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Un diario del 1943 dall�isola di Rodi
A volte brandelli di storia si ricompongono uscendo dal silenzio
in cui tanti eventi bellici riposano. Devo confessare che ho il
timore di disturbare questo sonno della storia nel giaciglio del
tempo, d�invadere senza rispetto il tenero sentire di un
giovane militare di Stazzema che non fece mai pi� ritorno a
casa ma che comprese, nell�angoscia dell�intimo, che questa
drammatica evenienza poteva purtroppo accadergli, lasciando
cos� scritte nel suo diario di militare profonde tracce di
questa pena, che ogni giorno gli conficcava e gli imprigionava
sempre di pi� l�animo, prigioniero come lui di tristi presagi
che neanche saltuari bagliori della giovanile speranza
riuscivano a dissolvere completamente. Pur sapendo che i
famigliari del soldato Ettore fecero stampare il diario del
figlio nella tipografia R. Bacci di Pietrasanta per farne dono
ai conoscenti, intendo lo stesso usare solo il nome del soldato
perch� di questa drammatica testimonianza storica non voglio
rischiare di rovistare nella delicatezza dei sentimenti che
custodisce sempre un diario.
Voglio entrare nella vicenda in punta di piedi. In quel �papp�
scritto dal ventiduenne caporale si coglie il brivido dell�invocazione
emessa da un militare �improvvisamente bambino� che,
impaurito, s�aggrappa, raddoppiando teneramente la pi (termine
davvero inusitato per noi stazzemesi dai sentimenti tenuti al
coperto della scorsa dura di montagnini senza debolezze, molto
pi� soliti dire mi pa, mi ma con cui raccogliere l�affetto
per i genitori), al padre lontano per non farsi psicologicamente
travolgere dal peggiore evento che poteva riservargli la vita:
la guerra. Ma la testimonianza � storicamente rilevante e
umana, ed �, in questi ultimi tempi, ritornata attuale.
Pertanto, una copia del diario l�ho inviata al Presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che con il suo
pellegrinaggio a Cefalonia, il primo marzo scorso, ha voluto
dare l�onore della memoria alle migliaia di soldati italiani
che consapevolmente compirono, dopo l�8 settembre 1943, i
primi atti della Resistenza per il riscatto della Patria Italia.
Anche nell�isola di Rodi fu cos�. E il soldato Ettore ne ha
lasciato un indubitabile e marcato esempio. Le armi che lo
temprarono furono Dio, i genitori, la patria, la fidanzata e l�amicizia.
Con questa memoria diventa ancora pi� pressante la richiesta
che la lezione alla concordia tra popoli, razze e religioni, che
verr� impartita dal quel futuro ambone che sar� il Parco della
Pace di Sant�Anna di Stazzema, accolga anche le fulgide pagine
d�eroismo e di sacrificio che hanno scritto i militari
italiani, obliati da un dopoguerra non certo riconoscente di
onori tributati nei loro confronti. I giovani devono conoscere
che la Resistenza inizi� da quei soldati che vennero additati
come traditori e che invece furono i primi resistenti con i
quali si ricostitu� il tessuto lacerato dal fascismo dell�onore
e della coscienza della Patria Italia. �Vi ho amato tanto
tutti, del pi� puro amore. Coraggio!!!�.Finisce cos�, nel
dicembre del 1943, il diario del caporale Ettore, rivolgendo il
caro pensiero al babbo Alfredo e alla mamma Laura e alla
fidanzata Silvia.
Fu il toccante messaggio che arriv� alla famiglia del
ventiduenne soldato, inquadrato nel 15� Reggimento Genio di
stanza all�isola di Rodi dal 19 maggio 1943 all�8 settembre,
quando i militari italiani, dopo aver resistito e combattuto
contro le truppe tedesche per quattro giorni, a mezzogiorno del
12 settembre ubbidirono �all�ordine di cessare le ostilit�
contro i tedeschi�, e furono fatti prigionieri. Ettore non
fece pi� ritorno a casa. Sul suo corpo non ha pianto nessuno.
