"Il Corriere della Sera", 13 aprile 2004
La figura del deputato socialista a 80 anni dall'assassinio
IL MATTEOTTI INEDITO
UN UOMO OLTRE IL MITO
Immagini e documenti sul simbolo dell'antifascismo
di Marzio Breda
Una delle recriminazioni pi�
sconsolate di Norberto Bobbio negli ultimi anni riguardava l'amnesia
scesa sulla figura di Giacomo Matteotti. Il 3 agosto del 2000, dopo
aver scorso l'epistolario tra il martire socialista e la moglie,
confessava in una lettera inedita allo storico fiorentino Stefano
Caretti quanto lo angosciassero �l'indifferenza e l'ignoranza di
tanti giovani, alla cui scarsa attenzione sulle vicende del nostro
passato hanno contribuito i diversi revisionismi�. Lo preoccupava
che si fosse ormai pronti �a scordare come il regime fascista fosse
nato da un assassinio politico�: cio� ben prima che gli italiani
s�intorpidissero definitivamente in un consenso gi� intuito da Piero
Gobetti, tanto da fargli sentenziare che la dittatura era in fondo
�l�autobiografia della nazione�. Purtroppo Bobbio, scomparso lo
scorso gennaio, fece in tempo a vedere di peggio che �l�indifferenza
e l�ignoranza�. Vide gli sfregi fatti con un punteruolo, proprio
l'arma del delitto, ai pannelli di una mostra su Matteotti (�
successo nel 1999 a Rovigo). E il mutamento del nome di una piazza a
lui dedicata da parte di un sindaco che si dichiarava orgoglioso di
�celebrare il 25 aprile ascoltando i discorsi del duce� (cronache
del 2002 da Benevento). E la proposta di confuse commemorazioni, per
legare il nome dell'eroe antifascista a quelli di Umberto I e di
Sergio Ramelli e al crollo del muro di Berlino (come chiese un anno
fa un alto dirigente di An). E la riabilitazione del buon dittatore
che �non ha mai ammazzato nessuno� e si � limitato a mandare gli
oppositori �in vacanza al confino� (parole del premier, poi
ritrattate a met�, l'estate scorsa).
Eppure qualcuno si alza ancora
contro questi tentativi per sterilizzare il ricordo dell'uomo che
sfid� Mussolini e per minimizzare cos� la genesi violenta del
regime. Anzitutto il presidente della Repubblica, che in ottobre si
� recato sulla tomba di Fratta Polesine e da l� ha pronunciato una
risarcitoria riflessione �per non dimenticare�. Alla sua voce si
aggiungono a intermittenza altre voci, in ordine sparso. Compresa
quella, da poco echeggiata al Mantovafestival, del gruppo rock
Scraps Orchestra, con il brano intitolato �Onorevole Matteotti,
socialista�. Insomma: una memoria pubblica, che da tante parti si
vorrebbe mettere fuori corso, riaffiora da qualche altra parte,
persino nei versi di una canzone. Segno che certe ascendenze incise
nell'albero genealogico della nostra democrazia resistono.
Una verifica della persistenza del
mito Matteotti la si potr� avere dalla mostra che l'Associazione
Pertini, il Consiglio regionale della Toscana e la Fondazione Turati
organizzano a Firenze tra il 19 aprile e il 1� maggio, con il
patrocinio del capo dello Stato, dei presidenti di Camera e Senato e
di molte regioni e citt� - ma nessuna governata da An -
nell'ottantesimo anniversario dell�omicidio. Una rassegna che espone
diversi materiali raccolti da Caretti per irrigare il suo ottavo
studio critico sul personaggio, Il delitto Matteotti fra storia e
memoria , edito da Lacaita.
E' un evento importante perch� per
la prima volta saranno esposti documenti e reperti sconosciuti,
anche se 73 faldoni di carte sul grande giallo conservati
all�Archivio di Stato sono destinati a restare segreti fino al 2016.
