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Liceo
classico "G. Carducci" di Viareggio
Aula magna
20 maggio 2002
Conferenza
del prof. Giuseppe Mammarella sul tema Storia e problemi
dell'integrazione europea per gli studenti delle classi del
Liceo classico "Carducci", dell'Istituto tecnico
industriale "Galilei" di Viareggio, del Liceo
scientifico "Michelangelo" di Forte dei Marmi
impegnate nella sperimentazione
Trascrizione non corretta dal relatore
I.
Dell'integrazione europea si � parlato molto in queste
settimane, sia per criticarla, sia per lamentarne la carenza, la
mancanza di Europa, l'insufficienza di tutto ci� che � stato
costruito negli ultimi 50 anni; credo che ancora di pi� se ne
parler� nei prossimi due o tre anni, perch� ci sono delle
scadenze importanti. La prima scadenza sar� quella della
Convenzione. Voi sapete che � stato creato questo grosso
comitato di circa 100 membri, il cui presidente � Valery
Giscard d'Estaing e in cui noi siamo rappresentati da Giuliano
Amato come vicepresidente e che dovrebbe formulare le grandi
linee della Costituzione europea.
I lavori della Commissione dovrebbero essere pi� o meno
ultimati a met� del prossimo anno. Il prossimo anno, il 2003,
sar� poi importante anche perch� dovrebbe venire a maturazione
quel progetto di esercito europeo a cui si sta lavorando ormai
da due o tre anni.Altro appuntamento importante, l'anno
successivo, � l'elezione del Parlamento europeo: l'ultima
elezione � stata nel 1999 e adesso nel 2004 avremo il nuovo
Parlamento. Quindi, una serie di appuntamenti importanti
renderanno il dibattito sull'Europa abbastanza intenso e
probabilmente non privo di sorprese.
Dicevo anche che nei confronti dell'Europa si muovono critiche:
verso la burocrazia, la mancanza di politiche precise, una certa
confusione istituzionale; ma al tempo stesso si riconosce che
ormai l'Europa che � stata costruita � senza alternativa; non
si ritorna indietro, soprattutto per tutto ci� che riguarda la
moneta unica. Abbiamo saputo proprio questa settimana che Le Pen,
alla vigilia del secondo turno delle elezioni francesi, aveva
annunciato che, se fosse stato eletto (ma sapeva che non lo
sarebbe stato), avrebbe ritirato la Francia dall'Euro, il che
naturalmente avrebbe creato un disastro, non solo agli altri
membri, ma alla Francia stessa.
Sono queste posizioni assolutamente demagogiche senza alcun
fondamento. Quindi � appunto ora il momento giusto, proprio per
questo dibattito che si preannuncia, per questa incertezza che
si � manifestata anche in margine alle ultime consultazioni
elettorali, di fare il punto sulla situazione.
A che punto siamo? � necessario partire dalla storia
dell'integrazione europea; di questa vorrei ora un poco
parlarvi, anche per rinfrescarvi alcune nozioni importanti: come
nasce e come si sviluppa questa idea di integrazione europea.
Poi direi alcune cose su come essa funziona; o su come non
funziona (perch� qualcuno dice che ci sono delle istituzioni
che per� sono inadeguate, insufficienti): ci� che si lamenta
� soprattutto una carenza di democrazia, una carenza di
trasparenza. La gente, gli europei non si identificano con le
proprie istituzioni e questo � molto grave. Come ultimo
argomento vorrei parlare dei problemi che si prospettano i
prossimi 2-3 anni.
II.
La storia: in tutti quanti i testi si comincia a parlare delle
origini dell'unit� europea, risalendo addirittura a Carlo
Magno, poi si arriva agli illuministi, e cos� via. Tutto questo
� molto interessante per gli storici, per� non fa la storia
dell'integrazione europea: fa la storia dell'utopia, delle
idealit� che stanno dietro l'integrazione europea, che per�
comincia a farsi storia quando comincia ad avere un programma e
si esprime in un movimento.
All'inizio questo movimento � un movimento di �lite, di
persone aristocratiche. Mi riferisco in modo particolare a quel
movimento fondato dal conte austriaco Richard Coudenhove-Kalergi,
nel 1927-'28, che � un momento importante nella storia perch�
allora ci furono tutta una serie di inizia-tive prese in senso
europeistico da persone di buona volont� (mi riferisco ad
esempio al cancelliere tedesco Gustav Stresemann).
Ci fu un momento, nel 1927-'28, in cui sembr� che si fosse
vicini alla realizzazione dell'Europa, soprattutto nel rapporto
tra Germania e Francia, che � il cuore dell'integrazione
europea, nel rapporto tra questi due paesi che sono stati in
guerra per ben tre volte nel corso di meno di un secolo. Poi
queste iniziative furono travolte dalla grande crisi del 1929.