Ettore � polvere dispersa, � aria, � acqua di mare che frange
le scogliere della storia. � gabbiano di speranza che vola e
accomuna la sua storia a quelle migliaia e migliaia di morti che
non hanno avuto il legno delle bare inumidito dalla lacrima dei
loro cari. Lontani, dissolti, ebbero copiose lacrime sulle foto
e tennero accese di dolorosa brace le speranze di chi invano
attese alle finestre, sulle strade e alle stazioni il miracolo
del ritorno del figlio, del padre, dello sposo, del fidanzato; o
almeno il corpo su cui poter piangere una volta per sempre e
dargli cristiana e serena sepoltura.
Assieme ad oltre 4.000 militari italiani, il geniere Ettore fu
inghiottito dal Mar Egeo la sera dell�11 febbraio 1944, quando
il piroscafo, che era salpato nel pomeriggio da Rodi e sul quale
i prigionieri italiani erano stati stipati all�inverosimile,
direi in maniera colpevole, per il trasferimento ai campi di
concentramento germanici, naufrag� presso l�isola di Coidano.
Del piroscafo sono restati sconosciuti il nome e la
nazionalit�. Si sa che pochi prigionieri italiani si salvarono.
Cos� si legge nell�atto di morte che la Commissione
Interministeriale ha ricostruito nel 1954, dopo 10 anni
trascorsi dal giorno in cui il caporale Ettore fu dato per
disperso in mare. Sicuramente il diario fu recapitato ai
famigliari che vivevano a Pontestazzemese, precisamente in uno
degli edifici dell�allora miccificio �Giorgini, Maggi e
Bertellotti� ubicato in localit� Martinetto, dove il babbo
del quasi ventitreenne soldato lavorava con il barroccio alla
mansione del trasporto dei rotoli della miccia, da un certo
Guglielmi, che nel �43, per lavoro, si trovava con la famiglia
a Rodi, cui il giovane soldato di Pontestazzemese affid�, nel
mese di dicembre, la valigia con gli effetti non strettamente
necessari, sicuramente tra essi c�era anche il diario,
presagendo che non sarebbe restato per molto prigioniero a Rodi.
�
Chiedo solo a Dio la grazia di un giorno ritrovarsi tutti e
cos� felici ricominciare una vita migliore, e dimenticare
questi tristissimi giorni. Coraggio e avanti con fede!� �Pensando
� prosegue nello scrivere le ultime volont�, con le quali
termina il diario che aveva iniziato a scrivere il 5 maggio 1942
- che un giorno o l�altro forse dovr� lasciare il reparto
dove sono e perci� andare via da Rodi, lascio la mia valigia,
con gli oggetti non necessari e con quei ricordi che un giorno
rivedr� volentieri, se tutto va bene, se ci� non fosse e se
Iddio non mi concedesse questa gioia, prego la famiglia
Guglielmi che il tutto, ben poca cosa ma a me tanto cara, sia
spedita ai miei cari, che terranno quale ricordo mio, pensando
che ho mantenuto la mia idea fino in fondo, e di ci� siatene
orgogliosi, cari papp�, mamma e Silvia. Vi bacio tutti e vivo
di questa speranza. Coraggio e fede!
Ettore, insieme all�amico fiorentino Poggioli ed agli altri
prigionieri italiani, era giunto a Rodi il 27 ottobre,
trasferito via da Maritza a causa dei continui bombardamenti
degli aerei inglesi a cui erano sottoposti i tedeschi e le
camicie nere, attacchi che avevano procurato morti e feriti tra
i soldati italiani in costrizione di prigionia. Fu una marcia
forzata di oltre tre giorni. �Giorni dolorosi � scrive -,
senza mangiare, e camminare tra valli, salire monti canali ecc,
cibarsi coi fichi, acqua e qualche sigaretta che avevamo ancora,
e cos� con questa vita che dura oltre tre giorni dormendo a
sera sotto il bel cielo stellato, pensando al morbido letto di
casa�si arriva a Rodi il 27 a sera stanchi, affamati, ma pi�
contenti perch� ci eravamo allontanati dalle bombe che mi
avevano fatto tremare molto, giorni di prigionia gi� duri per
se stessi e poi senza notizie da casa; molti pensieri vengono
alla mente, chi sa cosa penseranno di me? Chi sa cosa faranno?