Si potranno vedere, ad esempio, le immagini frutto del lavoro
affidato dalla vedova del deputato riformista, Velia, al fotografo
Adolfo Porry Pastorel, per documentare quanto accadde dopo il
rapimento, avvenuto il 10 giugno 1924. Istantanee scattate di
nascosto dal finestrino di un furgone attrezzato con una camera
oscura, percorrendo Roma e mezz�Italia. Clic sulle manifestazioni
che infiammano le piazze, sulle negligenti ricerche, sui volti dei
testimoni (uno spazzino e due ragazzi), su quelli degli assassini
(reclutati in una banda del ministero degli Interni e guidati da
Amerigo Dumini), su quelli dei magistrati (ai quali � quasi subito
tolta l�inchiesta). Clic sulla scoperta pilotata del corpo dopo due
mesi, nel bosco della Quartarella; sul viaggio semiclandestino della
salma fino al Polesine, con un Turati impietrito dal dolore; sui
funerali presidiati dagli squadristi e sugli oltraggi al sepolcro.
C�� la giacca di Matteotti,
macchiata di sangue, e i pantaloni trovati nella valigia
dell�assassino in fuga, tagliati in venti pezzi forse per farne dei
trofei. Ci sono le �istruzioni tassative� vergate di pugno da
Mussolini per il processo farsa di Chieti, due anni dopo: �Tutto
deve irrevocabilmente finire entro il 28 del corrente mese. Si eviti
ci� che pu� drammatizzare le udienze e richiamare attenzione
nazionale e internazionale. Quindi niente clamorosi incidenti o
sconfinamenti d�indole politica, salvo che in sede d�arringa (...)
niente camicie nere o altro. Il processo non deve in alcun modo
assumere carattere di processo politico che impegni in qualsiasi
modo Regime e Partito. Deve svolgersi tra l�indifferenza della
Nazione e si deve evitare che l�Italia torni a matteottizzarsi dopo
due anni dalla guarigione�.
Detto, fatto. Il procedimento si
apre e chiude in 10 giorni. Gli imputati, condannati a 5 anni e 11
mesi, godono di un�amnistia varata ad hoc e lasciano presto il
carcere. Dumini, uno che presentandosi aggiunge al proprio nome �18
omicidi�, come fosse un predicato di fascistissima nobilt�, scrive
al duce: �Questa � un�ora trionfale per voi (...) uniamo a quello di
tutto il popolo il nostro alal�.
Ma segna veramente �un�ora
trionfale�, per Mussolini, il processo di Chieti? S�, se si
considera che il Paese � gi� in larga parte sotto narcosi grazie
alle leggi che hanno soppresso le libert� e consentito al regime di
consolidarsi, per cui il duce pu� impunemente attribuirsi in
Parlamento la responsabilit� di essere il mandante del delitto. No,
non � un momento glorioso, se si pensa alle reazioni che vengono da
ogni parte del mondo: la scandalosa sentenza sull�assassinio di un
deputato rispettato in tutt�Europa come Matteotti (che scriveva sui
giornali inglesi e viaggiava spesso tra Francia, Austria e Germania)
ha enorme risonanza, documentata da migliaia di articoli, commenti,
corrosive vignette, resoconti di proteste.
Fino al 1945 la sola ombra del
martire �fa paura� al fascismo e al suo capo, come scrive in quegli
anni La Voce Repubblicana , raccontando le conseguenze alle quali va
incontro chiunque provi a onorarne la memoria. Dopo di allora
diventa �un mito�, sul cui culto laico Giovanni Spadolini ha scritto
pagine commosse. Con 3200 dediche, Matteotti � settimo nella
graduatoria della toponomastica nazionale. Ma, confinato nella
leggenda della sua integrit� e del suo sacrificio, resta poco
conosciuto come studioso e come politico propugnatore di �un
socialismo dal volto umano�, secondo la definizione di Saragat. Come
sostenuto sul Manifesto dallo storico del fascismo Gianpasquale
Santomassimo �in un ciclo in cui tutti si dichiarano riformisti, �
significativo il disinteresse della sinistra e della sua cultura per
Matteotti�. Una prova? Le difficolt� che gli studiosi hanno
incontrato per pubblicare le sue opere. �Quel nome � a noi
carissimo, ma purtroppo dimenticato dai pi�, onde non vediamo il
mercato...�, risponde un grande editore alla fine degli anni
Settanta, declinando l�offerta, mentre in quello stesso momento
Stati Uniti e Inghilterra dedicano all�eroe saggi, convegni e
documentari televisivi.
La psicoanalisi impone che si debba
�regredire per progredire�. Questa prassi pu� valere anche per la
ricostruzione morale di un Paese che non riesce a pacificarsi con il
proprio passato. Chiss� che magari non sia salutare �regredire� fino
a quel discorso alla Camera di ottant�anni fa, per il quale
Matteotti fu condannato a morte.
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