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                Liceo
                classico "G. Carducci" di Viareggio  
                Aula magna  
                20 maggio 2002 
                 
                Conferenza
                del prof. Giuseppe Mammarella sul tema Storia e problemi
                dell'integrazione europea per gli studenti delle classi del
                Liceo classico "Carducci", dell'Istituto tecnico
                industriale "Galilei" di Viareggio, del Liceo
                scientifico "Michelangelo" di Forte dei Marmi
                impegnate nella sperimentazione 
                 
                 
                Trascrizione non corretta dal relatore  
                 
                I.  
                Dell'integrazione europea si � parlato molto in queste
                settimane, sia per criticarla, sia per lamentarne la carenza, la
                mancanza di Europa, l'insufficienza di tutto ci� che � stato
                costruito negli ultimi 50 anni; credo che ancora di pi� se ne
                parler� nei prossimi due o tre anni, perch� ci sono delle
                scadenze importanti. La prima scadenza sar� quella della
                Convenzione. Voi sapete che � stato creato questo grosso
                comitato di circa 100 membri, il cui presidente � Valery
                Giscard d'Estaing e in cui noi siamo rappresentati da Giuliano
                Amato come vicepresidente e che dovrebbe formulare le grandi
                linee della Costituzione europea.  
                 
                I lavori della Commissione dovrebbero essere pi� o meno
                ultimati a met� del prossimo anno. Il prossimo anno, il 2003,
                sar� poi importante anche perch� dovrebbe venire a maturazione
                quel progetto di esercito europeo a cui si sta lavorando ormai
                da due o tre anni.Altro appuntamento importante, l'anno
                successivo, � l'elezione del Parlamento europeo: l'ultima
                elezione � stata nel 1999 e adesso nel 2004 avremo il nuovo
                Parlamento. Quindi, una serie di appuntamenti importanti
                renderanno il dibattito sull'Europa abbastanza intenso e
                probabilmente non privo di sorprese.  
                 
                Dicevo anche che nei confronti dell'Europa si muovono critiche:
                verso la burocrazia, la mancanza di politiche precise, una certa
                confusione istituzionale; ma al tempo stesso si riconosce che
                ormai l'Europa che � stata costruita � senza alternativa; non
                si ritorna indietro, soprattutto per tutto ci� che riguarda la
                moneta unica. Abbiamo saputo proprio questa settimana che Le Pen,
                alla vigilia del secondo turno delle elezioni francesi, aveva
                annunciato che, se fosse stato eletto (ma sapeva che non lo
                sarebbe stato), avrebbe ritirato la Francia dall'Euro, il che
                naturalmente avrebbe creato un disastro, non solo agli altri
                membri, ma alla Francia stessa.  
                 
                Sono queste posizioni assolutamente demagogiche senza alcun
                fondamento. Quindi � appunto ora il momento giusto, proprio per
                questo dibattito che si preannuncia, per questa incertezza che
                si � manifestata anche in margine alle ultime consultazioni
                elettorali, di fare il punto sulla situazione.  
                 
                A che punto siamo? � necessario partire dalla storia
                dell'integrazione europea; di questa vorrei ora un poco
                parlarvi, anche per rinfrescarvi alcune nozioni importanti: come
                nasce e come si sviluppa questa idea di integrazione europea.
                Poi direi alcune cose su come essa funziona; o su come non
                funziona (perch� qualcuno dice che ci sono delle istituzioni
                che per� sono inadeguate, insufficienti): ci� che si lamenta
                � soprattutto una carenza di democrazia, una carenza di
                trasparenza. La gente, gli europei non si identificano con le
                proprie istituzioni e questo � molto grave. Come ultimo
                argomento vorrei parlare dei problemi che si prospettano i
                prossimi 2-3 anni.  
                 
                II.  
                La storia: in tutti quanti i testi si comincia a parlare delle
                origini dell'unit� europea, risalendo addirittura a Carlo
                Magno, poi si arriva agli illuministi, e cos� via. Tutto questo
                � molto interessante per gli storici, per� non fa la storia
                dell'integrazione europea: fa la storia dell'utopia, delle
                idealit� che stanno dietro l'integrazione europea, che per�
                comincia a farsi storia quando comincia ad avere un programma e
                si esprime in un movimento.  
                 
                All'inizio questo movimento � un movimento di �lite, di
                persone aristocratiche. Mi riferisco in modo particolare a quel
                movimento fondato dal conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi,
                nel 1927-'28, che � un momento importante nella storia perch�
                allora ci furono tutta una serie di inizia-tive prese in senso
                europeistico da persone di buona volont� (mi riferisco ad
                esempio al cancelliere tedesco Gustav Stresemann).  
                 
                Ci fu un momento, nel 1927-'28, in cui sembr� che si fosse
                vicini alla realizzazione dell'Europa, soprattutto nel rapporto
                tra Germania e Francia, che � il cuore dell'integrazione
                europea, nel rapporto tra questi due paesi che sono stati in
                guerra per ben tre volte nel corso di meno di un secolo. Poi
                queste iniziative furono travolte dalla grande crisi del 1929.
                Oggi molti storici pensano che la crisi economica del '29 sia
                stata quella che ha posto le condizioni per la Seconda guerra
                mondiale.  
                 