� un forte dolore penso alla mia cara Silviuccia, mi
dimenticher�?
A Rodi, Ettore e l�amico Poggioli, furono prigionieri addetti
alla Centrale Civile d�Allarme, diretta dall�ing. Antonio
Macchi e sotto il comando del capitano Nocchi. Dal 1 dicembre
gli � tolta la paga, che consisteva in �.2 giornaliere e
sottoposto alla diminuzione della razione viveri, �in modo da
non sfamarci nemmeno una sola volta dei due pasti giornalieri�.
Pochissimo pane, 125 g. di pasta e 85 g.di riso. Si sfoga: �Come
si pu� vivere con questo e senza un soldo? Si pu� comprendere
da questo le sofferenze materiali, ma se almeno ci lasciassero
in pace a fare il nostro servizio, senza pi� tormentarci!
Invece dal primo del dodici, il nuovo Tenente Comandante (Angelmo)
ci chiede continuamente la nostra adesione, come �Combattenti�
o come �Lavoratori con le forze armate tedesche�, e ci fa
osservare che, aderendo, saremmo con una buona razione di
viveri, ed una paga giornaliera di �.12,50 oltre a tutti i
benefici delle Truppe Tedesche. Alcuni cedono, ma i pi� restano
duri a questi allettamenti, che ci fanno vedere proprio chiaro e
lampante di quanto sono bravi di fare quelli che si chiamano
Italiani, mentre noi ci chiamano Traditori e cos� siamo
costretti a non uscire per non farsi pescare fuori, che ci�
comporterebbe la spedizione in continente con tutti i rischi del
viaggio. La vita � dura, il morale � buonissimo, ma l�idea
rimane salda. Quante cose potrei raccontare di questi giorni, ma
forse � meglio di n�, perch� un giorno leggendole mi
renderanno per sempre triste e come chi le potr� leggere.
Mamma, babbo e Silvia, l�unico pensiero mio siete voi, e
soffro immensamente pensando pure in che stato vi troverete,
senza mie notizie. Ma coraggio!
La saldezza dell�idea del caporale Ettore si comprende meglio
quando il 28 ottobre annota sul suo diario: �Il 28 ottobre
viene celebrata in Rodi la ricorrenza Fascista. Vi sono truppe
tedesche, pochi fascisti, i nostri soldati presi al campo di
concentramento, vengono alzate le bandiere tedesca, italiana,
senza lo stemma Reale, con il gagliardetto del fascio; le
camicie nere compiono atti villani contro le figure del Re e di
Badoglio, e viene rimessa fuori la foto del Duce. Viene fatto
cose che fanno vergogna per noi stessi italiani, cos� nel mondo
che tutti ci guardano, ma ormai gli animi sono uno contro l�altro
e accecati da idee pi� o meno vere sciupano il prestigio del
popolo italiano, di fronte al mondo che ci guarda. Rinuncio a
scrivere su questi fogli la mia vita che trascorro, pi�
dettagliatamente, perch� nessuno sappia mai quello che ho
sofferto materialmente e pi� di tutto moralmente, durante
questi tristi giorni di prigionia�.
Il giorno avanti, 27 ottobre, scriveva, ricordando che il loro
servizio, nonostante fossero prigionieri, andava avanti
indisturbato: �Dal Q.G. si passa in forza al nostro reparto
autonomo creato da tutti noi militari italiani in servizio per
la popolazione civile, e cos� viene chiamato Reparto Speciale
Protezione Antiaerea; ci danno un bracciale con sopra la scritta
del Reparto e il permesso di presenza a Rodi; sicch� in questo
tempo tutti i militari italiani vengono allontanati da Rodi e
concentrati. Scene poco belle si verificano tutti i giorni, da
parte delle truppe tedesche e delle nostre camicie nere al loro
servizio.(�)� Importantissima � la testimonianza che d�
per il giorno 8 settembre 1943: l�armistizio. Scrive :
"Ore 19,30, si ha la notizia dell�armistizio, mi sembra
di impazzire dalla gioia. La notizia si propaga, � tutto un
urlare di gioia, incominciano a sparare in aria le batterie,
fucili, ecc. Suona l�adunata e il Magg. Ci invita a rimanere
calmi per appurare la cosa. Con impazienza si attende le ore
20,30, ed infine viene letto il comunicato che ci conferma la
verit�. Ma purtroppo la gioia dura poco. Ero molto felice e con
l�amico Poggioli ci abbracciavamo come pazzi. Nella nottata
per� i tedeschi tentano di occupare i nostri campi d�aviazione,
ecc. Comincia la vera guerra, quelli che prima erano nostri
amici, sono ora i pi� terribili nemici.
