RITRATTO DI UNA GENERAZIONE
IL COLLEGIO MUSSOLINI COME "UNIVERSITAS PERSONARUM"
Lettere a Giovanni Pieraccini (1937-1943)
a cura di Ginevra Avalle
Prefazione di Mauro Moretti
Piero Lacaita Editore
Nel volume � pubblicata per la prima volta la
corrispondenza diretta a Giovanni Pieraccini durante gli anni in cui
egli studi� al Collegio Mussolini (lontano precedente della Scuola
Superiore Sant'Anna) e negli anni immediatamente successivi. La
pubblicazione intende fornire uno squarcio della vita dei giovani
studenti, durante gli anni 1937-1943, divenuti in seguito personaggi
illustri della cultura e della politica italiana: l'economista
Giorgio Fu�, il magistrato Gian Paolo Meucci, il giurista e politico
Emilio Rosini, l'avvocato e parlamentare Raimondo Ricci, il
giornalista Massimo Monicelli e l'amico Brindo Fiorentini.
I documenti presentati, arricchiti dai profili
biografici dei singoli corrispondenti, permettono di delineare il
maturarsi di una coscienza antifascista e di illustrare un ritratto
particolareggiato di una generazione di cui Pieraccini � l'ultimo
testimone.
INDICE DEL VOLUME
Prefazione di Mauro Moretti
Introduzione di Ginevra Avalle
Corrispondenti di Giovanni Pieraccini (1937 � 1943)
Bindo Fiorentini
Giorgio Fu�
Gian Paolo Meucci
Massimo Monicelli
Raimondo Ricci
Emilio Rosini
La testimonianza di Giovanni Pieraccini
Galleria fotografica
Indice dei nomi
ALCUNE LETTERE DI
GIORGIO FUA' A GIOVANNI PIERACCINI
pubblicate nel volume
da Ancona, il 9/9/38
Rientrando in villa dopo una settimana di caccia trovo, carissimo
Giovanni, la lettera tua assieme ad altre numerose di amici e
conoscenti. Alcuni si sono sentiti in dovere di scrivermi in tono di
condoglianza per manifestarmi la loro solidariet�. Ma tutto ci� e
tutto il resto mi interessa molto meno di quello che scrivi tu: e
per questo a te rispondo prima che a qualunque altro. Assieme a te
comprendo nella risposta il caro Ranieri: ti prego quindi di passare
anche a lui la mia lettera.
Nel villaggio appenninico dove ho passato questi giorni non ho
sentito parlare altro che di selvaggina, di cani, di polveri (ma
solo per uso caccia) e di vini: ed anch�io non ho parlato altro che
di caccia e di vini, ed ho finito per non pensare d�altro che di
caccia e di vini. Occorre un certo sforzo per tornare cos� d�un
tratto ad argomenti tanto diversi.
Lo studio da me svolto di cui scrivevo a Ranieri concerneva una
posizione politica presto superata con gli ultimi decreti: tuttavia
esso mi offre anc�ra gli elementi per rispondere alle questioni
generalissime che trovo nella tua lettera.
Inutile ripetere quale sia la mia concezione del F. Coincide con la
tua, senonch� io rinunzio a porre l�idea Stato come principio
universale eterno, assumendola soltanto fra gli altri principii
propriamente �storici�. Del F. rimane quindi la coscienza della
storia (universale principio della contingenza, io dissi
compiacendomi dell�equivoco), ossia la coscienza dell�opportunit�
storica. Non � superfluo richiamarsi a Vico ed a Machiavelli, quale
io lo vedo.
Se ci troviamo d�accordo su questo modo di vedere la realt�
Fascista, dovremmo accordarci anche sulla importanza fondamentale
che qualsiasi concezione storicistica deve attribuire alle
contingenze di luogo e di tempo. Fu merito del F. uniformarsi
all�ambiente cattolico in cui doveva affermarsi, allo stesso modo
con cui si uniform� all�ambiente monarchico: con la sola differenza
che la monarchia si trovava imposta dalla tradizione politica della
Nazione, mentre il Cattolicesimo si trovava imposto dalla tradizione
religiosa, la quale costituisce uno strato incomparabilmente pi�
profondo e quindi incomparabilmente meno attaccabile del patrimonio
morale di una gente. L�Italia � totalmente ed intimamente cattolica.
