel territorio le istituzioni della si�nistra italiana:
dalla rete associativa e cooperativa, alle strutture sindacali
territoriali e verticali nell�ambito della Confederazione generale
del lavoro, alle amministrazioni locali rosse.
Agli inizi del secolo Turati aveva definitivamente acquisito il
concetto che il riformismo dovesse fissare i risultati e le
conquiste in istituzioni legali. Abbandonata la tesi dello Stato
come comitato di affari della borghesia, si era fatto sostenitore
della democratizzazione e dell�ammodernamento di esso attraverso la
rivalutazione dell�istituto parlamentare, che ben presto elesse a
sede privilegiata del confronto politico, e per la quale reclam� il
suffragio universale, lo scrutinio di lista, l�introduzione della
proporzionale e l�indennit� dei deputati. Sostenne la
riorganizzazione dello Stato, reso permeabile alla partecipazione
dei lavoratori nei corpi consultivi, sulla base della rivendicata
autonomia dell�ente locale, definito �la patria pi� vera� e la
cellula fondamentale della societ� in grado di soddisfare i bisogni
essenziali dell�individuo e della collettivit�, fino a porsi,
insieme alla societ� cooperativa, come fattore di orientamento e di
razionalizzazione del mercato. Gli attribu� finalit� sociali, con
l�erogazione di servizi assicurativi e forme varie di intervento,
specialmente sul mercato del lavoro. Non mise mai in discussione la
meta finale della collettivizzazione, ma la ridusse sempre pi� a
tendenza al rafforzamento dell�area pubblica rispetto a quella
privata nella presunzione della prevalenza dell�interesse collettivo
su quello individuale. Manifest� sempre disagio sulle questioni
monetarie e finanziarie, ma riusc� a fare di �Critica sociale� il
punto di riferimento per una nuova leva di imprenditori e
amministratori pubblici impegnati nella ricerca di nuove forme di
attivit� economica non regolate dal puro profitto capitalistico, pur
operanti in regime di mercato.
Il riformismo sociale di Turati si scontr� innanzi tutto con i
limiti dello sviluppo e dell�industrializzazione di un paese
�secondo arrivato� con vaste aree di arretratezza, ci� che fin� per
accentuare e per rendere pi� palesi tradizionali squilibri, come tra
Nord e Sud, e per favorire imponenti fenomeni di mobilit� sociale
per l�allargamento del mercato nazionale e internazionale. Nel breve
periodo soffr� dell�inversione della congiuntura economica nel 1907,
che ebbe pesanti riflessi sul mercato del lavoro e sul costo della
vita, e pose l�esigenza di una ristrutturazione dell�apparato
produttivo, non sempre avvertita, in merito alla quale emerse un
ceto imprenditoriale pi� interessato a pervenire ad una diversa
gerarchia sociale che a mantenere relazioni industriali fondate sul
confronto paritario tra interessi organizzati, tanto pi� che ad esso
si accostarono i ceti agrari che mai avevano smesso la sorda
ostilit� contro l�ascesa del socialismo nelle campagne, nonch� parte
del ceto medio alla ricerca di una propria identit�. Finirono per
assumere carattere prevalentemente difensivo l�obiettivo della
socializzazione del sapere, elementare e scientifico, e la
sostanziale conferma della lettura tradizionale del �socialismo
scientifico� che la �Critica sociale� oppose al dinamismo aggressivo
delle correnti culturali antigiolittiane, per lo pi�
antidemocratiche e antiparlamentari, di destra e di sinistra, di
matrice antipositivistica, interpreti del culto della violenza e
della ribellione, dell�idealismo e del volontarismo. Sul piano
politico il socialismo riformista fu causa e prodotto insieme, tra i
pi� rilevanti, dell�allargamento della cittadinanza, nel passaggio
dal liberalismo risorgimentale elitario alla democrazia parlamentare
e di massa, scontandone tutte le difficolt� poi esasperate dalla
guerra e dalla crisi del dopoguerra. La convergenza con la politica
giolittiana fu messa a dura prova dai limiti riformistici della
�svolta liberale�, gi� dal 1903-1904, di cui furono sintomi
eloquenti la discussa gestione dell�ordine pubblico e
l�impaludamento dell�azione parlamentare. La prospettiva della
graduale integrazione politica e sociale delle masse nello Stato
liberale fu resa pi� ardua dalla sopravvivenza di aree diffuse di
sovversivismo all�interno del movimento operaio italiano,
specialmente in periferia, e, non meno, dal prevalere nel partito
della corrente intransigente rivoluzionaria nel 1912 e pi� tardi di
quella massimalista. Punto decisivo della divaricazione con le
classi dirigenti liberali, nonch� con parte della intellettualit� e
dei ceti medi, fu il venir meno della politica estera del piede di
casa.