                C'� chi dice che la Seconda guerra mondiale � una ripresa
                della Prima. Certo � che quelle iniziative vennero largamente
                dimenticate e che gli anni '30 furono segnati da una escalation
                verso la Seconda guerra mondiale: nel 1931 l'aggressione del
                Giappone alla Cina, nel 1935-'36 l'aggressione italiana
                all'Etiopia, dal 1936 le aggressioni di Hitler. Ma che
                fondamento c'� per l'idea che la crisi del '29 abbia partorito
                la Seconda guerra mondiale?. � uno dei principi della visione
                politica e filosofica americana che una delle condizioni della
                pace sia il libero commercio, la liberalizzazione dei mercati
                (ci� tra l'altro evoca tutta una serie di problemi anche
                attuali, come quelli connessi alla globalizzazione, che non �
                altro che la liberalizzazio-ne degli scambi commerciali, la
                creazione di un mercato mondiale).  
                 
                Ebbene, la crisi del '29 comporta invece la chiusura dei
                mercati: se guardiamo i dati, abbiamo un vero e proprio crollo
                degli scambi commerciali e ciascun paese cerca di risolvere i
                problemi della crisi economica (problemi drammatici, che molto
                spesso si esprimono attraverso una disoccupazione difficile da
                riassorbire) con le proprie risorse. � il periodo delle
                autarchie. Abbiamo il tentativo da parte del regime fascista di
                impostare un'economia che faccia conto soltanto sulle risorse
                nazionali.  
                 
                Negli anni '30 avviene la rottura di quelle collaborazioni
                internazionali, compresa l'idea dell'integrazione europea, che
                erano nate negli anni '20, nell'immediato dopoguerra. Basti
                pensare che conseguenza diretta di questa crisi economica del
                '29 � praticamente l'arrivo al potere del nazismo in Germania:
                la crisi induce gli americani a ritirare i capitali che avevano
                investito in Germania durante gli anni '20 (che erano la ragione
                principale dello sviluppo economico che c'era stato in Germania
                dal '23 in poi, una volta superata la grande inflazione degli
                anni immediatamente successivi alla fine della guerra) e la
                Germania si ritrova con 6-7 milioni di disoccupati, pari al
                16-17% della forza lavoro. Il partito nazista che, durante tutti
                gli anni '20, era rimasto un partito marginale (alle ultime
                elezioni del '28 aveva raggiunto appena 800.000 voti) subito
                dopo la crisi economica, con le elezioni del '32 e del '33,
                passa a tre milioni e mezzo e facilmente viene chiamato dal
                maresciallo Hindenburg a formare il governo. 
                 
                Incomincia l'escalation verso la guerra: il tipo di economia
                autarchica che Hitler creer� in Germania � un tipo di economia
                che comporta, che implica la guerra: � una preparazione alla
                guerra. Ecco quindi, invece, la necessit� di aprire nuove
                strade al commercio internazionale come condizione per la pace.
                Dopo la guerra mondiale, l'idea dell'integrazione europea viene
                ripresa. � ripresa anche prima: durante la Resistenza abbiamo
                testimonianze scritte di resistenti che scrivono su giornali
                clandestini, in cui viene riproposta l'idea di Europa.  
                 
                Altiero Spinelli, che � un uomo che ha legato la sua esistenza,
                la sua azione politica all'idea dell'integrazione europea,
                scrisse quel Manifesto di Ventotene, quando lui era,
                antifascista, isolato al confino. Non solo � un manifesto
                dell'integrazione europea, ma illustra una visione che lega
                l'integrazione europea ad una vera e propria rivoluzione
                economica e sociale. � un documento di grande interesse
                (naturalmente, largamente superato) in cui Spinelli, che era
                militante comunista (poi abbandon� il partito), manifestava
                quella sua visione rivoluzionaria, che importava in una idea di
                integrazione europea: non c'era solo, dunque, l'idea di una
                grande federazione tra gli Stati, ma anche attenzione alle lotte
                tra le classi, ai rapporti economici, ai temi della propriet�,
                del ruolo dello Stato.  
                 
                Arriviamo al dopoguerra ('45, '46, '47) e ci troviamo di fronte,
                questa volta, ad un movimento che non � pi� elitario, ma che
                certamente non � un movimento di massa: in quegli anni le masse
                erano attirate soprattutto dai grandi partiti, dalle grandi
                ideologie (quella comunista, quella socialista, quella
                cattolica) e rimaneva poco per la militanza in favore di questa
                idea dell'integrazione europea). Vi furono per� alcuni partiti,
                come quello socialista e quello cattolico, non solo in Italia,
                ma in tutti quanti i paesi d'Europa, che la fecero propria. I
                comunisti per il momento rimasero fuori, anzi furono ostili
                all'idea dell'integrazione europea (ne diventeranno sostenitori
                solo con il fenomeno dell'eurocomunismo, ma bisogna aspettare
                gli anni '70).  
                 