Oggi molti storici pensano che la crisi economica del '29 sia
stata quella che ha posto le condizioni per la Seconda guerra
mondiale.
C'� chi dice che la Seconda guerra mondiale � una ripresa
della Prima. Certo � che quelle iniziative vennero largamente
dimenticate e che gli anni '30 furono segnati da una escalation
verso la Seconda guerra mondiale: nel 1931 l'aggressione del
Giappone alla Cina, nel 1935-'36 l'aggressione italiana
all'Etiopia, dal 1936 le aggressioni di Hitler. Ma che
fondamento c'� per l'idea che la crisi del '29 abbia partorito
la Seconda guerra mondiale?. � uno dei principi della visione
politica e filosofica americana che una delle condizioni della
pace sia il libero commercio, la liberalizzazione dei mercati
(ci� tra l'altro evoca tutta una serie di problemi anche
attuali, come quelli connessi alla globalizzazione, che non �
altro che la liberalizzazio-ne degli scambi commerciali, la
creazione di un mercato mondiale).
Ebbene, la crisi del '29 comporta invece la chiusura dei
mercati: se guardiamo i dati, abbiamo un vero e proprio crollo
degli scambi commerciali e ciascun paese cerca di risolvere i
problemi della crisi economica (problemi drammatici, che molto
spesso si esprimono attraverso una disoccupazione difficile da
riassorbire) con le proprie risorse. � il periodo delle
autarchie. Abbiamo il tentativo da parte del regime fascista di
impostare un'economia che faccia conto soltanto sulle risorse
nazionali.
Negli anni '30 avviene la rottura di quelle collaborazioni
internazionali, compresa l'idea dell'integrazione europea, che
erano nate negli anni '20, nell'immediato dopoguerra. Basti
pensare che conseguenza diretta di questa crisi economica del
'29 � praticamente l'arrivo al potere del nazismo in Germania:
la crisi induce gli americani a ritirare i capitali che avevano
investito in Germania durante gli anni '20 (che erano la ragione
principale dello sviluppo economico che c'era stato in Germania
dal '23 in poi, una volta superata la grande inflazione degli
anni immediatamente successivi alla fine della guerra) e la
Germania si ritrova con 6-7 milioni di disoccupati, pari al
16-17% della forza lavoro. Il partito nazista che, durante tutti
gli anni '20, era rimasto un partito marginale (alle ultime
elezioni del '28 aveva raggiunto appena 800.000 voti) subito
dopo la crisi economica, con le elezioni del '32 e del '33,
passa a tre milioni e mezzo e facilmente viene chiamato dal
maresciallo Hindenburg a formare il governo.
Incomincia l'escalation verso la guerra: il tipo di economia
autarchica che Hitler creer� in Germania � un tipo di economia
che comporta, che implica la guerra: � una preparazione alla
guerra. Ecco quindi, invece, la necessit� di aprire nuove
strade al commercio internazionale come condizione per la pace.
Dopo la guerra mondiale, l'idea dell'integrazione europea viene
ripresa. � ripresa anche prima: durante la Resistenza abbiamo
testimonianze scritte di resistenti che scrivono su giornali
clandestini, in cui viene riproposta l'idea di Europa.
Altiero Spinelli, che � un uomo che ha legato la sua esistenza,
la sua azione politica all'idea dell'integrazione europea,
scrisse quel Manifesto di Ventotene, quando lui era,
antifascista, isolato al confino. Non solo � un manifesto
dell'integrazione europea, ma illustra una visione che lega
l'integrazione europea ad una vera e propria rivoluzione
economica e sociale. � un documento di grande interesse
(naturalmente, largamente superato) in cui Spinelli, che era
militante comunista (poi abbandon� il partito), manifestava
quella sua visione rivoluzionaria, che importava in una idea di
integrazione europea: non c'era solo, dunque, l'idea di una
grande federazione tra gli Stati, ma anche attenzione alle lotte
tra le classi, ai rapporti economici, ai temi della propriet�,
del ruolo dello Stato.
Arriviamo al dopoguerra ('45, '46, '47) e ci troviamo di fronte,
questa volta, ad un movimento che non � pi� elitario, ma che
certamente non � un movimento di massa: in quegli anni le masse
erano attirate soprattutto dai grandi partiti, dalle grandi
ideologie (quella comunista, quella socialista, quella
cattolica) e rimaneva poco per la militanza in favore di questa
idea dell'integrazione europea). Vi furono per� alcuni partiti,
come quello socialista e quello cattolico, non solo in Italia,
ma in tutti quanti i paesi d'Europa, che la fecero propria. I
comunisti per il momento rimasero fuori, anzi furono ostili
all'idea dell'integrazione europea (ne diventeranno sostenitori
solo con il fenomeno dell'eurocomunismo, ma bisogna aspettare
gli anni '70).
