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             IL SECONDO
            DOPOGUERRA 
             
            
            Segretario del PSI nel 1945, eletto alla Costituente e quindi
            deputato,
            direttore dell'Avanti!
             nel 1945-1946 e nel
            1950-1951
            Pertini
            fu uno degli
            esponenti
            di spicco del Partito socialista
            dell'immediato secondo dopoguerra. Convinto
            antimonarchico,
            contrario,
            per
            senso di giustizia,
            a qualunque
            amnistia
            ai fascisti,
            egli rappresent� inoltre uno dei simboli
            della nuova Italia nata dalla guerra partigiana. 
             
            Pur favorevole all'alleanza politica con il PCI, Pertini
            difese sempre
            l'autonomia della tradizione socialista, intesa come esaltazione
            della democrazia e della libert�, della tutela degli interessi
            delle classi pi� disagiate e in particolare della classe operaia.
            In questa ottica, il ruolo del PSI sarebbe stato quello di
            "coscienza democratica in mezzo alle masse lavoratrici". 
             
            All'indomani della sconfitta socialcomunista alle elezioni politiche
            del 1948, in occasione dell'attentato
            a Togliatti,
            denunci� in parlamento il clima di ostilit� nei confronti della
            sinistra ma si adoper� anche per evitare che la situazione
            degenerasse verso un tragico scontro tra opposte visioni politiche. 
             
            Fautore della
            necessit� di una ricostruzione dell'Europa in un clima di pace
            e di distensione tra i blocchi, nel clima
            della guerra fredda condivise l'orientamento prevalente nella
            sinistra italiana secondo il quale l'URSS, vincitrice contro il
            nazismo e il fascismo, era la paladina degli equilibri seguiti alla
            fine del secondo conflitto mondiale.  
            Si oppose quindi al  Piano Marshall
            fu
            egualmente contrario all'adesione
            italiana al Patto Atlantico.
            Tuttavia, questa posizione era pi� il frutto della ricerca di un
            dialogo tra est e ovest che una pregiudiziale adesione all'universo
            sovietico.  
             
            Da sempre pronto a ricercare il dialogo con i giovani,
            Pertini,
            nel 1953, fu tra coloro che si opposero alla legge elettorale voluta
            dal governo De Gasperi imperniata su un premio di maggioranza e
            ribattezzata dalle sinistre "Legge
            Truffa".  
             
 D'altro canto, dopo gli avvenimenti del 1956, pur non
            venendo meno la fiducia all'esperienza scaturita dalla Rivoluzione
            di Ottobre, Pertini
            riafferm� le pregiudiziali della legalit�
            democratica, del diritto all'autodeterminazione dei popoli e della
            sovranit� nazionale, principi palesemente violati dai carri armati
            sovietici. Rientrano in questo orientamento la costante denuncia
            contro ogni tipo di colonialismo, aperto come quello francese in
            Indocina o mascherato come il mandato fiduciario per l'Italia in
            Somalia. 
             
            All'interno del partito mantenne sempre una posizione al di fuori
            delle varie correnti, richiamandosi sempre all'unit�. 
             
             
            
				 
            
             
             
             
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