                Ecco che ci troviamo di fronte ad un nuovo scenario. Ma ci
                troviamo di fronte, a partire dal '47, anche alla Guerra Fredda,
                cio� al conflitto Est-Ovest, e l'obiettivo dell'integrazione
                europea diventa parte integrante della politica americana per la
                ricostruzione dell'Europa e per il contenimento del potere
                comunista. Questo � un dato molto importante. Se ci si ponesse
                il problema di quale � stato l'atteggiamento degli Stati Uniti
                nei confronto dell'integrazione europea dovremmo infatti
                distinguere tre fasi: una fase non solo di favore, ma di
                sostegno convinto, perch� l'Europa doveva essere ricostruita
                economicamente, come unico modo per vincere le lusinghe del
                comunismo; ed una delle condizioni fondamentali per sostenere la
                ricostruzione europea era l'integrazione. Ma l'integrazione era
                necessaria anche per far accettare agli altri paesi europei la
                ricostruzione della Germania. Gli americani si impegnano nella
                difesa dell'Europa (che � anche, sia ben chiaro, difesa della
                loro posizione egemonica) nell'ambito di una politica espansiva,
                che per� usa degli strumenti nuovi: lo strumento
                dell'integrazione economica, lo strumento del Fondo monetario
                internazionale. Quindi, � una visione molto sistematica, che �
                gi� quella di F. D. Roosevelt (che muore nel '45) e che viene
                portata avanti da altri presidenti di minore caratura,
                soprattutto Truman e Eisenhower, basata sulla ricostruzione
                economica dell'Europa, e avente come condizione la ricostruzione
                della Germania e il riarmo della Germania, il che significa la
                legittimazione internazionale della Germania: � un boccone
                amaro per gli europei, soprattutto per la Francia.  
                 
                La fase successiva del rapporto tra Europa e USA (anni '60-80)
                � quella in cui gli americani assumono una posizione di
                neutralit�; mentre l'ultima fase � una fase che si potrebbe
                dire di conflittuali-t�: gli americani non erano, per esempio,
                favorevoli all'euro, perch� all'euro � stata assegnata la
                funzione di rimpiazzare in certi casi il dollaro o comunque una
                funzione di concorrenza con il dollaro.  
                 
                Oggi il dollaro � l'unica moneta negli scambi internazionali e
                gi� oggi, e sempre pi� domani, sar� affiancato dall'euro: il
                che � un aiuto, perch� non credo che il dollaro possa
                continuare a sostenere il peso di essere l'unica moneta
                mondiale; certamente per� tutto questo ridimensiona la forza
                dell'economia americana, della finanza americana nel
                mondo.  
                 
                Ma ritorniamo al dopoguerra. La politica di integrazione europea
                diventa parte integrante della politica di costruzione di quel
                blocco occidentale che si esprime col Piano Marshall del
                1947-'48, con l'Alleanza atlantica del 1949. Quindi, gi� alla
                fine degli anni '40, c'� la costruzione di questo blocco
                occidentale, di cui appunto l'integrazione europea fa parte. Ma
                l'integrazione europea � una idea europea e si esprime per la
                prima volta con la creazione di quella Comunit� Europea del
                Carbone e dell'Acciaio che viene creata nel 1950-'51 fra i sei
                paesi che ne sono i fondatori: la Germania e la Francia, che ne
                prendono l'iniziativa (in realt� l'unit� commerciale �
                un'iniziativa francese e porta il nome di Robert Schuman,
                ministro degli esteri francese). La CECA � il primo progetto
                interamente europeo. Dietro questa idea c'� Jean Monnet, questo
                incredibile personaggio, tecnocrate pi� che politico, che ha
                concepito grandi progetti europei, incaricato di riorganizzare
                nel dopoguerra tutta l'economia francese e di iniziarne un
                processo di modernizzazione (che poi porter� avanti De Gaulle
                negli anni '60).  
                 
                Ecco, per questo processo di modernizzazione che Monnet ha in
                mente, � necessario che l'integrazione si manifesti soprattutto
                sui due pilastri della produzione del carbone e dell'acciaio
                (per la produzione dell'acciaio ci voleva allora il carbone, non
                ancora il petrolio; solo negli anni successivi avverr� la
                rivoluzione che sostituir� questo a quello come fonte di
                energia primaria).  
                 
                Quando nasce la CECA, per sostenere questo sforzo di
                modernizzazione c'era bisogno di carbone, e le fonti di carbone
                le poteva fornire solo la Germania. Quindi, in fondo a questa
                prima idea, c'� un interesse economico molto solido da parte
                della Francia e un interesse politico da parte della Germania La
                Germania dice di s� a questo progetto perch� � un modo per
                essere legittimata, per rientra-re nella famiglia delle nazioni
                a distanza di cinque anni dalla fine della guerra. Il progetto
                si regge quindi su ragioni economiche e su ragioni
                politiche.  
                 