Ecco che ci troviamo di fronte ad un nuovo scenario. Ma ci
troviamo di fronte, a partire dal '47, anche alla Guerra Fredda,
cio� al conflitto Est-Ovest, e l'obiettivo dell'integrazione
europea diventa parte integrante della politica americana per la
ricostruzione dell'Europa e per il contenimento del potere
comunista. Questo � un dato molto importante. Se ci si ponesse
il problema di quale � stato l'atteggiamento degli Stati Uniti
nei confronto dell'integrazione europea dovremmo infatti
distinguere tre fasi: una fase non solo di favore, ma di
sostegno convinto, perch� l'Europa doveva essere ricostruita
economicamente, come unico modo per vincere le lusinghe del
comunismo; ed una delle condizioni fondamentali per sostenere la
ricostruzione europea era l'integrazione. Ma l'integrazione era
necessaria anche per far accettare agli altri paesi europei la
ricostruzione della Germania. Gli americani si impegnano nella
difesa dell'Europa (che � anche, sia ben chiaro, difesa della
loro posizione egemonica) nell'ambito di una politica espansiva,
che per� usa degli strumenti nuovi: lo strumento
dell'integrazione economica, lo strumento del Fondo monetario
internazionale. Quindi, � una visione molto sistematica, che �
gi� quella di F. D. Roosevelt (che muore nel '45) e che viene
portata avanti da altri presidenti di minore caratura,
soprattutto Truman e Eisenhower, basata sulla ricostruzione
economica dell'Europa, e avente come condizione la ricostruzione
della Germania e il riarmo della Germania, il che significa la
legittimazione internazionale della Germania: � un boccone
amaro per gli europei, soprattutto per la Francia.
La fase successiva del rapporto tra Europa e USA (anni '60-80)
� quella in cui gli americani assumono una posizione di
neutralit�; mentre l'ultima fase � una fase che si potrebbe
dire di conflittuali-t�: gli americani non erano, per esempio,
favorevoli all'euro, perch� all'euro � stata assegnata la
funzione di rimpiazzare in certi casi il dollaro o comunque una
funzione di concorrenza con il dollaro.
Oggi il dollaro � l'unica moneta negli scambi internazionali e
gi� oggi, e sempre pi� domani, sar� affiancato dall'euro: il
che � un aiuto, perch� non credo che il dollaro possa
continuare a sostenere il peso di essere l'unica moneta
mondiale; certamente per� tutto questo ridimensiona la forza
dell'economia americana, della finanza americana nel
mondo.
Ma ritorniamo al dopoguerra. La politica di integrazione europea
diventa parte integrante della politica di costruzione di quel
blocco occidentale che si esprime col Piano Marshall del
1947-'48, con l'Alleanza atlantica del 1949. Quindi, gi� alla
fine degli anni '40, c'� la costruzione di questo blocco
occidentale, di cui appunto l'integrazione europea fa parte. Ma
l'integrazione europea � una idea europea e si esprime per la
prima volta con la creazione di quella Comunit� Europea del
Carbone e dell'Acciaio che viene creata nel 1950-'51 fra i sei
paesi che ne sono i fondatori: la Germania e la Francia, che ne
prendono l'iniziativa (in realt� l'unit� commerciale �
un'iniziativa francese e porta il nome di Robert Schuman,
ministro degli esteri francese). La CECA � il primo progetto
interamente europeo. Dietro questa idea c'� Jean Monnet, questo
incredibile personaggio, tecnocrate pi� che politico, che ha
concepito grandi progetti europei, incaricato di riorganizzare
nel dopoguerra tutta l'economia francese e di iniziarne un
processo di modernizzazione (che poi porter� avanti De Gaulle
negli anni '60).
Ecco, per questo processo di modernizzazione che Monnet ha in
mente, � necessario che l'integrazione si manifesti soprattutto
sui due pilastri della produzione del carbone e dell'acciaio
(per la produzione dell'acciaio ci voleva allora il carbone, non
ancora il petrolio; solo negli anni successivi avverr� la
rivoluzione che sostituir� questo a quello come fonte di
energia primaria).
Quando nasce la CECA, per sostenere questo sforzo di
modernizzazione c'era bisogno di carbone, e le fonti di carbone
le poteva fornire solo la Germania. Quindi, in fondo a questa
prima idea, c'� un interesse economico molto solido da parte
della Francia e un interesse politico da parte della Germania La
Germania dice di s� a questo progetto perch� � un modo per
essere legittimata, per rientra-re nella famiglia delle nazioni
a distanza di cinque anni dalla fine della guerra. Il progetto
si regge quindi su ragioni economiche e su ragioni
politiche.
