SPAZIO LIBERO
�Spazio libero� sul sito della Fondazione di studi storici �Filippo
Turati� � aperto per rettifiche, puntualizzazioni e critiche,
specialmente in relazione all�uso non corretto della documentazione.
A tale decisione, la Fondazione � stata mossa da una esigenza di
libert� troppo spesso vittima del sensazionalismo e del pregiudizio.
Nello spazio sottostante, si d� conto degli interventi di Gaetano
Arf� e di Maurizio Degl�Innocenti in merito all�articolo di Roberto
Festorazzi, �Turati torni dall�esilio�, pubblicato con grande
risalto su �La Repubblica� in data 12 giugno 2004. �La Repubblica�,
nonostante gli affidamenti dati, non ha inteso pubblicare i due
interventi suddetti, dando chiara testimonianza di uso spregiudicato
della notizia. L�articolo di Arf� fu invece pubblicato poi su
�L�Unit� in data 19 giugno 2004.
Al Direttore de "La Repubblica"
Dr. Ezio Mauro
(con preghiera di pubblicazione)
Firenze, 15 giugno 2004
Egregio Direttore,
Nella mia qualit� di presidente della Fondazione di Studi
Storici "Filippo Turati", la quale ha raccolto in copia e originale
i carteggi di e a Turati e ne pubblica da anni lettere e scritti, ho
letto con interesse l'articolo di Roberto Festorazzi, "Turati torni
dall'esilio", pubblicato con grande risalto su "La Repubblica" del
12 giugno 2004. Il giornale sostiene che vi fu un "negoziato" fra
Mussolini e lo stesso Turati per il rientro di quest'ultimo, per la
precisione nel marzo 1929 e addirittura che "era stato lo stesso
leader socialista a sondare il terreno". Sorregge l'impianto la
copia di una lettera di Mussolini all'allora prefetto di
Milano, nella quale si farebbe cenno ad una precedente missiva
dell'amico A. Binda, che si sarebbe detto a sua volta certo di
interpretare i sentimenti di Andreina Gavazzi (figlia di Anna
Kuliscioff), a sua volta interprete delle "ansiose" attese di
Turati, esule in Francia. La copia della lettera � stata reperita
stranamente nelle carte dell'avvocato Diana, prefetto di Napoli dal
1951 al 1956, e gi� viceprefetto di Milano; non ne esiste
l'originale, n� sono conosciute ulteriori corrispondenze o documenti
che diano conto dei precedenti e degli esiti. Dei supposti sondaggi,
niente apparve negli anni considerati; n� il regime fascista ne fece
mai cenno o ispir� qualche zelante pubblicista a darne conto, pur
avendo un chiaro interesse a farlo. Nelle carte conservate dalla
Fondazione non esiste niente, neppure indirettamente, che possa
avvalorare la tesi de "La Repubblica". Di contro, troppi i passaggi
di mano ipotizzati, troppe le incongruenze per giustificare le
"intuizioni" di Festorazzi. Agli atti, suffragati da una grande
quantit� di documentazione riservata o meno in originale, proprio
nei mesi indicati - febbraio e marzo 1929 - risultano il particolare
attivismo di Turati nella preparazione del bollettino antifascista
"Italia" (che vide la luce infine nell'aprile 1929), di cui avrebbe
assunto la direzione; la promozione della conferenza internazionale
antifascista con contatti personali con i maggiori esponenti del
socialismo internazionale; l'indefessa attivit� nell'ambito della
Concentrazione antifascista, di cui era uno dei capi pi� autorevoli,
fino agli aspetti organizzativi e promozionali pi� minuti. Tutte
attivit� di grande rilievo nel segno di un'irriducibile opposizione
al regime fascista, per giunta assai poco consone a chi - per
ipotesi - avesse gi� pronte le valigie per tornare in Italia. Tutto
ci� si sarebbe potuto facilmente appurare leggendo i testi o anche
solo consultandoci. Non entro nell'immagine avvalorata da "La
Repubblica" di un Turati in balia degli eventi e incerto, che non ha
fondamento storico.
Cordiali saluti,
Maurizio Degl'Innocenti
Turati, la coerenza dell�esule
di Gaetano Arf�
Il commento alla lettera, pubblicata da La Repubblica il 12 giugno,
con la quale Mussolini si diceva disposto a consentire il rientro in
Italia di Filippo Turati si inserisce come tassello in un mosaico
predisposto nel filone storiografico del quale il presidente del
consiglio, con l�assistenza scientifica dal presidente del Senato, �
divenuto il pi� autorevole rappresentante. L�obiettivo � quello di
screditare col pettegolezzo maligno l�antifascismo e di presentare
Mussolini come un bonario padre-padrone che mandava i suoi
oppositori a villeggiare nelle isole del Mediterraneo, paradisi dei
turisti del giorno d�oggi. In questo caso la sua generosit� si
spingeva fino ad assicurare a Turati la protezione da ogni molestia
e a sospendere o addirittura a condonare la pena per l�espatrio
clandestino.
Non avanzo alcun dubbio circa l�autenticit� della lettera di
Mussolini n� sul fatto che Andreina Gavazzi Costa, figlia di Anna
Kuliscioff, abbia mosso dei passi per ottenere che al vecchio
compagno di sua madre � una coppia passata alla storia anche per
l�intensit�, la profondit� e l�altezza del sentimento che la tenne
unita � fosse concesso di venire a chiudere l�esistenza nella sua
Milano. Non credo, come si legge nel testo e si sottolinea nella
manchette, che sia stata di Turati l�iniziativa di �sondare il
terreno per il rientro�.