Non va dato peso alle ingenue considerazioni di chi crede di
constatare che l�influenza della Chiesa sulle genti sia in declino:
non conta l�atteggiamento a volte pi�, a volte meno riverente dei
varii governi: quello che conta � il sentimento immutato dei popoli,
poich� sono i popoli a scrivere la storia sulla quale i governi
stampano i loro titoli. Quel movimento che voglia essere
assolutamente italiano deve dunque rendersi assolutamente cattolico.
E non si pu� essere cattolico se non in modo assoluto: poich�
toccare la dottrina religiosa in un solo punto vuol dire aggredirla
nella sua integrale totalit�.
Ecco spiegato a quale titolo io mi richiamavo alla tradizione: alla
tradizione come una di quelle forme di quell�ammbiente [sic] al
quale deve adattarsi l�azione delle forze operanti della storia.
Un altro colpo d�occhio sulla questione politica che ci interessa
potrebbe lanciarsi prendendo lo spunto dall�avvertimento del Duce:
�signori, o voi immettete il popolo nella cittadella dello Stato, ed
egli la difender�, o sar� al di fuori, ed egli l�assalter�. Non
possono sfuggire le conseguenze inevitabili di qualsiasi
provvedimento che renda meno libera la partecipazione di un gruppo
comunque individuato alla vita della comunit� politica. Questo
gruppo confinato al margine dello Stato non vedrebbe pi� nello Stato
una sublimazione del proprio io, ma piuttosto una contrapposizione.
E nel caso specifico il gruppo costituisce una potenza non tanto
materiale quanto piuttosto intellettuale e morale: potenza che �
stata sino ad oggi elemento della potenza fascista, e che forze
ancora pi� generose avrebbe immesso in essa con l�attenuarsi di un
certo atteggiamento antisemita soffuso in pochi campi del regime.
Non capisco l�opportunit� di alienarsi un elemento di potenza,
specialmente quando si consideri la criticit� del momento che la
storia d�Europa attraversa.
Tutto questo io dico perch� non credo � ed a me non manca esperienza
in proposito- alle pretese tendenze antifasciste naturalmente insite
nella psicologia d�Israele. Potrei documentare la mia convinzione.
Ma la cosa riuscirebbe tanto meschina come altre documentazioni in
senso contrario che capita di trovare nella stampa.
Riconosciuta l�incompatibilit� del razzismo con la coscienza
cattolica, prima di arrischiare un�azione contraria ad essa sarebbe
il caso di appurare la consistenza delle esigenze razzistiche della
nostra nuova situazione imperiale. Nel campo scientifico non ho
trovato nessun fondamento positivo. Mi chiedo se tu saresti in grado
di fornirmi qualche prova biologica in favore del razzismo. Nel
campo puramente politico, prima di assumere un atteggiamento
intransigente sarebbe opportuno studiare con cura la storia
dell�impero romano, del quale rivendichiamo l�eredit�. Certo esso
non conobbe razzismi. Voglio trovare il tempo per approfondire
questo studio quanto merita: al momento le mie idee non poggiano su
una cognizione sufficientemente solida.
Da queste poche e da altre considerazioni mi sono convinto che la
politica razzista si presenta storicamente inopportuna e quindi
contraria ai pi� sani principii della azione fascista.
L�inconsistenza del problema razzista non implicherebbe per�
l�inconsistenza del problema ebraico, il quale esiste ma come
problema religioso e proprio in termini opposti a quelli attualmente
presentati dalla polemica ufficiale. Esiste in quanto comprensibili
ragioni di fede (pi� che di coscienza razziale) tengono il nucleo
religioso ebraico, come d�altronde quello meno rilevante dei
Valdesi, chiuso in se stesso e restio ad ogni fusione con genti di
religione diversa, producendo conseguentemente, di riflesso, un
fenomeno di razzismo semitico che viene a coincidere con quella
posizione cui mirerebbero le direttive della politica razzista
fascista. L�inconcepibilit� di una separazione razzista all�interno
di uno stato unitario e totalitario non ha bisogno di nuove
dimostrazioni.
Il problema esistente � dunque religioso e potr� e dovr� presentarsi
in termini cattolici e antirazzisti.
La mia risposta alle vostre dissertazioni finisce qui. Mi auguro di
leggervi presto, in attesa di riprendere diretto contatto verbale a
Pisa. Certo torner�, anche se non fosse per continuare i miei studii
al Mussolini: in ogni modo mi auguro di non dovere rinunziare al
posto tanto caro.