Gli altri paesi che aderiscono, Italia e Belgio, Olanda,
Lussemburgo (Benelux), sono paesi dove c'� un forte sentimento
europeista e quindi desiderio di partecipazione a questo primo
progetto di integrazione europea. Interessante � che in questo
caso si crea per la prima volta un'autorit� sopranazionale; la
CECA � un ente gestito non dai singoli governi, ma da
un'entit� sopranazionale. Da parte dei francesi c'�
naturalmente un altro obiettivo, cio� monitorizzare un
eventuale riarmo tedesco (questa � la paura storica della
Francia): mentre la Germania si risollevava dalla distruzione
della guerra, i francesi vogliono cercare di seguire questo
processo per limitarlo e per incanalarlo in una visione europea.
Per cui questo rapporto tra Parigi e Bonn percorre tutta quanta
la storia dell'integrazione europea. Non c'� dubbio che anche
l'Italia abbia dato un suo contributo a questo processo di
integrazione, anche se per la verit� il contributo � stato un
po' sporadico, perch� non sempre i nostri governi hanno portato
attenzione ai fatti di politica estera e di politica
europea.
Il percorso dell'integrazione europea � andato avanti
soprattutto grazie a questo forte rapporto di collaborazione che
si � instaurato tra la Francia e la Germania. E questa � la
grande novit� del secondo dopoguerra. E questo � quello che fa
sperare. La gente si muove per l'integrazione europea perch� le
memorie della guerra sono ancora vive e c'� una spinta verso un
processo che dovrebbe garantire la pace e la
collaborazione.
Secondo momento dell'integrazione europea � un fallimento:
quello dell'esercito europeo, che nasce solo come trattato, ma
che poi viene affondato tra 1950 e 1954. Nel '50 abbiamo la
guerra di Corea; essa viene interpretata dagli americani come un
tentativo di diversione dal teatro europeo, che rimane il teatro
principale dove, secondo le previsioni, dovrebbe proiettarsi
l'iniziativa sovietica. Allora � fondamentale per gli americani
procedere al riarmo della Germania. Nel 1950, nella prima
riunione della NATO a New York, nell'ottobre, sei mesi dopo
l'inizio della guerra di Corea, gli americani propongono, anzi
richiedono, il riarmo della Germania. Ma i francesi non lo
possono accettare cos� com'� e allora il primo ministro
francese propone di riarmare la Germania nel quadro europeo, nel
quadro di un esercito integrato europeo, dove le divisioni
tedesche vengano disperse, insieme ai contributi degli altri
Paesi, dove non si preveda la ricostituzione dello Stato
maggiore tedesco. Questa � l'idea fondamentale dell'esercito
europeo.
Ma il trattato che stabilisce l'esercito europeo e che viene
stipulato nel '52 dai sei paesi, tra cui l'Italia � compresa,
deve essere ratificato dai vari parlamenti. Belgio, Olanda e
Lussemburgo ratificano abbastanza rapidamente; i francesi invece
rifiutano di ratificare; per la verit� neanche l'Italia
ratifica per il momento perch�, essendo aperta la questione di
Trieste, voleva giocare la partecipazione all'esercito europeo
in cambio della concessione alleata di Trieste (che poi avverr�
nel 1954). Ma i francesi, non solo non ratificano il progetto di
esercito europeo, ma lo bocciano nell'agosto del '54. Questa
idea francese, dunque, che viene proposta da un governo
francese, quattro anni dopo, nel '54, � bocciata dall'assemblea
nazionale, dal parlamento francese, perch� la situazione �
cambiata. C'erano situazioni di conflittualit� latente tra i
francesi e gli americani.
Nel '54, a Dien Bien Phu, i francesi furono battuti dai
vietnamiti del generale Giap e proprio alla vigilia della
sconfitta i francesi avevano richiesto l'intervento americano
per liberare i loro 50 mila uomini accerchiati dal generale Giap,
arrivando fino a chiedere l'uso della bomba atomica; gli
americani si rifiutarono di intervenire e questo cre� tensione
e contrasto che si rifletterono poi nell'Assemblea nazionale.
Nel frattempo poi stava riemergendo il movimento gollista;
quindi nel '54 la situazione cambia e l'idea dell'esercito
europeo viene respinta. La Germania � comunque inserita nella
NATO.
Quindi il rifiuto dell'esercito europeo non � un no al riarmo
tedesco,ma � un no agli USA. Dopo il fallimento del progetto
dell'esercito europeo, abbiamo il lancio del mercato comune, che
si realizzer� in due anni, dal '55, a partire dal convegno di
Messina (voluto da Martino, ministro degli esteri italiano,
padre dell'attuale ministro della difesa); questo primo incontro
di Messina sar� seguito da un altro incontro a Venezia e poi
dall'incontro conclusivo a Roma che vide la firma del trattato
che istitu� il Mercato Comune. � un mercato dove gli scambi
dei prodotti industriali (per l'agricoltura il discorso �
diverso) deve avvenire liberamente, con l'abolizione di tutti
gli ostacoli, sia delle dogane che dei dazi doganali che erano
attivati dai vari paesi per impedire l'arrivo dei prodotti
esteri sui mercati nazionali.
