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Intervista a Fulvio Quintavalle
di Valentina Viti
Come
viveva la vita quotidiana?
Allo scoppio della guerra mi trovavo a Pisa in servizio delle
Ferrovie dello Stato. La vita quotidiana era semplice, lavoravo
come ferroviere come personale viaggiante. Il 6 Gennaio 1941 ho
preso servizio nella caserma come artigliere a Palma Campania
(Napoli). A Settembre sono partito per l' Africa Settentrionale,
al fronte. Arrivai da Castelvetrano a Tripoli. Dopo circa un
mese siamo giunti al fronte di guerra, a Tobruk e il 21 Giugno
partecipai alla presa di Tobruk da parte dell' esercito
italiano. In seguito l'esercito avanz� fino a El Alamein, dove
partecipai alla famosa battaglia. Dopo lo sbarco degli alleati
in Marocco e la loro vittoria fummo catturati dagli
inglesi.
Frequentava la scuola?
Si, fino alla quinta elementare, perch� solamente i signori
potevano fare le medie.
Che cosa mangiava quotidianamente?
Cavoli, polenta e ogni tanto la minestra e la frutta che si
rubava nei campi. Non esistevano i secondi piatti.
Com' era la vostra abitazione?
Vivevo a Querceta, sul fiume Versilia. Era una casa rustica e
vivevo proprio sotto il tetto.
Qual era il vostro pensiero sulla guerra?
Paura di non tornare pi� e la sensazione di una guerra inutile
e non sentita. Era gi� dura la vita per se..... La guerra ci ha
distaccato dal mondo.
In quanti eravate in famiglia?
In famiglia eravamo in sette.
Quanti anni aveva quando � iniziata la guerra?
Avevo 19 anni e sono partito che non avevo ancora compiuto
20 anni.
In quale occupazione erano dediti i vostri genitori?
Il babbo faceva il seggiolaio, essendo invalido e non potendo
fare altri lavori, si adattava a rimpagliare le sedie mentre la
mamma stava in casa. Io li aiutavo, A 11 anni andavo da Querceta
a Forte dei Marmi a piedi per imparare il mestiere di tipografo,
senza stipendio e con le poche mance che capitavano, cercavo di
aiutare la famiglia.
In che modo si diffondevano le informazioni?
L' unica fonte di informazione era la radio che non potevamo
permetterci, e allora andavamo dal Maggi , un ingegnere che
metteva la radio sulla finestra per permetterci di sentire le
notizie.
Avevate contatti diretti con i soldati?
Si, poich� mio padre da giovane era carabiniere.
Vi nascondevate durante i bombardamenti?
Risponde la moglie: Ci nascondevamo dove potevamo, e
preferibilmente nelle buche dei cannoni gi� presenti perch�
dicevano che la bomba non ci ripicchiava.
Avevate paura? di cosa soprattutto?
Eravamo giovani e non avevamo paura.
Risponde la moglie: Avevamo paura dei "picchiatelli"
(aerei di ricognizione che la sera lanciavano i bengala per
illuminare gli obiettivi)
Avevate animali?
Avevamo due pecore per il latte e la lana e il gatto Bir�.
Curavate la vostra immagine fisica?
Si, ci si guardava sempre allo specchio, anche se non c'erano
vestiti preziosi.
E' migliorata velocemente la vita nel dopoguerra?
Si. Prima non c' era nemmeno la corrente elettrica, solo lumini,
candele. Le scuole e l' assistenza furono accessibili a
tutti.
Come � stato accolto al ritorno dall' Africa?
Siamo tornati come perdenti, ma siamo stati festeggiati lo
stesso, forse tutti gli anni passati in mezzo alla sabbia,
ancora non si capisce per cosa!
Eravate schierati politicamente?
Ancora non esisteva politica fra la gente; c'erano
antifascisti ma venivano perseguitati.
Ci sono episodi che vi hanno impressionato pi� di
altri?
Si, mentre eravamo prigionieri un mio commilitione chiese un
po' di acqua agli inglesi, mi ricordo l'immagine di quell'uomo
che cadeva in terra dalla sete. Questi inglesi gli diedero da
bere dell' acqua saponata dove si erano lavati in precedenza,
fra le risa. Ancora il ricordo mi fa venire le lacrime.
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