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Le
resistenze. La resistenza in Europa
Il peso delle Resistenze europee al di fuori dell�Italia,
sulla manualistica italiana � vario. Modesti accenni in GRS
(7 righe, a p. 295, con citazione di Francia e Iugoslavia). Pi�
articolata la trattazione in GSV (2 sottoparagrafi con
citazione, in pi�, della Grecia), ma pur sempre generica.
Assai pi� dettagliato nei particolari � il quadro di DPCC (pp.326-329).
Vi si parla di: Francia (dal movimento �France libre� di De
Gaulle al �Consiglio nazionale della Resistenza�); Iugoslavia
(con la contrapposizione tra i comunisti di Tito e i �cetnici�
serbi di Mihajlovic); Grecia (con la contrapposizione tra EDES,
Unione nazionale greca democratica, e ELAS, Esercito nazionale
popolare di liberazione, che porter� ad una guerra civile
destinata a durare fino al 1949); Polonia (caratterizzata dalla
concorrenza tra la maggioranza dei resistenti polacchi
organizzati nell�Esercito dell�interno, e i comunisti dell�Esercito
popolare, che dettero vita ad un �Comitato polacco di
liberazione nazionale�, poi proclamatosi governo provvisorio,
riconosciuto dall�URSS in opposizione al governo di Londra; la
situazione porta al dramma dell� insurrezione di Varsavia);
URSS (la resistenza quantitativamente pi� rilevante, con un
milione di persone); Germania (con i movimenti cospirativi �Cappella
rossa� e �Rosa bianca� e l�attentato contro Hitler di Claus
von Stauffenberg).
Il quadro � ampio anche in PV (pp.228-231), dove si
hanno importanti, espliciti giudizi su: a) l�importanza della
Resistenza italiana nel quadro europeo (�Bench� tardiva,
quella italiana non fu affatto un episodio minore; fu la seconda
per importanza dopo quella iugoslava, o la terza, se si
considera anche quella sovietica�); b) il carattere unitario
della Resistenza italiana e di quella francese (�In Italia e
in Francia, salvo episodi del tutto marginali, le due
Resistenze, quella democratica e quella comunista, operarono di
comune accordo, proseguendo quindi lo sforzo antifascista dei
Fronti popolari�); c) la peculiarit� della resistenza
sovietica (�Si trattava di civili inquadrati e armati dall�Armata
rossa [�] Non avevano nessuna forma di autonomia, n� politica
n� militare�); d) le divisioni interne che segnarono altre
Resistenze: In Jugoslavia, in Grecia, in Polonia, la Resistenza
comunista e quella democratico-nazionalista si divisero cos�
radicalmente da complicare il quadro della guerra civile, che si
svolse tra tre campi anzich� fra due: i comunisti, i fascisti,
i filo-occidentali. Fra i partigiani nazionalisti jugoslavi l�anticomunismo
prevalse sull�antifascismo, tanto che la Resistenza di destra
fin� per abbandonare la lotta contro gli occupanti nazisti, il
che lasci� ai comunisti il monopolio del patriottismo. Lo
stesso avvenne in Polonia e in Grecia.
Nei manuali esteri consultati, F presenta una panoramica europea
simile per ampiezza ai due ultimi manuali italiani citati
(pp.288-291), ricca soprattutto di elementi informativi e
documenti, con i cenni citati alla Resistenza italiana, maggiori
dettagli su Iugoslavia e Polonia (compreso il documento di una
testimonianza sull�insurrezione di Varsavia).
Nei manuali YU e P, ed anche, seppure in misura
minore in D, il peso degli eventi nazionali �
assolutamente prevalente. In P abbiamo seguito la parte
dedicata all�insurrezione di Varsavia (agosto-ottobre 1944),
vicenda che manca totalmente nel nostro libro di testo (dove si
dice solo che dal luglio �43 �L�Armata rossa inizi� una
lenta ma inarrestabile avanzata che si sarebbe conclusa solo
nell�aprile-maggio �45 con la conquista di Berlino�) ed
invece occupa nel manuale polacco le pp.333-339. Il racconto
evidenzia le divisioni interne alla Polonia. La nascita del PKWN
[Comitato polacco di liberazione nazionale] e il suo immediato
riconoscimento da parte dell�URSS cre� una nuova situazione.
Difatti cominciarono a funzionare due centri di autorit�
statale: da un lato il governo della repubblica polacca a Londra
e la sua rappresentanza nel paese che godeva dell�appoggio
della grande maggioranza della societ� polacca ed era
riconosciuto dagli alleati occidentali; d�altra parte invece
il PKWN che aveva con s� una parte insignificante della
popolazione, ma oltre a questo il potente appoggio dell�Armata
Rossa e del governo dell�URSS. Con l�Armata rossa alle porte
di Varsavia e la rivalit� tra AK, Esercito dell�interno
legato al governo londinese, e AL, Esercito popolare legato al
PKWN e all�URSS, �la decisione di intraprendere la lotta [la
decisione sull�insurrezione di Varsavia] conteneva in s� le
caratteristiche di una tragedia greca: ognuna delle scelte era
una scelta terribile.�.