Il mercato comune fa fare un grosso passo avanti alla
collaborazione internazionale, a tal punto che in molti paesi,
ad esempio nel caso dell'Italia, uno dei motivi del grande
sviluppo economico dalla fine degli anni '50 agli inizi degli
anni '60 � legato proprio a questo mercato comune. � una
interpretazione accettabile questa, se pensiamo che la nostra �
una economia di esportazione (noi avevamo la necessit� di
esportare il 25% del nostro prodotto): quando troviamo mercati
aperti le esportazioni diventano pi� facili. Quindi non c'�
dubbio: l'introduzione del MEC a partire dal 1958 � un dato
importante per la crescita delle varie economie nazionali dei
Paesi che partecipano.
E sono sempre i soliti sei, un gruppo che il presidente francese
Charles De Gaulle non volle allargare. Ricordiamoci che de
Gaulle arriva al potere dopo la crisi algerina nel '58 e rimane
presidente francese, con una costituzione nuova di zecca, che �
poi quella attuale, fino al 1968 quando poi si ritirer� dalla
vita politica attiva. In questo periodo l'integrazione europea
fa pochi passi avanti perch� De Gaulle accetta l'idea del
mercato comune, ma a condizione che certi interessi francesi
vengano salvaguardati. � ovvio che De Gaulle non � un
federalista: egli ha una visione dell'Europa che � racchiusa in
quella formula "l'Europa delle patrie", in cui ciascun
Paese deve mantenere la propria identit� storica e culturale.
Quindi l'idea di un'integrazione, sia sul piano della cultura
che su quello delle istituzioni, � un'idea estranea a De Gaulle.
Egli riconosce la necessit� di collaborazione sul piano
economico e sul piano politico, ma pone una condizione perch�
questa collaborazione avvenga, cio� una forma di protezione
dell'agricoltura francese ed europea che ancora, oggi come oggi,
assorbe quasi il 50% del bilancio dell'unione europea e per
molti anni ha assorbito quasi l'80%. Naturalmente c'� un
obiettivo sociale: proteggere il tenore di vita degli
agricoltori europei che producono a costi molto pi� alti. Se si
fossero aperte le porte dei mercati europei ai prodotti
americani o ad altri prodotti che ci vengono dai paesi del Terzo
mondo, probabilmente la nostra agricoltura sarebbe stata
spazzata via.
Questo sistema di protezione ha dunque un obiettivo economico,
un obiettivo sociale per mantenere alti i livelli di vita nelle
campagne, ma crea quelle distorsioni che noi oggi lamentiamo per
ci� che riguarda i rapporti con il Terzo mondo. Perch� il
Terzo mondo non riesce ad esportare sui nostri mercati perch�
sono protetti. � una delle distorsioni della globalizzazione,
di quel processi cio� di integrazione economica che hanno
portato anche livelli di benessere, anche nei paesi del Terzo
mondo, ma che hanno provocato anche drammatiche distorsioni nei
paesi pi poveri. Il MEC ha dunque una grossa potenzialit� che
riflette le sue conseguenze non solo in Europa ma anche fuori.
De Gaulle se ne va alla fine degli anni '60 e allora negli anni
'70 l'integrazione europea si apre a nuove partecipazioni. Alla
partecipazione britannica, per prima, nel '73.
Gli inglesi erano sempre rimasti ai margini dell'integrazione
europea, e anche oggi non partecipano all'euro; anche se proprio
in questi giorni abbiamo avuto una notizia favorevole: sembra
che Tony Blair, per altro egli un fautore, ma anche l'opinione
pubblica inglese ci stia ripensando, cosicch� le percentuali
sfavorevoli all'ingresso inglese nell'euro stanno diminuendo
dagli oltre due terzi che erano appena due mesi fa addirittura
al 55% e si pensa al 2003 come l'anno in cui il governo inglese
proporr� un referendum per l'ingresso dell'Inghilterra
nell'euro, promessa gi� fatta da Blair quando entr� nel '98 a
Downing Street). Il cambiamento di umori nasce proprio dal
successo che sta avendo l'euro, non solo nelle operazioni di
distribuzione, ma anche dalla sua valutazione (oggi 0.92 sul
dollaro e molti operatori finanziari prevedono che alla fine di
quest'anno sar� alla parit� sul dollaro). Ci� � molto
importante anche perch� molti paesi terzi accettino l'euro come
moneta di riserva; questa � la funzione oggi di molti dollari
che sono congelati nelle banche centrali di vari paesi come
moneta di riserva.