Poi il diario riporta quattro giorni di battaglie contro le
truppe tedesche, mentre gli aerei inglesi lanciano manifestini
con gli ordini, per i militari italiani dell�Egeo, di tenere i
tedeschi impotenti. I Mas e i velieri carichi di soldati fuggono
verso le coste turche. Il 12 settembre avviene la resa ai
tedeschi. I magazzini sono alla merc� del saccheggio. Alle 17 i
soldati italiani vengono disarmati. I tedeschi prendono il posto
dei militari italiani alla postazione di S. Stefano.
Rimaniamo l�- scrive il caporale Ettore � senza sapere cosa
succeder� di noi�. Lontana era Atene, che Ettore aveva
visitato dal 16 al 19 maggio �43, nei giorni d'attesa per il
suo alloggiamento definitivo sull�isola di Rodi. Era arrivato
con un volo da Brindisi. Aveva pianto, lasciando l�Italia. Il
5 maggio, partendo da Genova, nel trasferimento via Roma,
Brindisi, Atene e isola di Rodi, passando da Viareggio, Ettore
sent� la necessit� di telefonare a casa. Era angosciato dal
terribile pensiero della lontananza che gli si profilava e dai
pericoli che avrebbe incontrato.
Il babbo, la mamma e Silvia erano un tutt�uno nel suo cuore
gonfio di tristezza. Erano il momento d�affetto che pi� gli
faceva male durante quel distacco, che la guerra volle per
sempre. Unito e forte, questo coagulo d�amore lo seguir� e lo
angustier� per tutta la parte finale della sua tragica vicenda
di militare. Durante la terribile notte dell�11 febbraio del
�44, sicuramente avr� pensato a loro, prima di lasciarsi
vincere dal fondale dell�Egeo. Il caporale Ettore ritorna oggi
nella sua Pontestazzemese con questo scritto, a poca distanza di
tempo dalla vista a Cefalonia del Capo dello Stato Ciampi, che,
nell�occasione, ha rotto l�argine del silenzio alzato sopra
tanti soldati italiani, ridettando alla storia la data della
nascita della Resistenza. Sento che questo scritto avr� la
forza di far trovare alle giovani generazioni che saliranno al
Parco della Pace di Sant�Anna di Stazzema la lezione d�esempio
alla resistenza e all�attaccamento alla Patria dei militari
italiani. La troveranno, questa memoria, dislocata su quel
crinale del dolore che � il Col di Cava, lungo quell�incerto
e difficile sentiero che porta alla verit� della pace. S�affaccia
sul mar Tirreno, l� dove cielo e mare combaciano all�orizzonte
l�azzurro, laggi� dove i militari dispersi sono aria, mare,
cielo, ossigeno delle coscienze future. Sar� un colle segnato
dai simboli della barbarie, sferzato dal vento dei perch�
furono possibili tante tragedie umane. La Verit� e la Giustizia
hanno ritrovato lo spiro della ricerca storica e dell�attenzione
istituzionale per uscire dallo stato di bonaccia. Ma la traccia
vera alla pace sar� quella che riuscir� a marcare
profondamente il sentire profondo degli uomini. Solo allora del
sacrificio del geniere Ettore e di migliaia di dispersi potremo
dire che non fu inutile.
NB: Questo testo � stato pubblicato il 14 marzo 2001
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