In YU, rimane confermato il ruolo assolutamente
prevalente della resistenza comunista guidata da Tito (diciamo
rimane, perch� il libro � degli anni di Milosevic, come �
dimostrato dal fatto che � scritto in caratteri cirillici,
introdotti come ufficiali nelle pubblicazioni scolastiche in
sostituzione dell�alfabeto latino; i due alfabeti erano
compresenti nella vecchia Yugoslavia). Si valorizza il ruolo
anche di altre forze democratiche (chiesa, ufficiali), ma sui
cetnici di Mihailovic il giudizio � negativo:�a volte
combattevano contro l�occupante, a volte �collaboravano?�
perch� il loro scopo principale era comunque �combattere i
comunisti� (p.144). Non � trattata la questione delle foibe,
del resto presente solo nella manualistica italiana.
Anche D concentra la trattazione sulla questione
nazionale: Nei paesi caduti in mano alla Germania ci furono fin
dall�inizio azioni di gruppi di Resistenza e partigiani che
con nel prosieguo della guerra divennero pi� violenti ed
efficaci. Anche in Germania aument� la resistenza degli
avversari del regime dopo l�inizio della guerra. Le condizioni
del diritto di guerra resero difficili tuttavia azioni
organizzate e coordinate; infatti anche piccole opposizioni
potevano ora essere punite con la morte. Dopo che cominci� a
delinearsi la sconfitta militare della Germania a Stalingrado,
si formarono tra i militari e nell�amministrazione dello Stato
gruppi che si impegnarono per la fine del nazionalsocialismo. I
loro motivi erano alquanto diversi. Alcuni di loro avevano come
democratici gi� prima della guerra cercato collegamenti all�estero,
per mettere in guardia contro Hitler. Altri non intendevano
collaborare pi� a lungo con quella guerra razziale che stava
rabbiosamente procedendo all�Est; altri ancora volevano una
onorevole conclusione di pace che, secondo la loro opinione, si
poteva raggiungere solo dopo l�abbattimento del
nazionalsocialismo. Il culmine di questa resistenza in mezzo ai
militari e all�amministrazione dello Stato fu il fallito
attentato fatto con una bomba contro Hitler da Claus Graf Schenk
von Stauffenberg il 20 luglio 1944. Gli attentatori e i loro
complici - un centinaio di uomini - furono giustiziati; mogli e
bambini furono presi sotto controllo.
A dir la verit�, la questione tedesca sembra proprio essere
quella di una mancanza di una incisiva Resistenza. Per questo,
appaiono di particolare interesse, sempre in D, alcune
parti, che non hanno generalmente riscontro negli altri manuali,
dedicate ad indagare la questione del rapporto della popolazione
tedesca col nazismo. Pi� in generale, � il coinvolgimento nell�intera
politica di guerra a far riflettere: Ma perch� i tedeschi si
sono lasciati guidare, pronti, senza fare resistenza verso la
guerra? [�] I militari salutarono il riarmo senza capirne il
rischio, ma erano pronti comunque ad onorare il successo perch�
l�onore, che il successo di fatto che la politica di Hitler
faceva registrare andava a loro vantaggio. Similmente si pu�
dire della grande industria, che guadagnava bene negli
armamenti. Anche qui nel �36 e fino al �38 ci fu una
resistenza contro la tendenza a marciare direttamente verso la
guerra e il conseguente ritiro dagli scambi di merci
internazionali. Tuttavia ci furono potenti industrie, come la IG
Farben, che intesero l�espansione diretta verso l�Est come
una garanzia per lo smercio dei propri prodotti chimici. La
politica estera di Hitler era popolare in Germania persino
presso uomini e donne che stavano ad una certa distanza dal
nazionalsocialismo. L�aver rigettato i trattati di Versailles,
ristabilitola grandezza nazionale fecero s� che molti si
unissero a festeggiare il Fuhrer nelle grandi manifestazioni.
Non ebbero paura i tedeschi quando i comunisti e i
socialdemocratici venivano arrestati o quando le sinagoghe erano
bruciate, ma solo quando nella crisi cecoslovacca si trovarono
di fronte alla grande guerra. Tuttavia, come si sarebbe potuto
trasformare allora questa paura in azione politica, in protesta
contro il governo? E alla fine il successo scaten� di nuovo le
emozioni e trasform� la paura addirittura in consenso [�](Consenso
di massa verso i successi in politica estera?, pp. 202-203).
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