Nel momento in cui anche l'euro venisse accettato come moneta di
riserva sarebbe una legittimazione. Potremmo cominciare a pagare
le nostre importazioni in euro, il discorso cambierebbe
notevolmente.
Quale � stata dunque la posizione inglese nei confronti
dell'Europa? Nei confronti del mercato comune gli inglesi erano
addirittura ostili. Prova ne sia che nel 1959 crearono la loro
zona di libero scambio con i paesi scandinavi, che per� non
funzion�. Con il solito pragmatismo britannico, gli inglesi
presero atto di questo fallimento e nel 1961 chiesero
l'ammissione al MEC. Quindi, da una posizione di boicottaggio,
gli inglesi chiesero addirittura la partecipazione. Essa
incontra per ben due volte (nel '63 e nel '67) il veto. Perch�
De Gaulle vede negli inglesi il cavallo di Troia degli
USA.
Sono gli anni di Kennedy, dei tentativi americani di creare un
nuovo ponte economico tra Europa e USA, sono gli anni in cui
l'amministrazione Kennedy pensa ad un'integrazione atlantica tra
economia americana ed europea. De Gaulle dice no perch� una
volta che gli inglesi entrano nel Mercato Comune porterebbero
con s� interessi americani, data anche infatti, negli anni '60,
la presenza massiccia di investitori americani in Inghilterra.
Quindi, questo no all'Inghilterra fu ancora un no agli Stati
Uniti. Dopo che De Gaulle se ne fu andato, fu aperta per gli
inglesi la strada per l'ammissione al mercato comune.
Nel '73 entra l'Inghilterra ed entrano anche l'Irlanda e la
Danimarca; poi sar� la volta della Grecia (1981), nel 1986
della Spagna e del Portogallo. Ecco i dodici; poi arriveranno
gli scandinavi (finlandesi, svedesi, mentre l'adesione norvegese
sar� revocata per esito di referendum) e gli austriaci. Intanto
il Trattato di Maastricht avr� creato una Unione Europea, dando
ad essa una base giuridica importante. Gli anni '70 sono anni
soprattutto di allargamento dell'integrazione europea, con la
partecipazione di nuovi membri, ma sono anche anni di grande
crisi, per tutti. Nel 1973 ci fu quella crisi energetica che
fece salire il costo del petrolio da tre dollari al barile
addirittura a dodici dollari in tre-quattro mesi (coda della
guerra del Kippur). Poi c'� una nuova crisi energetica nel '79.
Quindi gli anni '70 sono anni di grande crisi economica e
finanziaria. Alcuni paesi come l'Italia reagiscono a questa
crisi finanziaria con una serie di svalutazioni della moneta
(noi svalutiamo addirittura del 30-40 %) e il problema della
omogeneit� fra le politiche finanziarie dei paesi
dell'integrazione europea si pose proprio allora.
Come � possibile avere un mercato comune se non si ha un
qualche sistema di coordinamento tra i valori delle varie
monete.? Si inizia cos� il cammino di una unione monetaria
europea, per l'iniziativa dei tedeschi, nel '79 e poi si arriva
all'idea di una moneta unica.
Questo avverr� tra la met� degli anni '80 e l'inizio dei '90,
che � un momento di grande importanza per la storia
dell'integrazione europea, in cui il governo italiano avr� un
ruolo importante, soprattutto in quella riunione che si svolge a
Milano nel 1985, in cui il governo Craxi-Andreotti impone agli
altri membri della Comunit� europea la rinegoziazione del
trattato di Roma.
Il MCE aveva creato in teoria una liberalizzazione dei mercati.
In realt�, soprattutto negli anni 70, anni di crisi economica,
i vari paesi avevano creato tutta una serie di limitazioni al
mercato comune (per esempio, quella che richiedeva ai produttori
di farmaci francesi il rispetto di standard per poter esportare
in Italia) che rendevano difficili, attraverso richieste di
carattere puramente burocratico, gli scambi. Per cui il mercato
comune era destinato a disintegrarsi. Ecco l'idea del mercato
unico che nasce proprio in questi anni e che, rispetto
all'impostazione del mercato comune, viene imposta in quel
convegno di Milano del giugno 1985 dal nostro governo.
Qual � la differenza tra mercato comune e mercato unico? Il
mercato comune non prendeva praticamente in considerazione
l'esportazione di capitali e la libera circolazione del lavoro;
il mercato unico � un vero e proprio mercato che abolisce ogni
limitazione agli scambi, ma che inoltre introduce la libera
circolazione di capitali, la libera circolazione delle
tecnologie, la libera circolazione della mano d'opera. Tutto
questo richieder� addirittura la armonizzazione delle
legislazioni nazionali attraverso un lavoro di
omogeneizzazione.