                Gli altri paesi che aderiscono, Italia e Belgio, Olanda,
                Lussemburgo (Benelux), sono paesi dove c'� un forte sentimento
                europeista e quindi desiderio di partecipazione a questo primo
                progetto di integrazione europea. Interessante � che in questo
                caso si crea per la prima volta un'autorit� sopranazionale; la
                CECA � un ente gestito non dai singoli governi, ma da
                un'entit� sopranazionale. Da parte dei francesi c'�
                naturalmente un altro obiettivo, cio� monitorizzare un
                eventuale riarmo tedesco (questa � la paura storica della
                Francia): mentre la Germania si risollevava dalla distruzione
                della guerra, i francesi vogliono cercare di seguire questo
                processo per limitarlo e per incanalarlo in una visione europea.
                Per cui questo rapporto tra Parigi e Bonn percorre tutta quanta
                la storia dell'integrazione europea. Non c'� dubbio che anche
                l'Italia abbia dato un suo contributo a questo processo di
                integrazione, anche se per la verit� il contributo � stato un
                po' sporadico, perch� non sempre i nostri governi hanno portato
                attenzione ai fatti di politica estera e di politica
                europea.  
                 
                Il percorso dell'integrazione europea � andato avanti
                soprattutto grazie a questo forte rapporto di collaborazione che
                si � instaurato tra la Francia e la Germania. E questa � la
                grande novit� del secondo dopoguerra. E questo � quello che fa
                sperare. La gente si muove per l'integrazione europea perch� le
                memorie della guerra sono ancora vive e c'� una spinta verso un
                processo che dovrebbe garantire la pace e la
                collaborazione.  
                 
                Secondo momento dell'integrazione europea � un fallimento:
                quello dell'esercito europeo, che nasce solo come trattato, ma
                che poi viene affondato tra 1950 e 1954. Nel '50 abbiamo la
                guerra di Corea; essa viene interpretata dagli americani come un
                tentativo di diversione dal teatro europeo, che rimane il teatro
                principale dove, secondo le previsioni, dovrebbe proiettarsi
                l'iniziativa sovietica. Allora � fondamentale per gli americani
                procedere al riarmo della Germania. Nel 1950, nella prima
                riunione della NATO a New York, nell'ottobre, sei mesi dopo
                l'inizio della guerra di Corea, gli americani propongono, anzi
                richiedono, il riarmo della Germania. Ma i francesi non lo
                possono accettare cos� com'� e allora il primo ministro
                francese propone di riarmare la Germania nel quadro europeo, nel
                quadro di un esercito integrato europeo, dove le divisioni
                tedesche vengano disperse, insieme ai contributi degli altri
                Paesi, dove non si preveda la ricostituzione dello Stato
                maggiore tedesco. Questa � l'idea fondamentale dell'esercito
                europeo.  
                 
                Ma il trattato che stabilisce l'esercito europeo e che viene
                stipulato nel '52 dai sei paesi, tra cui l'Italia � compresa,
                deve essere ratificato dai vari parlamenti. Belgio, Olanda e
                Lussemburgo ratificano abbastanza rapidamente; i francesi invece
                rifiutano di ratificare; per la verit� neanche l'Italia
                ratifica per il momento perch�, essendo aperta la questione di
                Trieste, voleva giocare la partecipazione all'esercito europeo
                in cambio della concessione alleata di Trieste (che poi avverr�
                nel 1954). Ma i francesi, non solo non ratificano il progetto di
                esercito europeo, ma lo bocciano nell'agosto del '54. Questa
                idea francese, dunque, che viene proposta da un governo
                francese, quattro anni dopo, nel '54, � bocciata dall'assemblea
                nazionale, dal parlamento francese, perch� la situazione �
                cambiata. C'erano situazioni di conflittualit� latente tra i
                francesi e gli americani.  
                 
                Nel '54, a Dien Bien Phu, i francesi furono battuti dai
                vietnamiti del generale Giap e proprio alla vigilia della
                sconfitta i francesi avevano richiesto l'intervento americano
                per liberare i loro 50 mila uomini accerchiati dal generale Giap,
                arrivando fino a chiedere l'uso della bomba atomica; gli
                americani si rifiutarono di intervenire e questo cre� tensione
                e contrasto che si rifletterono poi nell'Assemblea nazionale.
                Nel frattempo poi stava riemergendo il movimento gollista;
                quindi nel '54 la situazione cambia e l'idea dell'esercito
                europeo viene respinta. La Germania � comunque inserita nella
                NATO.  
                 