Turati, pur non indulgendo mai alla �propaganda della pace fatta
arcadicamente�, considerava il confronto pacifico la condizione per
l�avanzata del socialismo, e poneva il riformismo sociale in
alternativa tanto alla �politica della disperazione� e della
violenza di cui scorse una riproposizione nel mussolinismo nel
1912-14, quanto al militarismo, anche nella versione irredentistica.
Semmai pass� dalla ricerca di amichevoli relazioni tra i partiti
socialisti come base per il mantenimento dell�equilibrio europeo, al
convincimento della necessit� di pervenire ad un nuovo ordine
internazionale retto da una rete di scambi commerciali in una
cornice liberista e di relazioni culturali, nonch�, all�indomani del
conflitto mondiale, di riconosciute autonomie nazionali ricondotte
entro �una cooperativa delle genti� e in una prospettiva di graduale
disarmo, garantite dalla Lega delle nazioni e infine dagli Stati
uniti d�Europa e d�America. Ritenne dunque che la guerra libica
inducesse il movimento socialista italiano a �tornare al paese� in
una intransigente opposizione politico-parlamentare. Fece tenace
propaganda perch� l�Italia si tenesse fuori dal �grande massacro�
nel 1914-15; poi, fallito tale obiettivo, tenne ferma la divisione
delle responsabilit� nei confronti delle classi dirigenti e degli
interventisti, senza tuttavia rinunciare ad un�intensa opera di
�croce rossa� a favore delle popolazioni, la cui evidente
contropartita fu la richiesta di garanzie contro l�ipotesi di una
svolta antidemocratica all�interno ai sensi della legislazione
straordinaria limitativa delle libert� individuali e di gruppo.
Nell�arduo sforzo di �guardare alle idee comuni superiori alle
contingenze� cerc� di salvare il futuro operando intanto per una
soluzione politico-diplomatica del conflitto, senza vincitori e
senza annessioni, specialmente alla fine del 1916. Per il
conseguimento della �pace con giustizia� ritenne poco probabili i
convegni socialisti del tipo di Kienthal e di Zimmerwald, iniziative
attribuite a gruppi minoritari e non particolarmente
rappresentativi, e in ogni circostanza, anche in netta minoranza, si
adoper� perch� almeno fossero inseriti in un contesto
istituzionalizzato - di partito, sindacato o, meglio, gruppo
parlamentare - e perch� pure formalmente non si configurassero
preclusivi nei confronti di una parte. In previsione delle
trattative per la pace nell�ottobre 1918 ispir� la mozione del
gruppo parlamentare socialista con cui si reclamavano il rispetto
del diritto all�autodecisione e �la convocazione di popoli e di
stati� nessuno escluso, il disarmo e il riconoscimento dei �diritti
sovrani del lavoro, unica forza ricostruttrice�. Trov� debole
l�azione dei socialisti italiani e europei nel merito dei lavori
della Conferenza di pace, di cui denunci� poi la �mostruosit� e il
fallimento per la clausola dei �popoli vinti�; e si appell� ai
partiti socialisti europei per un�iniziativa volta alla sua radicale
revisione. In Turati rimase sempre viva la convinzione del trauma
profondo prodotto dalla guerra sulla societ� europea e italiana in
particolare, fino a individuare in essa la motivazione essenziale
del crollo dello Stato liberale e dell�avvento del fascismo. Non a
caso alla cessazione del �clima di guerra� leg� la possibilit� della
ripresa del riformismo all�interno del movimento operaio italiano
con la fiducia che esso sarebbe risultato vincitore nel lungo
periodo.