Mi spiace che la lettera debba presentarsi a voi aridamente polemica
piuttosto che affettuosa al modo che mi sarebbe piaciuto, visto che
la simpatia nella nostra amicizia � cos� cordialmente reciproca.
Giorgio Fu�
[Lettera ds. con correzioni mss.; su carta intestata: GIORGIO FU� /
DEL COLLEGIO MUSSOLINI DI SCIENZE CORPORATIVE (PISA)]
2
anc�ra da Monte d�Ago
il 27. 9. 38 XVI
La tua lettera si chiude con un sorridente accenno ad una giornata
di caccia e ad un pranzo di caccia: io voglio riprendere lo stesso
tema per aprire la mia risposta. La prospettiva che tu mi presenti
mi seduce con irresistibile fascino sportivo e gastronomico, e sin
d�ora godo nel vagheggiarla. Ti racconter� che mi avvenne poco fa di
essere invitato da un amico cui avevo regalato una lepre da me
uccisa in montagna: l�aveva cucinata lui stesso � � un solenne
colonnello degli alpini � ed in modo veramente delizioso. Tengo a
disposizione la ricetta per il caso fortunato che c�piti di
applicarla. Un pranzo ben fatto, una tavola sorridente di volti
amici, una conversazione tranquilla che tratti di vino, di politica
e di cacciagione sono cose che fanno bene al corpo ed allo spirito.
Il godimento di un civet di lepre anaffiato [sic] di ottimo Barolo �
soprattutto spirituale. Su un piano differente, ma non a un grado
differente, che l�ouverture del Guglielmo Tell. Almeno per me.
Da un punto di vista ugualmente spiritualistico (quanto il tuo �
materialistico) io vedo anche la questione politico-filosofica di
cui trattiamo. Purtroppo, o piuttosto per fortuna, dobbiamo
riconoscere che l�obiettivit� che tu invochi non � conseguibile in
nessuna discussione. Ognuno di noi porta in essa la sua personalit�,
tanto pi� prepotentemente quanto questa � pi� forte.
Se non fosse cos�, non saremmo individui. Ed io sono un individuo
che va dando alle sue convinzioni forma sempre pi� spirituale. Che
si rifiuta di credere � almeno al punto in cui si trova oggi � che
il fatto spirituale della religione (e cos� di un dato mondo
culturale o artistico) sia il portato di fatti zoologici (la razza)
allo stesso modo come si rifiuta di credere che la superiore realt�
del pensiero sia prodotta da un materialissimo meccanismo della
sostanza cerebrale. Io sento lo spirito come potenza creativa e non
come prodotto. Dal mio modo ideale � intelligenza e volont�, dato
che si usa distinguere queste facolt� � dipende da quello che io
sar� nella vita: non le condizioni della vita determineranno il mio
mondo ideale. Esse influiranno in quanto determineranno in esso
certe reazioni, che per� saranno sempre reazioni mie,
personalissime. L�idea di Israele ha formato il popolo di cui tu
parli: non � il popolo zoologicamente (mi piace usare questa parola
dura) preesistente che ha fabbricato un�idea confacente ai suoi
bisogni. Sin qui non ho fatto altro che chiarire quella parte di
soggettivismo che io porto nella discussione. Ma posso tentare una
dimostrazione con elementi di comune esperienza.
In una famiglia ebraica un giovane abbandona la religione dei padri
per farsi cattolico: spesso lo vedrai messo al bando. La fanciulla
ebrea eviter� probabilmente di sposarlo. Eppure egli � sempre
semita: ma non � pi� ebreo. Ha sempre il naso grosso ed aquilino,
gli zigomi pronunciati, gli occhi obliqui, i capelli crespi: ma non
crede pi� alla missione d�Israele (idea, non razza) nel mondo. I
suoi figli, ebrei di razza ma non di fede, verranno considerati alla
stregua di ogni altro profano, n� si distingueranno dagli ariani o
dai mongoli. Se una distinzione si far�, non dipender� dalla forma
audace del naso, ma dalla particolare formazione morale e
intellettuale che persiste anc�ra nell�apostata come conseguenza
della educazione ricevuta e come impronta dell�ambiente. Che
c�entrino in un certo senso i cromosomi, lo ammetto: ma che ad essi
si debba attribuire importanza decisiva, lo nego.