Oggi abbiamo un mercato vero, dove gli scambi sono liberalizzati
e dove si muovono non solo i prodotti ma anche i capitali, si
scambiano le tecnologie, si scambia la forza lavoro, sia manuale
che professionale. La moneta unica nasce in questo clima.Ma
anche da un altro sviluppo che riguarda la storia dell'Europa:
la riunificazione tedesca che avviene dopo il crollo del mondo
comunista. La riunificazione tedesca ha un prezzo per la
Germania, cio� proprio quello di abbandonare il marco.
Una famosa riunione di leaders europei, alla vigilia della
riunificazione tedesca, vide gli alleati della Germania
chiederle una prova di europeismo: l'abbandono del marco e
l'accettazione della nuova moneta unica, che viene poi
consacrata con il trattato di Maastricht.
III.
Questo � il processo storico di 50 anni, che � avvenuto in
condizioni diverse, il che giustifica una certa asistematicit�
nella costruzione europea. Si alternano al potere ben quattro o
cinque generazioni di uomini politici. � un processo che
riflette i punti di vista di classi politiche diverse che si
sono succedute. Non procede dunque secondo un piano, ma secondo
le contingenze del momento. Questo spiega anche la grande
confusione istituzionale.
C'� un Parlamento, che eleggiamo ogni cinque anni con voto
popolare; ogni paese, tra l'altro, lo elegge con le proprie
leggi elettorali, secondo il sistema proporzionale (che per� �
applicato diversamente); il trattamento dei deputati europei �
completamente diverso (i nostri prendono delle indennit�
vergognose, gli inglesi si devono accontentare di un terzo, un
quarto): � dunque un parlamento estremamente disomogeneo nella
sua formazione, ma soprattutto � un Parlamento che non ha
poteri; questo � il dato di fondo.
Nella storia del Parlamento, la sua funzione � normalmente
quella di fare le eleggi; il Parlamento europeo non ne fa. Qual
� il processo decisionale che porta ad una legislazione
europea? C'� la Commissione, composta di 20 membri (l'attuale
Presidente � Romano Prodi). I grandi paesi (Italia, Germania,
Francia e Gran Bretagna) hanno due rappresentanti nella
Commissione, gli altri ne hanno uno solo. C'� il consiglio dei
Ministri che ha una composizione variabile. Perch� se le
decisioni sono di carattere economico, si riuniscono i quindici
ministri dell'economia dei Paesi membri, se si tratta di
politica internazionale i ministri degli esteri, ma � comunque
il Consiglio dei Ministri che decide.
Quindi il processo di decisione � nelle mani degli stati
nazionali perch� il consiglio � composto di ministri che
rappresentano gli stati nazionali. L'organo supremo � quel
Consiglio europeo che riunisce i capi di stato e i capi di
governo e che si riunisce un paio di volte, all'inizio e alla
fine di ogni semestre in cui la presidenza � affidata a turno
tra i membri dell'unione.Il Parlamento rimane quindi
sostanzialmente tagliato fuori da questo processo decisionale,
eccetto alcune questioni in cui il parlamento partecipa alle
decisioni. Il Parlamento ha altri due ruoli: quello di approvare
la commissione (i membri della Commissione devono ricevere una
specie di voto di fiducia da parte del parlamento); quello di
approvare i bilanci. Per� i bilanci dell'Unione europea, a cui
tutti i Paesi membri partecipano con l'1,25 del prodotto
nazionale lordo (si parla di qualcosa come 110 miliardi di euro)
per l'80% � gi� assegnato: il 40% � assegnato per trattato al
sostegno dei prezzi agricoli e l'altro 30-35% fa parte di quegli
aiuti strutturali che vengono distribuiti tra i paesi il cui
reddito pro-capite � inferiore a quello medio (anche noi lo
riceviamo in una certa misura, per� noi contribuiamo pi� di
quanto non riceviamo indietro, mentre fino a qualche anno fa
ricevevamo qualcosa di pi�; invece, paesi come la Spagna o come
la Grecia ricevono dall'UE, attraverso questi fondi strutturali,
molto di pi� di quanto contribuiscono.
Paesi come la Spagna, il Portogallo, la Grecia, la stessa
Irlanda (oggi uno dei paesi pi� ricchi dell'Unione) devono
questo loro sviluppo a questi fondi strutturali. Il Parlamento
pu� dunque operare solo sul 20% del bilancio: sostegni alla
ricerca, spese di funzio-namento dell'UE (salari e stipendi
della burocrazia europea, che sono abbastanza alti e che
rappre-sentano per� solo il 5% del bilancio).