                Quindi il rifiuto dell'esercito europeo non � un no al riarmo
                tedesco,ma � un no agli USA. Dopo il fallimento del progetto
                dell'esercito europeo, abbiamo il lancio del mercato comune, che
                si realizzer� in due anni, dal '55, a partire dal convegno di
                Messina (voluto da Martino, ministro degli esteri italiano,
                padre dell'attuale ministro della difesa); questo primo incontro
                di Messina sar� seguito da un altro incontro a Venezia e poi
                dall'incontro conclusivo a Roma che vide la firma del trattato
                che istitu� il Mercato Comune. � un mercato dove gli scambi
                dei prodotti industriali (per l'agricoltura il discorso �
                diverso) deve avvenire liberamente, con l'abolizione di tutti
                gli ostacoli, sia delle dogane che dei dazi doganali che erano
                attivati dai vari paesi per impedire l'arrivo dei prodotti
                esteri sui mercati nazionali.  
                 
                Il mercato comune fa fare un grosso passo avanti alla
                collaborazione internazionale, a tal punto che in molti paesi,
                ad esempio nel caso dell'Italia, uno dei motivi del grande
                sviluppo economico dalla fine degli anni '50 agli inizi degli
                anni '60 � legato proprio a questo mercato comune. � una
                interpretazione accettabile questa, se pensiamo che la nostra �
                una economia di esportazione (noi avevamo la necessit� di
                esportare il 25% del nostro prodotto): quando troviamo mercati
                aperti le esportazioni diventano pi� facili. Quindi non c'�
                dubbio: l'introduzione del MEC a partire dal 1958 � un dato
                importante per la crescita delle varie economie nazionali dei
                Paesi che partecipano.  
                 
                E sono sempre i soliti sei, un gruppo che il presidente francese
                Charles De Gaulle non volle allargare. Ricordiamoci che de
                Gaulle arriva al potere dopo la crisi algerina nel '58 e rimane
                presidente francese, con una costituzione nuova di zecca, che �
                poi quella attuale, fino al 1968 quando poi si ritirer� dalla
                vita politica attiva. In questo periodo l'integrazione europea
                fa pochi passi avanti perch� De Gaulle accetta l'idea del
                mercato comune, ma a condizione che certi interessi francesi
                vengano salvaguardati. � ovvio che De Gaulle non � un
                federalista: egli ha una visione dell'Europa che � racchiusa in
                quella formula "l'Europa delle patrie", in cui ciascun
                Paese deve mantenere la propria identit� storica e culturale.
                Quindi l'idea di un'integrazione, sia sul piano della cultura
                che su quello delle istituzioni, � un'idea estranea a De Gaulle.
                Egli riconosce la necessit� di collaborazione sul piano
                economico e sul piano politico, ma pone una condizione perch�
                questa collaborazione avvenga, cio� una forma di protezione
                dell'agricoltura francese ed europea che ancora, oggi come oggi,
                assorbe quasi il 50% del bilancio dell'unione europea e per
                molti anni ha assorbito quasi l'80%. Naturalmente c'� un
                obiettivo sociale: proteggere il tenore di vita degli
                agricoltori europei che producono a costi molto pi� alti. Se si
                fossero aperte le porte dei mercati europei ai prodotti
                americani o ad altri prodotti che ci vengono dai paesi del Terzo
                mondo, probabilmente la nostra agricoltura sarebbe stata
                spazzata via.  
                 
                Questo sistema di protezione ha dunque un obiettivo economico,
                un obiettivo sociale per mantenere alti i livelli di vita nelle
                campagne, ma crea quelle distorsioni che noi oggi lamentiamo per
                ci� che riguarda i rapporti con il Terzo mondo. Perch� il
                Terzo mondo non riesce ad esportare sui nostri mercati perch�
                sono protetti. � una delle distorsioni della globalizzazione,
                di quel processi cio� di integrazione economica che hanno
                portato anche livelli di benessere, anche nei paesi del Terzo
                mondo, ma che hanno provocato anche drammatiche distorsioni nei
                paesi pi poveri. Il MEC ha dunque una grossa potenzialit� che
                riflette le sue conseguenze non solo in Europa ma anche fuori.
                De Gaulle se ne va alla fine degli anni '60 e allora negli anni
                '70 l'integrazione europea si apre a nuove partecipazioni. Alla
                partecipazione britannica, per prima, nel '73.  
                 
                Gli inglesi erano sempre rimasti ai margini dell'integrazione
                europea, e anche oggi non partecipano all'euro; anche se proprio
                in questi giorni abbiamo avuto una notizia favorevole: sembra
                che Tony Blair, per altro egli un fautore, ma anche l'opinione
                pubblica inglese ci stia ripensando, cosicch� le percentuali
                sfavorevoli all'ingresso inglese nell'euro stanno diminuendo
                dagli oltre due terzi che erano appena due mesi fa addirittura
                al 55% e si pensa al 2003 come l'anno in cui il governo inglese
                proporr� un referendum per l'ingresso dell'Inghilterra
                nell'euro, promessa gi� fatta da Blair quando entr� nel '98 a
                Downing Street). Il cambiamento di umori nasce proprio dal
                successo che sta avendo l'euro, non solo nelle operazioni di
                distribuzione, ma anche dalla sua valutazione (oggi 0.92 sul
                dollaro e molti operatori finanziari prevedono che alla fine di
                quest'anno sar� alla parit� sul dollaro). Ci� � molto
                importante anche perch� molti paesi terzi accettino l'euro come
                moneta di riserva; questa � la funzione oggi di molti dollari
                che sono congelati nelle banche centrali di vari paesi come
                moneta di riserva.  
                 