Giorgio
[sul margine superiore della prima pagina]: Potrai mostrare ci� che
scrivo a Pieraccini se pensi che gli interessi. Salutami Berti
Mantellassi e Ruschi. Indirizza la prossima volta in citt�. G.
[Lettera ds. con correzioni mss non diretta a Pieraccini; su carta
intestata: GIORGIO FU� / DEL COLLEGIO MUSSOLINI DI SCIENZE
CORPORATIVE (PISA)]
3
Lausanne, il 15. 1. 39
Mantengo la promessa � che a te ho fatto con particolare seriet� �
di tenerti al corrente delle mie impressioni su Lausanne. Sono certo
che i tuoi dubbii sulla convenienza del Collegio siano scomparsi:
avrai provato quel simpatico affiatamento con i compagni di
segregazione, il cui ricordo tiene viva in me la nostalgia di Pisa.
Ma se invece una qualsiasi ragione ti fa propendere anc�ra al
cambiamento, allora lascia Pisa per Lausanne. Io sono assolutamente
soddisfatto di questa scuola, che non avrei potuto immaginare cos�
pienamente rispondente a tutti i miei desiderii. Si richiede una
certa assiduit� di frequenza, ma le lezioni sono in genere cos�
brillanti che seguirle diviene un divertimento. I professori offrono
larga assistenza: le biblioteche di cui disponiamo sono complete
sotto tutti i riguardi. Un centro di studi serio ed animato, nel
complesso. L�insegnamento dell�economia si trova in un�ora di
disorientamento. Nell�ottobre prossimo entrer� un nuovo professore
per sostituire il vecchio Boninsegni: e spezzer� la tradizione
lausannese, non appartenendo alla scuola di Walras e Pareto. Ma non
� detto che questo sia un male.
Boninsegni fa delle belle lezioni, eleganti e non certo astruse per
ora: ma si da [sic] forse pi� importanza di quello che sarebbe
desiderabile. Un giovane potr� ispirare ai suoi discepoli maggiore
confidenza. E portare delle idee nuove nella scuola un po�
tradizionale di Lausanne.
La ragione per cui soprattutto mi piacerebbe vederti qui � il campo
vastissimo ed insospettato, che ci si apre in questo paese, di studi
sociali.
Una mentalit� un po� diversa da quella cui ero abituato; una cultura
molto pi� estesa (nella mia pensione un operaio elettricista discute
con un commesso di negozio sulla rappresentanza di volont� e sulla
rappresentanza di interessi), un fermento di vita molto pi� attivo.
Sono certo che qualche tempo di studio in questo ambiente diverso
debba portare un buon completamento alla nostra formazione.
Dal punto di vista finanziario, facendo un�economia abbastanza
attenta si pu� vivere.
Voglio vedere se le mie impressioni ti interesseranno solo come
riguardanti la riuscita sistemazione di un amico, o se ti faranno
germogliare in capo progetti e piani. Mi piacer� leggere notizie
vostre.
Con affetto
Giorgio Fu�
2, Rue St. Pierre (Pension Mimosa)
[Lettera ms.]
4
Lausanne, 29 aprile [1939]
Caro Giovanni,
mi sono interessato di quel movimento letterario di cui ci �
avvenuto di parlare assieme. Ma non ho potuto avere nessun dato
preciso. La rivista mensile che usciva a Vienna non � pi� apparsa
dopo l�anno scorso: il redattore pare si trovi attualmente in
villeggiatura proprio presso Lausanne, ma anc�ra ne ignoro
l�indirizzo. A quanto mi � sembrato di capire dalla risposta che mi
ha dato proprio oggi un Professore dell�Universit� cui mi ero
rivolto in proposito, non sarebbe l�ex redattore di quella rivista
ad esplicare in questo momento la pi� rimarchevole attivit�, ma
piuttosto qualche nucleo che si � formato in diversi paesi d�Europa.
In ogni modo il Professore non prende in seria considerazione il
movimento, ed ha tenuto molto a ripetermi che � �terribilmente
confuso�. Se io riuscir� ad erudirmi di pi� in proposito ti terr�
scrupolosamente informato.