Questa � la struttura e non funziona. Ad esempio, che la
Presidenza dell'Unione sia affidata a turno a ciascuno dei 15
membri � assurdo, soprattutto in previsione del previsto
ampliamento dell'UE.
IV.
E veniamo all'ultima parte del mio discorso. Quali sono le sfide
future dell'UE? L'ampliamento ad Est. Noi abbiamo visto che
l'allargamento dell'UE come numero dei partecipanti � stato
abbastanza graduale nel corso degli anni: fino all'inizio degli
anni '70 la CEE era soltanto dei sei paesi fondatori; poi si �
allargata, ma gradualmente, e si allargata a comprendere paesi
che avevano pi� o meno le stesse strutture economiche.
Certo, il prodotto pro-capite della Spagna e della Grecia erano
inferiori a quelli della Francia e della Germania, ma
sostanzialmente le differenze erano colmabili e sono infatti in
via di essere colmate, grazie a riforme strutturali.
L'allargamento si propone ora invece per Paesi dell'Est europeo,
cio� per paesi ex comunisti, il cui reddito pro-capite � una
frazione (30, 40, 50%) di quello degli altri paesi. Quindi ci
troviamo di fronte alla eventualit� di una UE estremamente
disomogenea. Appuntamento importante dal 2004 � l'allargamento
a ben 10 paesi (3 paesi Baltici, la Polonia, l'Ungheria, la
Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Slovenia, Cipro e Malta).
Porteranno l'UE da 320-330 milioni a quasi mezzo miliardo di
popolazione. � una sfida, perch� l'arrivo di questi 10 paesi
rischia di far esplodere le strutture magre e inadeguate
dell'integrazione europea. Se tutti quanti i Paesi dovessero
avere lo stesso tipo di rappresentanza che hanno gi� i membri
dell'UE dovremmo avere un Parlamento di pi� di 1000 persone,
una Commissione ingestibile di 30-35 membri.
Ma c' � un dato ancora pi� importante. Che quei sussidi
all'agricoltura e quei fondi strutturali che oggi vengono
distribuiti all'interno dei 15, verranno distribuiti all'interno
dei 25. Ma la fetta pi� grossa dovr� andare necessariamente a
questi paesi che sono pi� poveri. Infine, un terzo e pi�
importante problema sar� quello della libera circolazione della
mano d'opera; ci si trover� di fronte al rifiuto
dell'immigrazione da parte soprattutto di certi paesi
frontalieri, ad esempio l'Austria e la Germania, che si sentono
in prima linea di fronte all'impatto delle masse che si
presenteranno alle loro frontiere, forti del diritto di poter
entrare. Pensate che in Polonia c'� una disoccupazione del 16%
e quindi qualche centinaio di migliaia di polacchi probabilmente
entrer� in Germania o si presenter� alla frontiera austriaca.
Questo crea preoccupazione e reazioni. C'� per�, di
confortante, la volont� e la coscienza da parte della classe
dirigente europea che questa situazione va cambiata, che le
riforme vanno fatte e che dovranno essere abbastanza
drastiche.
Si parla gi� di un Presidente d'Europa (come si pu� immaginare
di far ruotare la presidenza tra 25 paesi? E come potrebbe un
domani essere attribuita a Malta o a Cipro?). Non c'� molto
tempo. Il lavoro maggiore dovr� essere svolto all'interno di
quella Convenzione che, pi� ancora che delineare le grandi
linee della costituzione europea, dovr� sostanzialmente mettere
ordine nella situazione attuale: dare poteri chiari agli
istituti europei che non li hanno e dividere anche e chiarire i
poteri tra istituti europei e istituti nazionali.
C'� una tendenza da parte dei poteri nazionali ad un recupero
di una parte dei poteri che avevano ceduto; � una tendenza cui
assisteremo, secondo il principio della sussidiariet� , per cui
ogni organo deve fare le cose che gli sono congeniali e che pu�
fare meglio. In questo senso si afferma una rinnovata presenza
sul piano europeo dell'importanza anche degli organi
regionali.
Nel quadro che si presenta per i prossimi anni, saranno dunque
di prioritaria importanza le riforme, che dovranno
necessariamente precedere il nuovo allargamento. Un'altra
questione che si verr� affermando �, come si diceva, quella
della creazione di un esercito europeo, con l'interrogativo se
esso sar� parte integrante della NATO o esercito autonomo. Gli
americani lo vogliono come parte della NATO, anzi criticano gli
europei i quali non avrebbero affatto bisogno di un esercito
alternativo; basterebbe contribuire alla NATO in misura maggiore
di quanto non si sia fatto fino ad oggi. Gli europei vogliono
invece essere liberi, per quanto riguarda l'industria bellica,
la logistica, la programmazione strategica.
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