                Nel momento in cui anche l'euro venisse accettato come moneta di
                riserva sarebbe una legittimazione. Potremmo cominciare a pagare
                le nostre importazioni in euro, il discorso cambierebbe
                notevolmente.  
                 
                Quale � stata dunque la posizione inglese nei confronti
                dell'Europa? Nei confronti del mercato comune gli inglesi erano
                addirittura ostili. Prova ne sia che nel 1959 crearono la loro
                zona di libero scambio con i paesi scandinavi, che per� non
                funzion�. Con il solito pragmatismo britannico, gli inglesi
                presero atto di questo fallimento e nel 1961 chiesero
                l'ammissione al MEC. Quindi, da una posizione di boicottaggio,
                gli inglesi chiesero addirittura la partecipazione. Essa
                incontra per ben due volte (nel '63 e nel '67) il veto. Perch�
                De Gaulle vede negli inglesi il cavallo di Troia degli
                USA.  
                 
                Sono gli anni di Kennedy, dei tentativi americani di creare un
                nuovo ponte economico tra Europa e USA, sono gli anni in cui
                l'amministrazione Kennedy pensa ad un'integrazione atlantica tra
                economia americana ed europea. De Gaulle dice no perch� una
                volta che gli inglesi entrano nel Mercato Comune porterebbero
                con s� interessi americani, data anche infatti, negli anni '60,
                la presenza massiccia di investitori americani in Inghilterra.
                Quindi, questo no all'Inghilterra fu ancora un no agli Stati
                Uniti. Dopo che De Gaulle se ne fu andato, fu aperta per gli
                inglesi la strada per l'ammissione al mercato comune.  
                 
                Nel '73 entra l'Inghilterra ed entrano anche l'Irlanda e la
                Danimarca; poi sar� la volta della Grecia (1981), nel 1986
                della Spagna e del Portogallo. Ecco i dodici; poi arriveranno
                gli scandinavi (finlandesi, svedesi, mentre l'adesione norvegese
                sar� revocata per esito di referendum) e gli austriaci. Intanto
                il Trattato di Maastricht avr� creato una Unione Europea, dando
                ad essa una base giuridica importante. Gli anni '70 sono anni
                soprattutto di allargamento dell'integrazione europea, con la
                partecipazione di nuovi membri, ma sono anche anni di grande
                crisi, per tutti. Nel 1973 ci fu quella crisi energetica che
                fece salire il costo del petrolio da tre dollari al barile
                addirittura a dodici dollari in tre-quattro mesi (coda della
                guerra del Kippur). Poi c'� una nuova crisi energetica nel '79.
                Quindi gli anni '70 sono anni di grande crisi economica e
                finanziaria. Alcuni paesi come l'Italia reagiscono a questa
                crisi finanziaria con una serie di svalutazioni della moneta
                (noi svalutiamo addirittura del 30-40 %) e il problema della
                omogeneit� fra le politiche finanziarie dei paesi
                dell'integrazione europea si pose proprio allora.  
                 
                Come � possibile avere un mercato comune se non si ha un
                qualche sistema di coordinamento tra i valori delle varie
                monete.? Si inizia cos� il cammino di una unione monetaria
                europea, per l'iniziativa dei tedeschi, nel '79 e poi si arriva
                all'idea di una moneta unica.  
                Questo avverr� tra la met� degli anni '80 e l'inizio dei '90,
                che � un momento di grande importanza per la storia
                dell'integrazione europea, in cui il governo italiano avr� un
                ruolo importante, soprattutto in quella riunione che si svolge a
                Milano nel 1985, in cui il governo Craxi-Andreotti impone agli
                altri membri della Comunit� europea la rinegoziazione del
                trattato di Roma.  
                 
                Il MCE aveva creato in teoria una liberalizzazione dei mercati.
                In realt�, soprattutto negli anni 70, anni di crisi economica,
                i vari paesi avevano creato tutta una serie di limitazioni al
                mercato comune (per esempio, quella che richiedeva ai produttori
                di farmaci francesi il rispetto di standard per poter esportare
                in Italia) che rendevano difficili, attraverso richieste di
                carattere puramente burocratico, gli scambi. Per cui il mercato
                comune era destinato a disintegrarsi. Ecco l'idea del mercato
                unico che nasce proprio in questi anni e che, rispetto
                all'impostazione del mercato comune, viene imposta in quel
                convegno di Milano del giugno 1985 dal nostro governo.  
                 
                Qual � la differenza tra mercato comune e mercato unico? Il
                mercato comune non prendeva praticamente in considerazione
                l'esportazione di capitali e la libera circolazione del lavoro;
                il mercato unico � un vero e proprio mercato che abolisce ogni
                limitazione agli scambi, ma che inoltre introduce la libera
                circolazione di capitali, la libera circolazione delle
                tecnologie, la libera circolazione della mano d'opera. Tutto
                questo richieder� addirittura la armonizzazione delle
                legislazioni nazionali attraverso un lavoro di
                omogeneizzazione.  
                 