Ma i miei studii mi tirano da un�altra parte. Ho cominciato a
lavorare solidamente. Accorgendomi che l�Universit� di Lausanne mi
offriva al momento troppo scarse risorse specialmente in materia di
Economia, ho cominciato a frequentare regolarmente anche i centri di
studio che avevo a portata di mano a Ginevra. Passo l� due o tre
giorni della settimana (quando verr� il periodo degli esami dirader�
o sopprimer� queste gite), assistendo come auditore ai corsi
appassionanti dell�Insitut des Hautes Etudes Internationales, e
sfruttando il materiale abbondantissimo offerto dalla comoda
biblioteca della Societ� delle Nazioni. Sono veramente soddisfatto,
non tanto di quello che faccio per ora, quanto di quello che
immagino di poter fare in seguito in un ambiente tanto propizio al
lavoro. Rimpiango che a te sia impossibile, almeno al momento,
venire a completare i tuoi studii qui: pensa che persino a me, che
per quanto si sa non ho anc�ra obblighi di leva, sono state fatte
grandi difficolt� all�espatrio per motivi militari.
Salutami molto cordialmente Monicelli, ed anche gli altri amici del
Collegio. Con affetto.
Giorgio Fu�
[Lettera ds.; su carta intestata: GIORGIO FU� / DEL COLLEGIO
MUSSOLINI DI SCIENZE CORPORATIVE (PISA)]
5
Ginevra, 9.11.39
Profitto di un momento di sosta in biblioteca per mandarti un
saluto. Ascoltando poco fa, in materia di Diritto Costituzionale, la
storia della progressiva formazione della Confederazione Elvetica,
mi chiedevo se tu non ti sei mai interessato a questo capitolo certo
interessante. Ho pensato a te anche quando ho sentito raccontare,
appena arrivato qui, che quello scrittore di cui si parl� l�altro
anno � sempre in Svizzera ed ha l�intenzione di fondare una specie
di cenacolo proprio a Ginevra per tener desta la sua idea. Io gli ho
scritto, perch� ero curioso di conoscerlo, ma sino ad oggi non mi �
giunta risposta. Se avr� occasione di vederlo te lo racconter�,
sicuro di divertirti.
Sono ora stabilito a Ginevra, Pens. ne �Villa Mon Plaisir�, 14, R.
des Buis. Ma prevedo che dovr� trasferirmi presto a Lausanne per
preparare l�ultima pesantissima serie di esami. Qui faccio ricerche
per orientarmi nel lavoro di Tesi: e le ricerche sono molto
interessanti, ma sino ad oggi non conclusive. Saluto molto
cordialmente anche gli altri amici.
Giorgio Fu�
[Cartolina postale ms.; indirizzata a: Giovanni Pieraccini / via
Regia 44 / Viareggio / Lucca (Italie) � T.P.: Gen�ve 9.XI.39 21]
6
Lausanne, 7 Genn. 40
Avrai certo compreso che il fatto di non ricever nulla da voi mi
metteva in pensiero. Ho avuto le vostre notizie da Rugg, poi ho
letto il biglietto di Ran, e vi ringrazio dei saluti e degli augurii.
Mi dispiace di dover aggiungere a questi convenevoli la richiesta di
un piacere. Il mio esaminatore mi consiglia di preparare il Dir.
Amministr.[ativo] sullo Zanobini.
Non ho trovato il testo n� a Laus[anne] n� a Gin[evra]. Vorrei
sapere che non sia troppo lungo n� troppo pesante. Nel caso che tu
l�abbia letto o veduto, come suppongo, scrivemi [sic] se si mantiene
nei limiti del Perassi, p.[er] es.[empio], o del Santi Romano. Se li
superasse di molto non avrei il tempo, affannato come sono, di
prepararlo. E scrivimi anche se credi che potresti farmene spedire
un esemplare d�occasione da Pisa. Sono certo di riuscire noioso:
spero che saprai scusarmi. (Mi hanno fatto vedere un libro
pubblicato in U.S.A. l�anno scorso da un giornalista, �Union Now�.
Dei compagni mi raccontano che ha riscosso un�incredibile adesione
fra gli economisti della London School. L�ho trovato divertente, ma
denso di infantilismo americano. Preferisco leggere i discorsi di
Pio XII. Mi chiedo se destano tutta la eco che meritano.) Spero di
leggerti presto. A te ed agli altri amici il pi� affettuoso saluto.
Giorgio F.
Av. De l�Avant-Poste, 7, r.d.ch.,
Lausanne.