E� vero che Turati non accolse con giovanile entusiasmo la proposta
di evadere da quella grande prigione che era diventata l�Italia
fattagli da un gruppo di suoi compagni dei quali non si fa il nome,
ma che non erano degli anonimi scapestrati, che si chiamavano, gli
organizzatori della fuga, Carlo Rosselli, Ferruccio Parri, Sandro
Pertini, Italo Oxilia e Lorenzo Dabove, ma � anche vero che egli
accett� con lucida consapevolezza di affrontare le fatiche e i
rischi di un�avventurosa fuga e le durezze di un esilio senza
ritorno in obbedienza a quello che egli considera un imperativo
morale, quello di testimoniare di fronte all�Europa che esisteva
un�Italia che non era quella di Mussolini, l�Italia di Giacomo
Matteotti e di Giovanni Amendola. La prima tappa � la Corsica.
Appena sbarcato, racconta Rosselli, Turati �si alza stanco per la
terribile notte passata nella piccola barca e incomincia a parlare,
improvvisando, una delle causeries in cui andava maestro. Poi parla
della lotta per la libert� e saluta l�ospitalit� della libera
sorella latina. La stanchezza, la traversata, il mal di mare, tutto
finito. Il vecchio sauro scalpita. Il sangue sempre giovane ribolle�.
E� vero che egli arriv� in Francia vecchio e malato e che
soprattutto in una prima fase, di fronte alle difficolt�, anche di
ordine pratico, quelle di ambientarsi e di darsi un tetto, di
definire il propriostatus, egli fu colpito da attacchi di
nevrastenia di cui aveva sofferto da giovane e da cui era guarito,
diceva egli stesso, scoprendo il socialismo. Non � vero che egli
fosse ferito dalla contestazione della sua �leadership�, soprattutto
ad opera dei giovani di �Giustizia e Libert�:anche in Italia egli
aveva voluto essere non un capo ma un maestro, e come padre e
maestro lo am� e lo vener� e gli si strinse intorno nell�esilio
l�antifascismo democratico e socialista. E� vero che tra quei
giovani correvano, non nascosti, motivi critici su alcuni aspetti
della sua politica, ma Alberto Tarchiani, che ne era stato tra i
fondatori, simbolicamente collocava la nascita �spirituale� di
�Giustizia e Libert� nel giorno dell�evasione dall�Italia e
Rosselli, non sulla stampa, ma in una lettera alla madre scriveva di
essere andato a trovarlo �per una strana intuizione� il giorno prima
della sua morte e �sentii che non lo avrei pi� rivisto. Il volto
scarno, ingiallito, lo sguardo doloroso e quasi smarrito, non
lasciavano illusioni. Lo accarezzai, lo abbracciai ed egli dimostr�
con una forte stretta di ricambiare. Marion (sua moglie) lo rivide
la sera. Lo rivivo ora scorrendo le sue pagine ingiallite e, se
anche debbo mantenere intatti molto giudizi, non posso non sentire
una immensa ammirazione per una coerenza cos� lucida, cos� diritta,
mantenutasi ininterrotta per quasi cinquant�anni�, e ai �giellisti�
si deve un volantino diffuso clandestinamente in Italia nel quale si
legge che �Filippo Turati entra oggi nel Pantheon degli spiriti
magni che diedero la loro vita per l�Idea�. E si potrebbe
continuare. Nessuno mai gli rimprover� l�antibolscevismo, posto che
i bolscevichi, vale a dire i comunisti, erano ancora obbligati a
creder nella �tesi� del socialfascismo, della equiparazione, cio�,
al fascismo di tutto l�antifascismo non comunista, e sulla tomba di
Turati Togliatti depose dalle pagine di Stato Operaio un volgare
serto di insulti.
E� infine del tutto indegno di fede che nel 1929 Turati abbia
vagheggiato un ritorno in Italia. La lettera di Mussolini � datata 6
marzo 1929. E� il mese nel quale il carteggio di Turati, pubblicato
da Maurizio Degl�Innocenti, registra una fitta corrispondenza con i
maggiori capi delle socialdemocrazie europee nelle quali il presunto
pentito profonde tutte le sue energie per organizzare un grande
convegno internazionale contro il fascismo. Nell�aprile di quell�anno,
minuziosamente preparato, e durer� fino alla sua morte, diretto e in
buona parte composto da lui, il bollettino �Italia� che fornisce
alla stampa europea un documentato notiziario intorno ai fasti e
nefasti della politica fascista.
L�ultimo suo grande discorso � del luglio del 1931, men di un anno
prima della morte. Fu tenuto a Vienna in una riunione della
Internazionale socialista e ha accenti profetici: lo sbocco del
fascismo � la guerra, l�alternativa � la Federazione Europea.
�Quelcuno, - egli concludeva � un giorno pot� dire che il fascismo �
un affare interno dell�Italia. Quale acciecamento. (�) Spetta a noi,
socialisti italiani dispersi, che parliamo all�Internazionale a nome
di tutto il popolo italiano di ripetere incessantemente, di gridare
a tutte le orecchie: il socialismo, la democrazia, la pace, non
hanno nemico peggiore del fascismo. Se l�Internazionale vuole vivere
e agire essa deve a se stessa di abbattere il fascismo, per
l�Italia, per tutti i popoli (�)�.
Nel commento alla lettera di Mussolini questa altissima e
nobilissima figura diventa una grottesca caricatura, appare come un
vecchio querulo e bizzoso, geloso dei suoi pi� giovani compagni, che
sogna di tornare a Milano sotto la protezione del �duce�.
Sono stato per dieci anni direttore di un quotidiano e so quanto
forte sia la tentazione del colpo giornalistico. Ma chi se ne fa
autore ha il dovere di rispettare tutta la verit�.