                Oggi abbiamo un mercato vero, dove gli scambi sono liberalizzati
                e dove si muovono non solo i prodotti ma anche i capitali, si
                scambiano le tecnologie, si scambia la forza lavoro, sia manuale
                che professionale. La moneta unica nasce in questo clima.Ma
                anche da un altro sviluppo che riguarda la storia dell'Europa:
                la riunificazione tedesca che avviene dopo il crollo del mondo
                comunista. La riunificazione tedesca ha un prezzo per la
                Germania, cio� proprio quello di abbandonare il marco. 
                 
                Una famosa riunione di leaders europei, alla vigilia della
                riunificazione tedesca, vide gli alleati della Germania
                chiederle una prova di europeismo: l'abbandono del marco e
                l'accettazione della nuova moneta unica, che viene poi
                consacrata con il trattato di Maastricht.  
                 
                 
                III.  
                 
                Questo � il processo storico di 50 anni, che � avvenuto in
                condizioni diverse, il che giustifica una certa asistematicit�
                nella costruzione europea. Si alternano al potere ben quattro o
                cinque generazioni di uomini politici. � un processo che
                riflette i punti di vista di classi politiche diverse che si
                sono succedute. Non procede dunque secondo un piano, ma secondo
                le contingenze del momento. Questo spiega anche la grande
                confusione istituzionale.  
                 
                C'� un Parlamento, che eleggiamo ogni cinque anni con voto
                popolare; ogni paese, tra l'altro, lo elegge con le proprie
                leggi elettorali, secondo il sistema proporzionale (che per� �
                applicato diversamente); il trattamento dei deputati europei �
                completamente diverso (i nostri prendono delle indennit�
                vergognose, gli inglesi si devono accontentare di un terzo, un
                quarto): � dunque un parlamento estremamente disomogeneo nella
                sua formazione, ma soprattutto � un Parlamento che non ha
                poteri; questo � il dato di fondo.  
                 
                Nella storia del Parlamento, la sua funzione � normalmente
                quella di fare le eleggi; il Parlamento europeo non ne fa. Qual
                � il processo decisionale che porta ad una legislazione
                europea? C'� la Commissione, composta di 20 membri (l'attuale
                Presidente � Romano Prodi). I grandi paesi (Italia, Germania,
                Francia e Gran Bretagna) hanno due rappresentanti nella
                Commissione, gli altri ne hanno uno solo. C'� il consiglio dei
                Ministri che ha una composizione variabile. Perch� se le
                decisioni sono di carattere economico, si riuniscono i quindici
                ministri dell'economia dei Paesi membri, se si tratta di
                politica internazionale i ministri degli esteri, ma � comunque
                il Consiglio dei Ministri che decide.  
                 
                Quindi il processo di decisione � nelle mani degli stati
                nazionali perch� il consiglio � composto di ministri che
                rappresentano gli stati nazionali. L'organo supremo � quel
                Consiglio europeo che riunisce i capi di stato e i capi di
                governo e che si riunisce un paio di volte, all'inizio e alla
                fine di ogni semestre in cui la presidenza � affidata a turno
                tra i membri dell'unione.Il Parlamento rimane quindi
                sostanzialmente tagliato fuori da questo processo decisionale,
                eccetto alcune questioni in cui il parlamento partecipa alle
                decisioni. Il Parlamento ha altri due ruoli: quello di approvare
                la commissione (i membri della Commissione devono ricevere una
                specie di voto di fiducia da parte del parlamento); quello di
                approvare i bilanci. Per� i bilanci dell'Unione europea, a cui
                tutti i Paesi membri partecipano con l'1,25 del prodotto
                nazionale lordo (si parla di qualcosa come 110 miliardi di euro)
                per l'80% � gi� assegnato: il 40% � assegnato per trattato al
                sostegno dei prezzi agricoli e l'altro 30-35% fa parte di quegli
                aiuti strutturali che vengono distribuiti tra i paesi il cui
                reddito pro-capite � inferiore a quello medio (anche noi lo
                riceviamo in una certa misura, per� noi contribuiamo pi� di
                quanto non riceviamo indietro, mentre fino a qualche anno fa
                ricevevamo qualcosa di pi�; invece, paesi come la Spagna o come
                la Grecia ricevono dall'UE, attraverso questi fondi strutturali,
                molto di pi� di quanto contribuiscono.  
                 
                Paesi come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la stessa
                Irlanda (oggi uno dei paesi pi� ricchi dell'Unione) devono
                questo loro sviluppo a questi fondi strutturali. Il Parlamento
                pu� dunque operare solo sul 20% del bilancio: sostegni alla
                ricerca, spese di funzio-namento dell'UE (salari e stipendi
                della burocrazia europea, che sono abbastanza alti e che
                rappre-sentano per� solo il 5% del bilancio).  
                 