[Cartolina postale ds.; indirizzata a: Mr. Giovanni Pieraccini, /
via Regia (gi� Ferdinandea) / N.� 44, / VIAREGGIO / Lucca (Italie) �
T.P.: Gen�ve /7.I.40 22 ]
7
Ancona, 22 settembre 1940.
Sono felice di sapere che Giovanni Pieraccini � sempre vivo� Tanto
felice che non attendo neppure un�ora prima di rispondere alla tua
lettera.
Se � vero che la tua attivit� � stata incredibilmente rallentata in
quest�ultimo anno, ti � stato facile darmi in una ventina di righe
il quadro completo della tua vita. Io non potrei fare la stessa cosa
perch� dal novembre scorso a questo agosto ho vissuto ad un ritmo
accellerato.
Ho lavorato un poco come candidato al Doctorat di Lausanne, un poco
come studente del Graduated Institute of International Studies di
Ginevra, un poco come �studioso� (non voglio il termine paia troppo
importante) autonomo, infine anche come collaboratore privato di un
esperto di politica demografica.
Ho avuto contatti incredibilmente variati nel campo scientifico ed
anche in quello sociale. Pensa soltanto che a Lausanne avevo vissuto
qualche mese in un ambiente simpaticissimo di estrema destra:
interessi di banca, pregiudizii aristocratici, intransigenza
gesuitica� Da questo son passato direttamente, nel mio secondo
soggiorno a Ginevra, in ambiente quacchero. I Quaccheri si
definiscono �l�ala sinistra del puritanesimo� e mi hanno fatto
godere un�atmosfera di fratellanza umana, di liberalit�, di
semplicit� veramente cristiana. Ti potrei raccontare che ho cercato,
per quanto stava in me, di mettere in contatto di mettere in
contatto questi due ambiente opposti; e che ho ottenuto di affiatare
la figlia del banchiere Levi con un cinese di tendenze comuniste.
Ma preferisco rimandare i racconti alle conversazioni che
cominceremo presto a Pisa.
Sono sempre iscritto all�Universit�. Dar� alla prossima sessione
qualche esame, coll�intenzione di laurearmi a Luglio 1941 � forse in
Scienze Politiche invece che in Legge.
Ci incontreremo dunque in occasione dei prossimi esami. A questo
proposito mi permetto chiederti se potresti procurarmi per una
giornata lo Zanobini. Ho gi� dato un esame di Amministrativo a
Lausanne; e per prepararlo avevo anche acquistato questo testo;
purtroppo l�ho prestato ad un professore di l� e comincio a temere
che non potr� riavere i volumi in tempo utile per rileggerli prima
di affrontare lo steso esame a Pisa. Se tu li avessi a disposizione
ti pregherei di spedirmeli; nel caso poi che ti servissero in questi
giorni, mi basterebbe sapere di poterli rivedere per qualche ora
quando verr� a Pisa, alla vigilia dell�esame.
Capisci che non ho l�intenzione di accordare agli esami
un�importanza eccessiva. Sarei gi� contento di liquidarli, senza
nessuna ambizione di ottenere un successo brillante. Mi riprometto
invece per quest�anno, che passer� quasi tutto in Italia, la
soddisfazione di preparare un serio lavoro personale in materia
economica. Potrebbe servirmi intanto come tesi di laurea; ed essere
poi pubblicato negli U.S.A. � poich� vorrei fare l� un soggiorno di
studio, appena terminati gli studii di Pisa.
Per questa ricerca (il cui piano non � ancora precisato; esplorer�
probabilmente un settore del problema della disoccupazione) non
credo poter trovare a Pisa una documentazione sufficiente. Prevedo
di dover lavorare piuttosto a Roma, poich� l� esistono biblioteche
internazionali. Contavo di andarvi in ricognizione subito dopo gli
esami di Pisa; se per� gli esami ritarderanno molto, lo far� prima.
Mi occorre proprio aver qualcosa di interessante da fare; altrimenti
rischio di lasciarmi prendere dall�uggia; vi sarebbero sin troppe
ragioni perch� ci� avvenga.
Grazie di avermi segnalato Rosini; gli telefoner� questa sera e
spero che accetter� un invito a pranzo.
A presto. Cordialmente.
Giorgio
PER VISUALIZZARE IN ANTEPRIMA UN ESTRATTO DELLA
VIDEO INTERVISTA A GIOVANNI PIERACCINI A CURA DI ANDREA RAGUSA E
GIANNI SILEI
CLICCA QUI