All�indomani del conflitto mondiale rinnov� i contatti con i partiti
socialisti europei per la ricostituzione dell�Internazionale e
comunque per la creazione di un fronte comune alternativo al
bolscevismo. Richiamandosi al consueto schema evolutivo e
contrapponendo Marx a Lenin condann� fin dall�inizio la Rivoluzione
d�ottobre, e giu�dic� la posizione dei comunisti e dei massimalisti
italiani �strumento passivo� dell�Internazionale moscovita, a suo
avviso a servizio �della politica di un solo Stato�. Turati correl�
la ripresa di tali rapporti con l�esigenza dell�aggiornamento dei
programmi del socialismo europeo e italiano, che nella fase della
ricostruzione si trov� a confrontarsi con la rivoluzione bolscevica
e l�opportunit� di partecipazione al potere in regime borghese. Dopo
il successo socialista nelle elezioni politiche del 1919 accentu� la
tendenza della �Critica sociale� a farsi portavoce della �funzione
parlamentare� del partito, che ritenne essenziale per le sorti non
solo del socialismo italiano, ma financo delle istituzioni liberali.
Agli inizi del 1920, in collaborazione con Angelo Omodeo, Benvenuto
Griziotti e Vittorio Osimo, cerc� di delineare un programma d�azione
�serio e concreto� che consentisse di superare la crisi interna di
partito ponendo fine all�impotenza del massimalismo �spaccone e
inconcludente�, e non meno di invertire la tendenza �al precipitare
dello sfacelo� per l�impossibilit� a governare�. Turati faceva
affidamento sull�evoluzione in senso �laburista� del governo Nitti.
Tra la fine di febbraio e i primi di marzo 1920 Turati si impegn� in
defatiganti contatti per definire �il programma d�azione�, ma con
risultati parziali, tanto pi� che da tempo la sua persona - come il
riformismo - era oggetto di una durissima polemica interna di
partito, e le dimissioni di Nitti sembrarono fare mancare
l�interlocutore politico. Di ci� rest� traccia nel discorso
parlamentare noto con il titolo Rifare l'Italia, pronunciato nel
giugno 1920 in occasione della presentazione del quinto ministero
Giolitti, e di auspicio per il rilancio dell�intervento pubblico a
fini produttivi con la partecipazione delle organizzazioni del
proletariato in una rinnovata collaborazione con i �ceti operosi�.
Si risolse infine, specialmente dopo la caduta del primo governo
Facta nel giugno 1922, a sollecitare il gruppo parlamentare a
sostenere un ministero che �ripristinasse la legge e la libert�,
proposta che dette pretesto a nuove polemiche interne, per niente
ricomposte dopo la scissione del Partito comunista d�Italia nel
gennaio 1921, tanto che nell�ottobre 1922 si pervenne ad una nuova
scissione, quella dei riformisti che dettero vita al Partito
socialista unitario. Di questo fu eletto segretario Giacomo
Matteotti, ma Turati ne rest� il leader pi� autorevole.
Turati fu un irriducibile avversario del fascismo, di cui per�
sottovalut� la forte accelerazione sulla crisi
politico-istituzionale. N� trascur� alcuna occasione per opporsi,
senza tentennamenti, al governo Mussolini, ma risult� in ci�
indebolito dai vasti sostegni ad esso accordati anche dai potenziali
interlocutori, specialmente nelle file liberali e democratiche.
Rilanci� ancora l�esigenza della revisione politico-programmatica
del socialismo italiano, legandola alla lotta al fascismo, la quale
ne condizion� temi e tempi, in merito al rapporto tra socialismo e
libert� tra politica ed etica, tra educazione e azione. Anche per
questa via avvi� una riflessione autocritica, ma non �autodemolitoria�,
al tempo stesso personale e generazionale, specialmente sul punto
della eventuale partecipazione agli ultimi governi liberali.
Rispetto alla fase costituente degli anni '90, a Turati manc� la
possibilit� di un immediato riscontro politico, tanto pi� che la
svolta totalitaria del regime mise fine a tale esperienza che
altrove si conduceva con partiti socialisti al governo o in procinto
di giungervi. In misura proporzionale all�entit� della sconfitta
cerc� all�estero, sul piano diplomatico e nella solidariet� dei
partiti operai europei, la possibilit� di uscire dall�isolamento,
tanto che riprese, in et� avanzata, a partecipare alle iniziative e
ai convegni internazionali. Nutr� la speranza che dalla vittoria
liberal-laburista in Inghilterra e dalla conseguente formazione del
governo MacDonald nel gennaio 1924 derivassero positive
ripercussioni in Europa, ma si ricredette ben presto, dopo la visita
dei reali italiani a Londra.