                Questa � la struttura e non funziona. Ad esempio, che la
                Presidenza dell'Unione sia affidata a turno a ciascuno dei 15
                membri � assurdo, soprattutto in previsione del previsto
                ampliamento dell'UE.  
                 
                 
                IV.  
                 
                E veniamo all'ultima parte del mio discorso. Quali sono le sfide
                future dell'UE? L'ampliamento ad Est. Noi abbiamo visto che
                l'allargamento dell'UE come numero dei partecipanti � stato
                abbastanza graduale nel corso degli anni: fino all'inizio degli
                anni '70 la CEE era soltanto dei sei paesi fondatori; poi si �
                allargata, ma gradualmente, e si allargata a comprendere paesi
                che avevano pi� o meno le stesse strutture economiche.  
                 
                Certo, il prodotto pro-capite della Spagna e della Grecia erano
                inferiori a quelli della Francia e della Germania, ma
                sostanzialmente le differenze erano colmabili e sono infatti in
                via di essere colmate, grazie a riforme strutturali.  
                 
                L'allargamento si propone ora invece per Paesi dell'Est europeo,
                cio� per paesi ex comunisti, il cui reddito pro-capite � una
                frazione (30, 40, 50%) di quello degli altri paesi. Quindi ci
                troviamo di fronte alla eventualit� di una UE estremamente
                disomogenea. Appuntamento importante dal 2004 � l'allargamento
                a ben 10 paesi (3 paesi Baltici, la Polonia, l'Ungheria, la
                Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia, Cipro e Malta).
                Porteranno l'UE da 320-330 milioni a quasi mezzo miliardo di
                popolazione. � una sfida, perch� l'arrivo di questi 10 paesi
                rischia di far esplodere le strutture magre e inadeguate
                dell'integrazione europea. Se tutti quanti i Paesi dovessero
                avere lo stesso tipo di rappresentanza che hanno gi� i membri
                dell'UE dovremmo avere un Parlamento di pi� di 1000 persone,
                una Commissione ingestibile di 30-35 membri.  
                 
                Ma c' � un dato ancora pi� importante. Che quei sussidi
                all'agricoltura e quei fondi strutturali che oggi vengono
                distribuiti all'interno dei 15, verranno distribuiti all'interno
                dei 25. Ma la fetta pi� grossa dovr� andare necessariamente a
                questi paesi che sono pi� poveri. Infine, un terzo e pi�
                importante problema sar� quello della libera circolazione della
                mano d'opera; ci si trover� di fronte al rifiuto
                dell'immigrazione da parte soprattutto di certi paesi
                frontalieri, ad esempio l'Austria e la Germania, che si sentono
                in prima linea di fronte all'impatto delle masse che si
                presenteranno alle loro frontiere, forti del diritto di poter
                entrare. Pensate che in Polonia c'� una disoccupazione del 16%
                e quindi qualche centinaio di migliaia di polacchi probabilmente
                entrer� in Germania o si presenter� alla frontiera austriaca.
                Questo crea preoccupazione e reazioni. C'� per�, di
                confortante, la volont� e la coscienza da parte della classe
                dirigente europea che questa situazione va cambiata, che le
                riforme vanno fatte e che dovranno essere abbastanza
                drastiche.  
                 
                Si parla gi� di un Presidente d'Europa (come si pu� immaginare
                di far ruotare la presidenza tra 25 paesi? E come potrebbe un
                domani essere attribuita a Malta o a Cipro?). Non c'� molto
                tempo. Il lavoro maggiore dovr� essere svolto all'interno di
                quella Convenzione che, pi� ancora che delineare le grandi
                linee della costituzione europea, dovr� sostanzialmente mettere
                ordine nella situazione attuale: dare poteri chiari agli
                istituti europei che non li hanno e dividere anche e chiarire i
                poteri tra istituti europei e istituti nazionali.  
                 
                C'� una tendenza da parte dei poteri nazionali ad un recupero
                di una parte dei poteri che avevano ceduto; � una tendenza cui
                assisteremo, secondo il principio della sussidiariet� , per cui
                ogni organo deve fare le cose che gli sono congeniali e che pu�
                fare meglio. In questo senso si afferma una rinnovata presenza
                sul piano europeo dell'importanza anche degli organi
                regionali.  
                 
                Nel quadro che si presenta per i prossimi anni, saranno dunque
                di prioritaria importanza le riforme, che dovranno
                necessariamente precedere il nuovo allargamento. Un'altra
                questione che si verr� affermando �, come si diceva, quella
                della creazione di un esercito europeo, con l'interrogativo se
                esso sar� parte integrante della NATO o esercito autonomo. Gli
                americani lo vogliono come parte della NATO, anzi criticano gli
                europei i quali non avrebbero affatto bisogno di un esercito
                alternativo; basterebbe contribuire alla NATO in misura maggiore
                di quanto non si sia fatto fino ad oggi. Gli europei vogliono
                invece essere liberi, per quanto riguarda l'industria bellica,
                la logistica, la programmazione strategica. 
                 
                 
 
                 
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